Nel secolo scorso le ideologie politiche, che qualcuno ha chiamato assassine, hanno imperversato per oltre settant’anni con visioni distorte dell’uomo, ferendo la libertà e la natura in ogni uomo e donna e soprattutto provocando milioni di morti. Perché non si consumassero più tante infamie che si erano viste nel ‘900, si sono varate varie carte dei diritti dell’uomo, ma tutte regolarmente hanno fallito, illudendo tanta parte del mondo. Purtroppo oggi, si osserva invece il preoccupante dilagare di una nuova ideologia sganciata dalla realtà, mi riferisco alla teoria del gender, “una vera rivoluzione antropologica guidata da una potente oligarchia attraverso metodi che si supponevano superati, con l’aggravante, grazie alle nuove tecnologie, di modalità di condizionamento mass mediatico pervasive e globalizzate”. E’ questa la tesi della dottoressa specialista in infettivologia Chiara Atzori, che ha scritto un breve saggio proprio per sostenere la sopravvivenza di semplici uomini e donne, attraverso la sua esperienza di medico, ma soprattutto smascherando l’inconsistenza scientifica del gender. Il titolo del libro è “Gendercrazia. Nuova utopia. Uomo e donna al bivio tra relazione o disintegrazione”, pubblicato da Sugarcoedizioni (2016). Il gender come l’ha definito papa Francesco è “uno sbaglio del pensiero che crea tanta confusione”, del resto,“quando manca la luce, tutto diventa confuso, – scrive il papa nella Lumen Fidei- è impossibile distinguere il bene dal male, la strada che porta alla meta da quella che ci fa camminare in cerchi ripetitivi, senza direzione”. In effetti l’ideologia del gender, scrive la Atzori, nell’introduzione,“è una visione antropologica distorta, teorica e scollegata dalla realtà, partorita da èlite accademiche grazie alla saldatura tra la cosiddetta French theory e l’oligarchia progressista americana, un ristretto gruppo di persone dotate di grande potere economico e ampio accesso ai sistemi di comunicazione”. La Atzori nel libro fa riferimento all’immagine del pittore fiammingo, Hieronymus Bosch,“Il giardino delle delizie”, dove si vedono l’uomo e la donna creati da Dio, il pittore in tre pannelli, rappresenta in successione la deflagrazione dell’ordine stabilito da Dio. In una specie di giostra si nota lo stravolgimento dell’ordine naturale, in una totale liberalizzazione del desiderio. L’immagine fantastica di uomini e animali e cose mescolati in una commistione innaturale, per la Atzori soprattutto il terzo pannello del trittico, anticipa quello che stiamo vivendo in questo decennio con l’ideologia del gender. Infatti al centro di tutto, sta il desiderio individuale, soggettivo,“che non può essere messo in discussione né deve confrontarsi con alcun limite, compreso quello biologico”. Quindi ogni desiderio diventa “diritto”, rispetto ai temi della sessualità con l’ausilio della legge impositiva, grazie al supporto della tecnoscienza (chirurgia, ormoni, tecniche di riproduzione medicalmente assistita) in grado di modificare, manipolare e superare i limiti del corpo, “costretto” dal biologico. Pertanto tutto ciò che è tecnicamente fattibile, sia in privato che in pubblico deve poter essere realizzato. In concreto viene realizzata la liberalizzazione della cosiddetta identità di genere (percezione di appartenenza a un dato genere sessuale a prescindere dal sesso reale) dell’orientamento (preferenza) sessuale, del “ruolo” (manifestazione pubblica del genere) sulla base del desiderio individuale, a prescindere dal biologico. Sono questi i principi, i nuovi “diritti umani”, promossi dai movimenti GLBT, ormai i gender variant, proposti su facebook sono più di 56. Questi nuovi cospiratori, guru della nuova ideologia utopica predicano il gender come nuova frontiera:“il luogo in cui ribellarsi, creare una nuova individualità e unicità, sfidare norme sociali vecchie, logore e antiquate e, a volte, fare impazzire i genitori e varie altre figure che rappresentano l’autorità”. Sono i guru della French theory, quei “figli dei fiori di ieri”, sono i detentori dei potentati economici e culturali di oggi. La Atzori fa alcuni nomi, uno per tutti, fra i tanti “moschettieri”, Jean Baudrillard, ascoltato e osannato soprattutto negli Usa. Il Baudrillard nel suo saggio, “Della seduzione”, auspica una saldatura tra la biotecnologia e i temi della sessualità, in particolare sul perseguimento della clonazione umana. Infatti, “la clonazione abolisce non solo la Madre, ma anche il Padre, l’unione dei loro geni, l’intrecciarsi delle differenze e soprattutto l’atto duale della generazione. Chi nasce dal clone non è generato: germoglia a partire da un segmento”.
Dunque per l’ideologia del gender, “nulla è oggettivo e oggettivabile; i generi maschili e femminile sono pura costruzione culturale, l’identità personale è opzione soggettiva a prescindere dal dato biologico…”. Pertanto ognuno si costruisce la propria sessualità secondo i propri desideri.
Dal punto di vista politico, l’ideologia del gender non può essere collocata a destra o a sinistra, ma non può essere definita neanche progressista, né reazionaria, perchè il gender, secondo Atzori,“è un coacervo incoerente di tendenze in grado di saldare istanze ascrivibili a una visione marxista marcusiana ma anche liberista, tecnoscientifica, consumistica, finanziariamente capitalista, solo pseudo popolare”. Si presenta come il “diritto all’amore”, (“love is love”), ma certamente ha una caratteristica sempre più totalitaria. Qualcuno mette in discussione anche la stessa esistenza dell’ideologia, sostenendo che si tratta di una invenzione degli integralisti cattolici. Ma per la Atzori il gender è frutto del “sessantottismo”, del movimento femminista radicale, materialista e omosessualista, di origine francese poi migrato negli Stati Uniti nel secolo scorso.
E’ proprio negli Usa che l’ideologia del gender si è saldamente ancorata e radicata, alimentata dalle èlite liberal, attraverso una propaganda mass mediatica, favorita dallo sviluppo del web, si va imponendo senza grossi ostacoli a livello legislativo mondiale, anche nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo, attraverso odiosi strumenti di condizionamento neo-coloniale mascherati da sostegno umanitario. Infatti papa Francesco rispondendo a una domanda nel recente viaggio in Georgia fa riferimento proprio a questo concetto: «Oggi c’è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio. Oggi ci sono colonizzazioni ideologiche che distruggono, ma non si distrugge con le armi, si distrugge con le idee. Pertanto, bisogna difendersi dalle colonizzazioni ideologiche». In effetti si tratta di un concetto che il pontefice ha già espresso in altre occasioni, e che troppe volte è stato stranamente silenziato da media, invece, particolarmente solleciti nel riportare altri gesti e altre parole di papa Bergoglio. Questa volta il messaggio è arrivato forte e chiaro e nessuno potrà far finta di non averlo sentito, dentro e fuori i Sacri Palazzi.
Infatti, l’unica voce che si oppone a questa ideologia totalitaria, ammantata dalla definizione di “nuovi diritti”, è il cristianesimo, in particolare la Chiesa cattolica, che proprio per questo viene apertamente attaccata come ultimo baluardo rispetto a una egemonia di pensiero unico. In questo scenario il libro della Atzori non teme impropri paragoni con Il mondo nuovo di Huxley o 1984 di Orwell. Senza voler apparire a tutti i costi polemici, oggi è fondamentale denunciare la gendercrazia, questa è una“legittima e doverosa testimonianza contro un attacco sferrato da decenni in modo subdolo con modalità accattivanti, suadenti e ammantate di buonismo, cioè di falsa bontà”. Una testimonianza che dev’essere fatta da tutti dai laici ai credenti. La pericolosità di questa ideologia sta proprio nella sua ambiguità, nelle sue definizioni sfuggenti e ribaltabili. Infatti la Atzori sostiene che il gender “non è una teoria organica, e nemmeno è possibile esprimere un pensiero gender compiuto, perchè gender è una miscellanea in continua ‘ebollizione’ di tante correnti diverse”.
Domenico Bonvegna
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