No al centro Hotspot a Messina

E’ arrivata una notizia che circolava da mesi. Oggi è ufficiale, ma già nel mese di marzo la giornalista Eleonora Corace scriveva su Tempostretto: “mentre sembra sfumare il progetto di istallare un centro hotspot ad Augusta, si definisce quello che interessa Messina, città indicata in alternativa dal Viminale”.
La proposta del Viminale arrivata da alcune ore è quella di creare due nuovi hotspot: a Messina e dentro il CARA di Mineo. Un disegno che non ci sorprende per nulla e che sembra ben studiato. Messina è una delle città in cui ci sono gli sbarchi, dal dicembre 2013 ha una tendopoli nel silenzio assordante dell’amministrazione Accorinti, ha una ex caserma, Gasparro di Bisconte, che ospita tra le 200 e le 220 persone in un’ala, mentre per l’altra ala, quella più grande, nel mese di febbraio è stata bandita la gara per le attività di rilievo e progettazione esecutiva per adeguare le strutture dell’immobile da destinare, in base alla dicitura ministeriale, a “centro di accoglienza per migranti presso Messina”. La gara è stata espletata lo scorso 14 aprile con un importo di circa 138.000 mila euro. La società aggiudicatrice è INVITALIA S.P.A. partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia.
Nei fatti, dalle notizie che ci sono, nessun lavoro è iniziato per l’adeguamento di una struttura fatiscente che si sommerebbe alla mala accoglienza che Messina continua a riservare a donne e uomini che giungono in Sicilia. E anche se il sindaco Accorinti continua a sostenere di aver appreso dalla stampa questa notizia e la cosa gli spiace tanto, non si può accettare che a Messina accada anche questo. Non solo perché verranno istituzionalizzati i centri lager in cui il fine ultimo sarà quello di detenere tante persone in attesa di identificazione ed espulsione, ma perché dal 2013 la giunta Accorinti non ha preso una posizione netta per la chiusura della sfregiante tendopoli all’interno del Pala Nebiolo e non ha reso chiari i punti sulla cessione di un’area come quella dell’ex caserma Gasparro, dove una volta si doveva costruire il secondo tribunale di Messina e un’altra volta degli alloggi per famiglie in difficoltà. Dal 2014 l’ex caserma è un’altra vergona in cui vengono ammassati uomini che vivono in uno spazio ristretto tra letti a castello, situazione in cui basterebbe una cicca di sigaretta buttata nel posto sbagliato per creare una gabbia di morte.
Il circolo Peppino Impastato del Partito della Rifondazione Comunista e la segreteria regionale del PRC si oppongono fortemente ad un ennesimo lager nella città di Messina e ritengono opportuno proporre un’altra narrazione, in particolare chiedono al sindaco Accorinti di spiegare cosa intende per altro tipo di accoglienza in atto a Messina. Ci sembra che in questi anni, più volte richiamato a risponderci, non abbia speso una parola sulla chiusura della tendopoli. Ci chiediamo anche come mai il suo assessore De Cola più volte attivo nelle decisioni della destinazione d’uso dell’ex caserma Gasparro e più volte intervenuto a Roma su questo, non abbia mai chiarito i progetti su quell’area.
Ci viene da analizzare principalmente un punto: da mesi solo chi non ha voluto sentire non ha avvertito che si lavorava sull’apertura di un hotspot su Messina collegato ai porti calabresi e agli aeroporti di Catania e al CARA di Mineo. Solo chi non ha voluto vedere, non ha visto che quell’area dell’ex caserma Gasparro era in attesa di essere destinata a qualche uso e già dal 2014 si era a conoscenza di gare d’appalto. Il Viminale aspettava di capire cosa indicava anche la fortezza Europa.
Sappiamo benissimo che tutto ciò nasce da decisioni politiche europee che sono state recepite all’interno della road map italiana, che è un documento politico e non giuridico, non è una legge e interviene per modificare le norme sulla protezione internazionale. Ed è proprio questa la connessione con gli hotspots in cui vengono effettuate le distinzioni tra i migranti economici e i migranti aventi diritto d’asilo. Tutto ciò sta avvenendo in maniera illegale e lo mostrano le condanne da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo verso l’Italia.
Nell’hotspost, che tradotto e nell’accezione governativa significa “punto di crisi, “punto caldo” si selezioneranno le persone, creando una ulteriore violazione del diritto e annullando il diritto d’asilo. Per Messina designata ad avere questo orrore, paradossalmente, è la parabola ascendente di un vecchio disegno datato ottobre 2013, momento in cui si è consentito di aprire un pala sport per “contenere” in emergenza i migranti. Le azioni del sindaco di Messina hanno seguito questa parabola e lo dimostrano le ordinanza sindacali firmate per motivi di contingenza e di emergenza per accogliere i MSNA (Minori Stranieri Non Accompagnati).
Il sindaco di Messina adesso non può semplicemente dichiarare che non era a conoscenza di nulla, proprio perché ha avallato con il suo silenzio l’esistenza di centri in cui le violazioni dei diritti umani sono visibili ad ogni ispezione degli attivisti. Adesso deve spiegare al movimento antirazzista e al mondo dell’associazionismo e a quella parte politica di sinistra radicale che lo ha sostenuto nella sua elezione, cosa vuole fare di fronte a questi fatti. Ormai non ci bastano queste sue volanti prese di posizione per tornare il giorno dopo a firmare ordinanze d’emergenza.
Per un formazione politica di cui è espressione il nostro partito, questo “Mare di mezzo”, se vogliamo ragionare nei termini di molti studiosi come Mauss che ha elaborato il concetto di “fatto sociale”, deve diventare il luogo politico in cui è necessario costruire la possibilità di rielaborare una critica collettiva di fronte ai processi della gestione europea delle migrazioni, affinchè le città coinvolte nella prima accoglienza possano diventare gli attori principali contro le imposizioni prefettizie e i dispositivi di repressione.

CIRCOLO PEPPINO IMPASTATO PRC- MESSINA
SEGRETERIA REGIONALE PRC