Stati Uniti d’Europa. Pil ed euro

Da quando c’è l’euro l’economia è andata a rotoli. Frase che sentiamo ripetere nei media di questo o quel personaggio politico. Meglio tornare alla lira, dicono. L’area politica è quella del centro-destra e dei penta stellati. E’ così? Vediamo i dati riferiti al Pil (Prodotto interno lordo), cioè alla ricchezza complessiva (benessere e sviluppo) del nostro Paese.
I dati sono al netto dell’inflazione, indicano, cioè, il Pil effettivo. L’euro è stato introdotto a partire dal 1 gennaio 2002 e a fine anno il Pil è aumentato dello 0,45%. Nel 2003 il Pil è diminuito dello 0,05%. Nel 2004 è aumentato dell’1,8%, nel 2005 del 2%, nel 2006 del 2,3%, nel 2007 del 1,7%. Quindi, nei primi anni di introduzione dell’euro il Pil è complessivamente aumentato. Nel 2008 l’Italia viene investita dalla crisi finanziaria dovuta ai mutui sub prime e inizia l’inversione di tendenza del Pil. Nel 2008 il Pil è meno 0,1%, nel 2009 crolla a meno 6,3%, nel 2010 si ha un rimbalzo positivo dell’1%, nel 2011 dello 0,4%, poi un tonfo del meno 2,5% nel 2012 (si ricordi lo spread Btp/Bund a 575 punti), nel 2013 prosegue il negativo con meno 1,9%, così nel 2014 con lo 0,4%, nel 2015 si inverte la tendenza con il segno positivo allo 0,8%, per il 2016 siamo sempre in area positiva quantificabile tra lo 0,9 e l’1% (previsioni). Dunque, come si fa a collegare direttamente l’euro al Pil negativo? C’è una evidente attribuzione di responsabilità a qualcosa o a qualcuno per nascondere le nostre responsabilità. Esempio? Il nostro sistema clientelare, giudiziario, fiscale e burocratico. Ecco, non siamo competitivi. L’euro, la moneta europea, che c’azzecca?

Primo Mastrantoni, segretario Aduc