“Questa giornata non avrebbe potuto essere più sentita di così. Non avrebbe potuto coinvolgerci e commuoverci di più. Perché oggi sentiamo il consueto travolgente amore per quella Repubblica che abbiamo giurato di servire, e lo stesso consueto ardente amore per tutti quelli che vestono la divisa, con i quali condividiamo una fede. Mani alacri, vite di sacrifici, volontà di ferro, esistenze distrutte, magari, in un istante qualunque di un giorno qualsiasi per un servizio come tanti, troppi, svolti con piena consapevolezza che il pericolo è in agguato, e che lo si fronteggia, quasi sempre, senza i mezzi ed i numeri che potrebbero fare la differenza, senza la comprensione dei più, senza la solidarietà di chi siede su poltrone troppo comode e troppo, troppo lontane, ad esempio, dalle serre dove si coltiva la marijuana. Esattamente come Silvio Mirarchi, che non c’è più e che lascia una Repubblica da oggi meno sicura e, purtroppo, mai abbastanza grata a lui e a chi, come lui, ha dato tutto per lei”.
Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, esprime così il più profondo cordoglio per la morte di Silvio Mirarchi, il Maresciallo Capo dei Carabinieri 53enne morto ieri in Sicilia dopo essere stato gravemente ferito nel corso di un’operazione antidroga nelle campagne di Marsala durante la quale malviventi gli hanno sparato alle spalle. Mirarchi, ferito martedì e sottoposto ad un difficile intervento chirurgico a Marsala, è deceduto ieri pomeriggio presso il Civico di Palermo dove era stato in seguito ricoverato. Il militare ha lasciato moglie e due figli.
“Il dramma si ripete – aggiunge Maccari -, come i tanti che lo hanno preceduto, quando la ferocia con la quale facciamo i conti giornalmente riesce ad avere il sopravvento sulla forza di volontà e sulla caparbietà di chi porta la divisa. E’ grazie a questi drammi che questa data ha il significato che celebriamo. E’ su quelle tanto bistrattate divise che grava il peso di garantire, tutelare, proteggere, assistere, sostenere, difendere. E quel compito lo onoriamo ogni giorno, in migliaia, in ogni angolo del Paese, anche e soprattutto gli angoli più bui, più difficili, più lontani dalle preoccupazioni e dagli interessi di chi, però, dovrebbe sapere bene che la Repubblica è unica e sola, senza lasciare che siamo noi i soli a preoccuparci della sua reale sopravvivenza. E mentre lo facciamo piangiamo anche i nostri morti, come oggi piangiamo Silvio Mirarchi, stringendoci alla sua famiglia con tutta la vera e profonda partecipazione di chi è ben cosciente di quale strazio l’abbia sconvolta”.