“I redditi dei nuovi pensionati sono mediamente inferiori a quelli dei cessati (15.197 contro 16.015 euro) e ai redditi dei pensionati sopravviventi (17.411 euro)”. E’ quanto rileva l’Istat nel focus sulle Condizioni di vita dei pensionati 2014-2015.
“Il cumulo di più trattamenti pensionistici sullo stesso beneficiario – dice l’Istituto – è meno frequente tra i pensionati di vecchiaia (cumula più trattamenti il 27,6%), mentre è molto più diffuso tra i pensionati superstiti (67,4%), in grande maggioranza donne (86,9%).
“L’integrazione dei dati del Casellario centrale dei pensionati con quelli della rilevazione Eu-Silc, possibile per il 2014 – spiega l’Istat – consente di stimare il reddito pensionistico netto dei pensionati residenti in Italia pari a 13.760 euro annui. Le ritenute fiscali incidono in media per il 18,6% (+1% rispetto all’aliquota effettiva 2013). L’aliquota sale al 21,4% per i pensionati di vecchiaia e anzianità, scende al 14,8% per quelli di reversibilità e non supera il 12,3% per i beneficiari di trattamenti d’invalidità ordinaria o indennitari. Se il pensionato possiede un titolo di studio pari alla laurea, il suo reddito lordo pensionistico (circa 2.660 euro mensili) è più che doppio di quello delle persone senza titolo di studio o con al più la licenza elementare (1.160 euro)”.
“La percentuale delle pensioni di invalidità al Sud – conclude l’Istituto – è doppia rispetto a quella del Nord. Le pensioni di vecchiaia rappresentano il 59% del totale delle pensioni erogate al Nord e solo il 40,3% di quelle del Sud. Per le pensioni di invalidità totali l’incidenza al Mezzogiorno è invece circa il doppio di quella rilevata nelle regioni del Nord: 8,3% contro 3,8% per le pensioni di invalidità ordinaria; 20,3% contro 10,7% per quelle di invalidità civile”.
Claudio Andò