di EveryOne Group
Quest’anno la stampa non ne ha parlato, se non attraverso scarni comunicati stampa. Le associazioni si sono mostrate indifferenti, come se una catena drammatica di eventi non si fosse mai verificata, qua e là per l’Italia. L’Unione europea si è comportata come le tre scimmiette giapponesi: "Ci mandate dossier e appelli, ma i nostri occhi sono chiusi e non li leggiamo; ci chiedete di intervenire a difesa dei diritti umani, ma noi non ci sentiamo; sollecitate i nostri interventi, ma abbiamo deciso di risparmiare le nostre labbra per altri uditori". In questo clima di totale e completa indifferenza, gli sgomberi di insediamenti Rom si sono svolti a centinaia. E ogni volta si è assistito alla stessa scena: uomini in uniforme, armati e inflessibili hanno costretto nuclei familiari indigenti ed emarginati ad abbandonare forzatamente i loro ripari di fortuna per mettersi in marcia verso l’ignoto, con bambini, donne e tanti malati: la precarietà e l’esclusione, la fame e le intemperie non risparmiano l’organismo umano. E’ una persecuzione che le istituzioni italiane conducono nei confronti della fascia più inerme e in crisi umanitaria della nostra società. Avviene intorno alle nostre case ed è talmente dura e spietata che neanche noi che ci impegniamo ogni giorno per la difesa dei diritti umani – nel nostro caso con EveryOne Group – riusciamo a insinuare nei carnefici e nelle schiere di cittadini che sostengono le loro atrocità il beneficio del dubbio e nessuno fra i sindaci, gli assessori, i prefetti, i questori, i nerboruti uomini in divisa si chiede ormai più se sia civile, umano e costituzionale togliere a tanti esseri umani che non posseggono nulla il diritto alla sopravvivenza. Perché cercare un riparo o costruirsi una baracca è solo questo: sopravvivere. E togliere quel fragile scudo alle famiglie emarginate vuol dire uccidere. Lo sanno tutti, ma nessuno ne parla, ne scrive, ne fa oggetto di studio. Quanti bambini Rom si ammalano e muoiono ogni anno, in Italia, a causa degli sgomberi? Quanti ne muoiono in grembo alle madri, ancora prima di vedere la luce? E quanti Rom macilenti o malati perdono la vita a causa del freddo invernale o del caldo estivo, di problemi nutrizionali e precarietà, del rifiuto da parte degli ospedali? I Rom indigenti, che non hanno un tetto sulla testa e non posseggono alcun bene, lo sanno. I difensori dei diritti umani – non gli "pseudo" o gli agitatori, quelli veri – lo sanno. Gli altri, per scelta o indifferenza, l’ignorano e di fronte alla barbarie degli sgomberi, voltano la faccia. Vicino a noi, a Lavagna si sta perpetrando l’ennesimo sgombero e le istituzioni dialogano solo con le organizzazioni scelte da loro stesse. Verso le altre, quelle che si appellano alla costituzione e alle carte che tutelano i diritti umani, solo ostilità o silenzio. E Lavagna è solo uno degli innumerevoli luoghi in cui avviene la persecuzione dei Rom indigenti. Non basta, neanche alle persone di buona volontà, "augurare" ai Rom emarginati un 2017 migliore. Bisogna costruirlo con coraggio e perseveranza insieme a loro.