Le ultime nomine e il contestuale rimescolamento di deleghe, ci parlano di un ulteriore smottamento negli equilibri interni dell’amministrazione Accorinti verso soggetti che nulla hanno a che vedere col progetto originario.
La federazione di Rifondazione Comunista ha votato all’unanimità il passaggio all’opposizione formale di questa amministrazione nella direzione provinciale del 19/4/2016, sulla base di un documento lungo e articolato, già inviato agli organi d’informazione.
Sottolineiamo che la questione “nomine” non è marginale, né frutto della “vecchia politica”, qualcosa di disdicevole da menzionare. I progetti camminano sulle gambe delle donne e degli uomini che devono idearli e portarli avanti. Se valutiamo l’operato di una squadra di calcio non ci limitiamo a discutere del tocco di palla del singolo giocatore, ma parliamo di come la rosa viene composta con acquisti e cessioni, di quali giocatori vengono convocati, in quale ruolo vengono impiegati e all’interno di quali schemi, tattiche, strategie,
obiettivi: solo alla fine possiamo prendere in considerazione l’operato del singolo, e sempre comunque in uno sguardo d’insieme.
Eller sarà un tecnico bravissimo, ma ci appare politicamente inquietante e incompatibile col percorso della giunta. Un commissario del Pd inviato da Renzi, forse all’insaputa del Pd locale.
Questa nomina e quella della Ursino, possono trovare spiegazione razionale solo se dovessero servire quale zattera di salvataggio per Accorinti per arrivare a fine mandato.
Un prezzo molto alto per una giunta che ormai non ricorda quasi in nulla quella del progetto originario, che non può rappresentare quel popolo e quelle forze che hanno sostenuto la campagna elettorale di Renato Accorinti, o almeno quelle che lo hanno fatto alla luce del sole, mettendoci la faccia, come Rifondazione.
Questa Giunta, a fronte delle oggettive e crescenti difficoltà ad amministrare e a governare in maniera democratica la cosa pubblica, determinate dal quadro economico e dalle scelte politiche nazionali ed europee, aggravate dalle peculiarità messinesi, ha manifestato da tempo la mancanza di una vera cultura politica, che è stata surrogata da una semplicistica visione manichea del mondo diviso in buoni e cattivi e da una cultura di governo tecnocratica e giacobina. Ciò ha impedito di cogliere la complessità degli interessi in campo e le ragioni dei soggetti politici e sociali con cui si doveva confrontare.
Si è generata una falsa idea della partecipazione, soppiantata da una visione leaderistico-carismatica, in cui si ascoltano tutti allo stesso modo (forse) ma si decide in solitudine.
Rifondazione ha visto nell’esperienza che ha portato all’elezione di Accorinti una possibile occasione di riscatto per i ceti sociali martoriati dalla crisi, un elemento di resistenza contro l’austerity, una svolta verso un uso finalmente ecosostenibile del territorio, un baluardo contro le angherie dei potenti che da sempre a Messina hanno fatto il bello e cattivo tempo, un varco che si schiudeva per esperimenti di democrazia partecipata, per la difesa/riappropriazione dei beni comuni, magari anche un laboratorio per la ricostruzione di una sinistra rinnovata, non minoritaria e non subalterna. Ci saremmo anche in prima battuta “accontentati” di un mondo più giusto e razionale, con regole certe e valide per tutti, la fine dei favoritismi e delle ruberie, servizi finalmente funzionanti.
Rifondazione ha preso atto da subito di non essere riconosciuta politicamente da questa giunta, ma ha tuttavia cercato di salvare il salvabile, in considerazione dell’importanza e dell’originalità di questa esperienza, delle forze che aveva attivato, degli equilibri di potere che era riuscita comunque a scuotere.
Ma il contesto attuale ci preoccupa molto più che in passato per una gestione finanziaria che, dissesto o piano di riequilibrio, sarà comunque volta al mero rigore contabile. E ci preoccupano altresì il Salvacolline di De Cola, ereditato dalla giunta Buzzanca, la piccola multiservizi targata Leonardo Termini, la gestione dei rifiuti e della discarica di Pace, la gestione dei servizi sociali, l’atteggiamento pilatesco verso il dramma dei migranti, il ruolo del Comune di fronte all’emergenza abitativa.
Un insieme di questioni che si sono cumulate fino a farci apparire oggi questa amministrazione permeata da forze e interessi a noi contrapposti, per cui diamo atto che, come Rifondazione, siamo passati, nei rapporti con questa giunta, dall’entusiasmo alla marginalizzazione, dalla marginalità all’estraneazione e oggi dall’estraneità all’opposizione, sia pure costruttiva, come nel nostro costume.
Il segretario provinciale
Alfredo Crupi