Mai più! Due parole gridate per promettere ai parenti delle vittime e alla pubblica opinione che in futuro sciagure come quella ferroviaria occorsa in Puglia non si ripeteranno più. Parole che proprio i familiari delle vittime e l’opinione pubblica faticano ad accettare perché per esperienza sanno che sono annunci. Nessun solenne impegno, solo un misero slogan. Di quelli che nel nostro Paese di solito si usano per prendere tempo, e magari consentire che chi ha generato le condizioni perché si potesse verificare una strage tanto assurda se la possa cavare. Impossibile non essere concordi con le parole pronunciate nell’omelia: l’economia al servizio dell’uomo e non viceversa. Molti di coloro che erano presenti e che hanno condiviso, con belle parole, il dolore dei familiari sono così sicuri di aver operato per il bene comune? Sono gli stessi che hanno permesso che passassero anni prima di far partire i lavori? Sono gli stessi che oggi ascoltano gli inviti a contrastare la corruzione che rallenterebbe i lavori pubblici? Che credono ai comitati dei No dell’ambientalismo solo di mestiere, con il solo risultato di bloccare opere necessarie a garantire sicurezza? Chi rappresenta il Paese deve coniugare sviluppo e sicurezza, non presentarsi ogni volta davanti a una fila di bare con il volto compunto e fare annunci. Conftrasporto ha sempre sostenuto il principio del rispetto delle regole che nei trasporti è fondamentale. E lo ha fatto denunciando le carenze croniche del sistema delle infrastrutture; chiedendo l’accelerazione nei tempi delle procedure e realizzazione, regole trasparenti e tutela della sicurezza dei cittadini. Ma, come nella battaglia sui costi della sicurezza nel trasporto su gomma, fino a ora sono sempre prevalsi gli interessi forti. Nonostante i pronunciamenti di alcuni tribunali, nonostante le indicazioni dei pochi politici che hanno avuto la testa e il cuore per capire qual è la direzione giusta. Chi viaggia controcorrente, come piaceva fare al grande Indro Montanelli, è perfino ignorato dai media che di fronte alle stragi realizzano immagini e video, scrivono analisi, ricercano responsabili per riempire le prime pagine di "quei bordelli di pensiero che chiamano giornali" (così Gaber li definiva) senza un tentativo di andare a fondo. Il tutto condito con servizi sulle cerimonie funebri nelle quali i politici afflitti che annunciano il "Mai Più" sono in prima fila. Finita la rappresentazione resta la "fiduciosa attesa" di una prossima disgrazia. Ma che vadano tutti al diavolo, parolai e pennivendoli!
Paolo Uggè
Presidente Conftrasporto, vicepresidente Confcommercio-Imprese per l’Italia