Psicosi cinghiali in città

“Un’emergenza priva di fondamento, accompagnata da dichiarazioni catastrofiche che cavalcano paura e allarme sociale ed evocano, a ogni costo, la psicosi cinghiale”.
Riaccendono i riflettori sulla presenza degli ungulati in alcune aree del centro nord della città i Grilli dello Stretto, attraverso una valutazione che prende nettamente le distanze da un’imperante impostazione catastrofista.
“La presenza dei cinghiali nelle campagne della città dello Stretto, antecedentemente ai fatti di Cefalù, non ha mai destato timori o preoccupazioni nella popolazione. L’episodio palermitano, ampiamente strumentalizzato – spiegano gli attivisti del locale meetup – ha visto un bracconiere avvicinarsi pericolosamente con il proprio cane, privo di guinzaglio, così come invece prevede la normativa, attaccato e ucciso da una giovane esemplare di cinghiale, che voleva difendere cuccioli dal pericolo di un’aggressione: da qui, un comportamento irrazionale dettato da una scorretta valutazione del fenomeno”. Una presenza, quella degli ungulati, prevalentemente determinata dalla scomparsa di intere porzioni di territorio collinare, a causa del progressivo disboscamento e della cementificazione selvaggia: “La devastazione dell’habitat naturale, che ha privato i cinghiali dei naturali mezzi di sussistenza, li ha spinti a cercare cibo in città. Conseguenza – proseguono gli attivisti – di una cattiva gestione del patrimonio boschivo e della fauna selvatica, che non può essere cancellata attraverso una caccia indiscriminata, cavalcando irresponsabilmente l’onda emozionale e fomentando panico ingiustificato nella popolazione”.
L’abbattimento dei cinghiali, attraverso la caccia di selezione o mediante preapertura della stagione venatoria rischia inoltre di incrementare il bracconaggio e incentivare il mercato della macellazione clandestina, il vero pericolo per la salute pubblica: “In Sicilia la caccia di selezione non è prevista dalla normativa regionale – precisano i Grilli dello Stretto – fondamentale, invece, resta la realizzazione di un apposito censimento della popolazione degli ungulati, con l’apertura di un centro controlli a Castanea; un campionamento che non viene realizzato da cinque anni. Solo attraverso la stima demografica di una specie su un determinato territorio e al suo monitoraggio a lungo termine, così come suggerito da Ispra (Istituto superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale)e Wwf – proseguono – sarà possibile valutarne l’effettiva incidenza che, se esigua, rischia di mettere a repentaglio la sopravvivenza stessa di una specie”.
La necessità di allontanare gli ungulati dai centri abitati secondo gli attivisti, che stigmatizzano l’uso delle armi, deve essere realizzata attraverso l’ausilio di metodi non cruenti ed ecologici, peraltro già proposti dall’Ispra: “Una soluzione valida, ad esempio, è l’istallazione di postazioni di foraggiamento, in aree idonee e sottoposte a vigilanza venatoria, dotate di impianto di fototrappolaggio. Interventi che consentirebbero di sfamare i cinghiali, allontanandoli dalla città, di censirli, valutandone incidenza e stato di salute, e di inoculare metodi contraccettivi”.
Soluzione nettamente preferibile anche all’impiego dei chiusini, che favorirebbero caccia di frodo e bracconaggio e non risponderebbero ai criteri del censimento: “Durante la normale stagione venatoria, vengono abbattuti ogni anno tra i 1500 e 2500 capi – spiegano i Grilli dello Stretto – intervenire sulla popolazione ungulata, riducendone ulteriormente il numero, significa affrontare la questione in una visione ancora una volta emergenziale; in nome della quale ogni deroga è concessa”.
I relativi interventi di stima della popolazione, potrebbero essere realizzati attraverso l’ausilio di esperti accreditati, mediante convenzioni a titolo gratuito con enti e istituti di ricerca: “Senza censimento – chiosano – non ha senso ed è strumentale appellarsi all’emergenza”.