di Roberto Gugliotta
Ho bussato ripetute volte alla porta del sindaco Renato Accorinti perché si occupasse della città piuttosto del sesso degli angeli: il professore rivoluzionario, il sindaco scalzo ha risposto ignorandomi. Per carità, ha tutto il diritto di farlo, il problema è che lo disturbavo non per cose personali, bensì per il bene collettivo. Oggi sarebbe fin troppo facile vantarsi: io l’avevo detto. Preferisco che a prenderlo a “sberle” siano i suoi amici giornalisti, quelli che lui coccolava. E se proprio dobbiamo dirla tutta: la colpa del sindaco è stata proprio quella di ascoltarli. Ma andiamo oltre. Messina è senza bilancio, senza risorse, senza idee. Nei momenti più bui l’amministrazione è stata aiutata da fattori esterni. Aiutini che hanno permesso al sindaco di guadagnare altro tempo. Il problema è che lui ha sprecato pure quello. Tra un viaggio in Piemonte, un altro in Toscana, tra un passaggio televisivo e una marchetta comunicativa ha continuato a non decidere mettendo in seria difficoltà il Comune. Nel frattempo i debiti sono aumentati così come l’emergenze sociali (servizi, trasporti, case, raccolta rifiuti). Occuparsi della gente, delle cosiddette fasce deboli, è un atto di buona volontà che, a prescindere dalla modestia del finanziamento, riguarda, più che la questione del dolore, l’accudimento di un’aliquota dell’esercito dei malati anziani, spesso non autosufficienti, che costituisce uno dei maggiori crucci di un numero grandissimo di famiglie. Anche questo è stato dal foglio elettronico più irriverente del web un tema più volte toccato. Anche su questo fronte il sindaco scalzo, il paladino degli ultimi, ha risposto: ignorandomi. I conti non tornano. Non solo al ragioniere di Palazzo Zanca, ma soprattutto alle famiglie. L’esperienza Accorinti che doveva essere una risorsa si è rivelata una perdita in termini di speranza. Sì, Accorinti ha fallito. E lo scrivo da tempo. L’avevo scritto durante la campagna elettorale che votare per lui sarebbe stato l’errore più grande. I suoi estimatori per tutta risposta mi hanno insultato, calunniato, deriso. I suoi tifosi erano già in estasi e con loro tutti quelli che prima erano con “quellicheceranoprima”: il denaro non puzza, no? Una volta salito al potere è stata la ola di Sistema: stavolta il professore rivoluzionario No Ponte, ieri Buzzanca, l’altro ieri Genovese, un secolo fa Providenti. Siamo tutti ambientalisti, fascisti, comunisti, manager, artisti. Però bisogna esserci portati. Sapendomi limitato, mi chiamo fuori dal coro e dagli uffici stampa. Non mi impossesso di una infinitesima parte di gloria, è tutta loro, di chi ci capisce, di chi usa la tromba e di chi gioca in borsa. Siamo alla resa dei conti? Chissà, fuori dalle tv c’è la coda e a parlare non si fatica. A pensare, un po’ di più. Che tristezza questa politica.