di Luigi Sturniolo
Dalle dichiarazioni del renziano di ferro Luca Eller Vainicher, assessore al bilancio della Giunta Accorinti, sappiamo che il previsionale 2016-2018 per Messina sarà di “lacrime e sangue”. D’altronde, qualche settimana prima della nomina di Eller l’aula consiliare aveva esitato positivamente il piano triennale delle opere pubbliche proposto dall’assessore Sergio De Cola e contenente tutta la progettazione più devastante proposta dalle amministrazioni precedenti, fatta di cementificazioni, porticcioli e project financing. Stiamo parlando dello stesso assessore il cui progetto di riqualificazione del Pilone di Capo Peloro è stato inserito dall’amministrazione tra le opere del Masterplan da consegnare al Governo. Lo stesso progetto, insieme alle altre opere compensative del Ponte sullo Stretto, era stato consegnato a Renzi per lo “Sblocca Italia”. Stiamo parlando della Giunta che 20 mesi fa (Eller non c’era, ma pensava a tutto il suo predecessore Guido Signorino) ha proposto all’aula (che l’ha prontamente votato) il Piano di Riequilibrio lacrime e sangue (anche questo) che dà il colpo di spugna sui debiti delle amministrazioni precedenti (quellicheceranoprima, quelli che, a detta di Renato Accorinti, avrebbero stuprato la città).
Stiamo parlando della Giunta che si è fatta bocciare la discarica sulle colline di sabbia dal Governo e che presenta da quattro anni piani finanziari per la gestione dei servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti sovrapponibili a quelli delle Giunte precedenti e che ha lasciato andare via l’enfant prodige dei rifiuti-zero Alessio Ciacci che, dopo la sua attività come commissario di Messinambiente, lasciava una relazione-testamento che indicava in 3 milioni l’anno circa il debito non dichiarato che si formava con le perizie riconosciute dall’esecutivo cittadino. Non val la pena di continuare. Basta aggiungere che Renato Accorinti ha chiesto la concessione dei poteri speciali per la costruzione del porto di Tremestieri, modalità attraverso la quale in Italia è stato consumato il processo corruttivo che ha interessato grandi opere, politica dell’emergenza e grandi eventi. Glissiamo sulla compressione dei tempi di dibattito dei provvedimenti (tutti vengono consegnati all’ultimo momento, impedendo qualsiasi forma di approfondimento). Queste sono sottigliezze. Non parliamo, poi, infine, dei beni comuni. Roba buona per i convegni. Mica ci puoi perdere davvero tempo?
Come Tonino Perna, già assessore alla cultura dell’amministrazione Accorinti, possa considerare anomala l’azione della Giunta della Città dello Stretto è un mistero, visto e considerato che tutte le azioni più importanti (lasciando da parte l’estetica fatta di sandali, magliette e zainetti e le buone maniere), come descritto, si muovono nel solco della tradizione. Così come è sorprendente che Tonino non sappia che proprio da quando il blocco dei consiglieri genovesiani è passato dal PD a FI ha iniziato a votare sistematicamente i provvedimenti più importanti proposti dalla Giunta, così come peraltro annunciato dal loro capo. Incredibile come Tonino non sappia che Signorino e il Collegio dei revisori guidato da Dario Zaccone da anni interloquiscano sui documenti finanziari e la Giunta ha sempre aggiustato quei provvedimenti sulla base dei rilievi del Collegio. Cosa che ha consentito ad Accorinti di svangarla ogni volta. Sì, perché per la Giunta del Sindaco Scalzo revisori e consiglieri sono così, responsabili quando approvano e un ostacolo alla rivoluzione quando si oppongono.
Ma la domanda che sorge più prorompente è se quei bilanci, che per colpa di Zaccone non verrebbero esitati (per Tonino la redazione di un bilancio è un gioco di ragazzi), siano veritieri o no (e quale dei sette bilanci di previsione 2015, peraltro?). Se fossero stati veritieri la Giunta avrebbe, infatti, avuto il dovere di portarli in aula anche con il parere non favorevole (obbligatorio, ma non vincolante) dei revisori e chiedere il voto dei consiglieri comunali. Diversamente, Tonino starebbe chiedendo un parere favorevole e un voto d’aula positivo su un bilancio falso. Ma se fossero veritieri perché continuano a modificarli sulla base dei rilievi del Collegio? Certo è facile imputare a Zaccone la colpa dell’eclissarsi della promessa della rivoluzione. E, insieme a Zaccone, è facile dare la colpa alla Corte dei Conti per la rivoluzione perduta, come se Accorinti ad ogni sorgere del sole sfidasse le compatibilità imposte dal neoliberismo imperante.
Infine, ma perché Tonino consegna le sue riflessioni da ex assessore al Manifesto? Perché non lo ha fatto da assessore agli organi di stampa locali? Va bene che tutti provano a sopravvivere alle proprie esperienze, senza che questo nuoccia troppo alla propria biografia. Va bene che ai militanti della sinistra convenga prendere la pillola blu dell’illusione piuttosto che quella rossa che ti fa vedere “quanto è profonda la terra del Bianconiglio”, ma un militante ha il dovere, se non dell’odio di classe, almeno dell’onestà intellettuale.