di Roberto Gugliotta
Il mondo della politica è pieno di persone perbene. Non faccio nomi perché ne dimenticherei un sacco e non sarebbe giusto. Non sono mica tutti ladri, non sono mica tutti malfattori, non sono mica tutti prepotenti. Poi il sistema è micidiale e in qualche modo taglia le ali anche alle persone perbene. Che però ci sono, non c’è dubbio. Io sono tendenzialmente refrattario all’idea dei complotti. Faccio fatica a credere ai complotti. Però è anche vero che questo è un Paese pieno di ricattati e di ricattatori, dove si intercetta troppo e dove si fanno dossier contro l’avversario. È un Paese in cui i servizi deviati non sono un’invenzione di qualche fantasioso cronista dietrologo ma sono storture accertate in processi penali e in un’infinità di brutte storie ricostruite punto per punto dalla magistratura e da tante inchieste giornalistiche. È un Paese dove la lotta politica è sempre meno fondata su ideali e sempre più fondata sui dossier. E questo non solo non mi piace ma dovrebbe preoccupare tutti. I segnali di disaffezione sono molti e sono profondi. Questo è fuori discussione. Prendete Messina, per esempio. Come fanno a chiedere al cittadino di non buttare carte a terra, di fare raccolta differenziata e di rispettare la natura, quando poi, loro per primi, dimostrano di fregarsene altamente del decoro di Messina? Qualcuno degli assessori si è forse preso la briga di liberare le strade di Messina? Ha posto il problema della viabilità lungo il Viale Europa? Dovrebbero far rispettare la legge e invece fanno finta di non vedere. Ma tutto questo è tollerabile? Dobbiamo abituarci al degrado più totale? Dobbiamo rassegnarci nel vedere trionfare la legge della jungla? Il non saper ascoltare gli altri e se stessi. Non saper vedere, non saper sentire. Il non saper distinguere la realtà dalla finzione. Credo che tutti dovremo andare a scuola per imparare come si utilizzano gli organi sensoriali. Magari è per questo che va al potere la città degli slogan, del No Ponte, del Tibet libero, dello Stop ai Tir, resta al palo la raccolta dei rifiuti, dei servizi sociali, della lotta all’inquinamento, dei cervelli in fuga, del paesaggio banalizzato dalle case abusive e dalla distruzione della diversità delle campagne. Quando si parla di spazzatura non so perché penso alla mafia. Dunque rigiro la domanda: Come siamo messi con la mafia? Il volontariato non ha nulla a che vedere con il business, mentre un organizzazione no profit deve trasformarsi in un business; un business che crea opportunità lavorative e che migliora i servizi e la qualità delle vita nella società. Ma una riflessione non basta, occorre far ripartire la politica, capire i bisogni della gente e cercare di mettere in piedi delle soluzioni. Capire che il confronto civile serve a crescere e magari anche a cambiare idea o a far cambiare idea. Chi pensa in maniera diversa da noi ci arricchisce. Il bicchiere va visto sempre mezzo pieno.