E’ crollata di quasi 120 miliardi di euro in un anno la ricchezza finanziaria degli italiani. Negli ultimi 12 mesi, le famiglie del nostro Paese hanno registrato pesanti variazioni negative sui loro “bilanci”, soprattutto a causa dell’andamento dei mercati finanziari: giù di 168 miliardi il valore delle azioni e di 57 miliardi quello delle obbligazioni; in calo anche il saldo dei depositi bancari per 15 miliardi. E’ invece cresciuta di 61 miliardi la liquidità, tra contanti e conti correnti. Questi i dati principali di una analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo la quale le famiglie si sono rifugiate anche nelle assicurazioni e le riserve sono aumentate di oltre 50 miliardi.
Secondo l’analisi dell’associazione, basata su dati della Banca d’Italia, il totale della ricchezza delle famiglie italiane da giugno 2015 a giugno 2016 è calata di 118,5 miliardi (-2,88%) da 4.122,1 miliardi a 4.003,5 miliardi. A pesare sulla variazione negativa è soprattutto il comparto finanziario: il valore dei titoli azionari è sceso di 168,8 miliardi (-17,07%) passando da 989,1 miliardi a 820,2 miliardi; in discesa anche il valore delle obbligazioni, diminuire di 57,3 miliardi (-12,06%) da 475,5 miliardi a 418,2 miliardi; giù anche i crediti finanziari (relativi ai prestiti da privati a privati) di 1,1 miliardi (-7,44%) da 15,6 miliardi a 14,4 miliardi.
A fronte delle “perdite” sul versante dei mercati finanziari, le famiglie italiane hanno accumulato sempre maggiore liquidità: sono infatti cresciuti gli “attivi” in contanti e conti correnti di 61,1 miliardi (+8,07%) salendo da 757,2 miliardi a 818,3 miliardi che hanno compensato la riduzione sul fronte dei depositi di 15,2 miliardi (-3,11%) da 490,8 miliardi a 475,6 miliardi). In crescita, poi, le quote di fondi comuni di investimento, salite di 6,4 miliardi (+1,41%) da 455,5 miliardi a 461,9 miliardi. E’ salita di 4,4 miliardi (+4,46%) da 99,8 miliardi a 104,3 miliardi la voce “altri conti attivi e passivi”. Sempre per far fronte alle variazioni negative degli asset finanziari, le famiglie hanno trovato rifugio nel comparto assicurativo con le “riserve” che sono risultate in aumento di 52,1 miliardi (+6,22%) da 838,2 miliardi a 890,3 miliardi.
“A fronte di una narrazione di sistema, secondo la quale la crisi è superata, la recessione è alle spalle e il Paese cresce, noi preferiamo rispondere con i dati. E i nostri dati parlano chiaro e raccontano un’altra verità, ovvero che le famiglie stanno sempre peggio” osserva il vicepresidente di Unimpresa, Maria Concetta Cammarata. “Anche l’elemento teoricamente positivo che emerge dal rapporto del nostro Centro studi, ovvero quello sull’aumento della liquidità, è una spia della crisi che non finisce: perché i cittadini non spendono e accumulano, laddove ne hanno la possibilità, riserve aggiuntive per far fronte a eventuali nuove emergenze” aggiunge Cammarata.