Nel mondo oltre 1 donna su 3 ha subito nel corso della sua vita una violenza domestica o sessuale. Il 30% è stata vittima di abusi fisici o sessuali da uomini con cui avevano avuto una relazione intima e ha riportato gravi danni alla salute.
Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità diffuse in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre, la violenza di genere è una delle prime cause di morte o invalidità permanente delle donne. Le donne vittime di violenza risentono di gravi conseguenze sulla salute fisica, mentale, sessuale e riproduttiva a breve e a lungo termine e spesso, ne sono vittima anche i figli. Nel 42% dei casi si tratta di lesioni e infortuni, ma le donne vittime di una violenza sessuale rischiano gravidanze indesiderate, aborti indotti, problemi ginecologici, e infezioni a trasmissione sessuale, compreso l’HIV.
“È sempre più necessario – ha dichiarato Flavia Bustreo, candidata dall’Italia alla Direzione Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dal 2010 Vice Direttore Generale OMS per la Salute della Famiglia, delle Donne e dei Bambini – fare in modo che i paesi comincino ad attuare il piano d’azione globale che preveda un rafforzamento della capacità di risposta dei sistemi sanitari ai casi di violenza ma, soprattutto, un rafforzamento dei programmi di prevenzione e il miglioramento dell’informazione. I Paesi devono adottare azioni contro il proliferare della violenza di genere, sostenere un impegno politico chiaro, condiviso e universale contro gli episodi di violenza di genere, allocare risorse umane e finanziarie e assicurare l’accesso ai servizi.”. Da studi recenti dell’OMS emerge che le donne che sono state abusate fisicamente o sessualmente hanno 1,5 volte più probabilità di contrarre infezioni a trasmissione sessuale tra cui l’HIV, rispetto alle donne che non hanno subito violenze, così come hanno il doppio delle probabilità di avere un aborto. Una violenza durante la gravidanza aumenta anche la probabilità di dare alla luce bambini nati morti o di avere un aborto spontaneo. Inoltre, queste forme di violenza possono portare a depressione, a disturbi da stress post-traumatico e a disturbi del sonno, alimentari, stress emotivo e tentativi di suicidio.
Nel Maggio 2016, dopo lunghi negoziati, i Paesi Membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, inclusa l’Italia, approvano Il Piano di Azione Globale sulla violenza contro le donne, le ragazze e i bambini, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e la Strategia Globale per la Salute delle Donne, dei Bambini e degli Adolescenti. Si tratta di un passaggio storico nella lotta globale alla violenza contro le donne, e prevede 4 linee strategiche di azione: il rafforzamento della leadership e della governance del sistema sanitario, il rafforzamento della capacità di risposta del sistema sanitario ai casi di violenza, il rafforzamento dei programmi di prevenzione della violenza interpersonale e il miglioramento dell’informazione.
L’Italia è stato uno fra i primi paesi a ratificare la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (conosciuta come Convenzione di Istanbul), entrata in vigore nell’Agosto 2014.
“Nonostante questo importante passaggio – conclude Flavia Bustreo – la violenza contro le donne è un crimine che in Italia non viene denunciato in oltre il 90 per cento dei casi. A infliggerla sono uomini, inclusi gli uomini di casa, mariti, compagni, fidanzati, padri e ad esserne vittime sono sempre le donne. Di queste, oltre 100 ogni anno vengono uccise per mano di un uomo. Nella maggior parte dei casi il colpevole è un partner o un ex partner, solo in rare circostanze si tratta di uno sconosciuto. Data la grande attenzione che l’Italia continua a riporre su questo tema e l’intenso dibattito sul piano sociale e politico, sarebbe interessante pensare all’Italia come paese promotore e capo fila nel processo di rafforzamento delle politiche volte a contrastare la violenza di genere e nell’implementazione del nuovo Piano di Azione Globale”.