Tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà sono dunque chiamati oggi o a lottare non solo per l’abolizione della pena di morte, legale o illegale che sia, e in tutte le sue forme, ma anche al fine di migliorare le condizioni carcerarie, nel rispetto della dignità umana delle persone private della libertà. E questo, io lo collego con l’ergastolo. In Vaticano, poco tempo fa, nel Codice penale del Vaticano, non c’è più, l’ergastolo. L’ergastolo è una pena di morte nascosta.
(Discorso di Papa Francesco alla Delegazione dell’Associazione Internazionale di Diritto Penale, 23 Ottobre 2014).
Qualche mese fa dal carcere di Padova è partito un appello a tutti gli ergastolani in Italia di fare un giorno di digiuno per la festa della Repubblica del 2 giugno, per sensibilizzare e ricordare alla classe politica e all’opinione pubblica che in Italia esiste la “Pena di Morte Nascosta”, come Papa Francesco ha definito la pena dell’ergastolo.
Sono più di 864 gli ergastolani che ad oggi hanno risposto, ma le adesioni continuano ad arrivare (è difficile comunicare con i circuiti di alta sicurezza e ancor di più con coloro che sono sottoposti al regime di tortura del 41 bis) e sono stati consegnati alla Comunità Papa Giovanni XXIII che, dal lontano 2007, ha sempre sostenuto questa campagna contro il carcere a vita, mettendo al centro l’uomo e non il suo errore, secondo lo slogan del fondatore, Don Oreste Benzi.
Perché il 2 giugno ben 864 ergastolani attueranno un giorno di digiuno?
Perché con l’ergastolo non si vive ma si sopravvive. Si sopravvive con tristezza e malinconia, senza speranza e senza sogni. Si sopravvive come ombre che oscillano nel vento, come pesci in un acquario, con la differenza che non siamo pesci.
Si vive una vita che non ti appartiene più, una vita riflessa, una vita rubata alla vita. Il carcere per l’ergastolano è un cimitero, ma invece che da morto è seppellito da vivo.
Perché bisogna abolire l’ergastolo?
Perché è una pena inutile e anche stupida. Per quelli che pensano che la pena dell’ergastolo sia un deterrente, rispondo che chi è mentalmente malato (pedofili e simili), chi è in astinenza da droga, chi si sente in guerra contro il mondo per motivi religiosi o politici, non ha assolutamente paura di una pena come l’ergastolo. Infatti alcuni non hanno neppure paura di farsi saltare in aria nel nome del Dio di turno. Una pena come l’ergastolo non fa paura neppure ad uno che ha fame e molti ergastolani provengono da situazioni di degrado, emarginazione, povertà e altro. Molti ergastolani si sentivano in guerra verso la povertà, coltivavano un sogno di ricchezza, verso una ambizione, un progetto, una vita diversa, un destino migliore: tante cose che a suo tempo ci facevano rischiare di ammazzare o essere ammazzati. Con il passare del tempo e l’idea di dover vivere fino alla morte in carcere, la pena dell’ergastolo ci fa sentire vittime del reato, anche se il reato è il nostro.
Molti sono contrari alla pena di morte per motivi religiosi, etici ecc. e invece non lo sono per la pena dell’ergastolo e non si capisce bene il perché. Le possibilità sono due: o pensano che l’ergastolo sia meno doloroso della pena di morte, o può essere anche il contrario, che con la pena di morte cessa la sofferenza della pena e quindi la vendetta.
Premetto che la vendetta soggettiva, per esempio di un padre a cui è stata uccisa una figlia, va compresa e capita, ma certamente non può essere capita la vendetta di Stato o della moltitudine di una società moderna. Non è giustizia una vita per una vita perché tenere una persona dentro una cella una vita non serve a nessuno e molti ergastolani preferirebbero prendere il posto nell’aldilà delle loro vittime. Oggi nessuna delle nostre azioni può cambiare il nostro passato, ma oggi voi potete cambiare il nostro futuro, guardate e giudicateci con il nostro presente e non più con il nostro passato. Lo spirito di vendetta dopo tanti anni è ingiustificato nei confronti di persone che hanno cambiato interiormente.
Carmelo Musumeci
Padova