A leggere bene la proposta del "Codice di comportamento del MoVimento 5 Stelle in caso di coinvolgimento in vicende giudiziarie" detto Codice Etico, vien fuori, all’articolo 4, l’incompatibilità di una carica elettiva "per qualsiasi reato commesso con dolo". Ora, Beppe Grillo è stato condannato per omicidio colposo (sentenza definitiva) non doloso. Questa norma potrebbe aprire alla candidatura di Beppe Grillo alle prossime elezioni. Grillo for president? Vedremo l’interpretazione della norma (Grillo ne e’ il garante) che verra’ data in futuro, anche se gli impegni formali possono essere disattesi, come dimostra il caso del contratto firmato dall’allora candidata a sindaca di Roma, Virginia Raggi, con la Casaleggio Associati, che prevedeva una penalità di 150 mila euro in caso di inosservanza al Codice di Comportamento degli eletti, che ora sostiene essere illegittimo.
La proposta del nuovo Codice Etico prevede che l’informazione di garanzia o l’avviso di conclusione delle indagini non comporta l’automatica dimissione dell’eletto o il suo allontanamento dal Movimento. Rimangono altre fattispecie relative al coinvolgimento in vicende giudiziarie per le quali si confermano le posizioni del Movimento.
Grillo e i suoi si sono accorti che a innalzare ghigliottine si finisce per rimetterci la testa. Robespierre insegna.
Questa storia della ghigliottina pronta a entrare in azione non è nuova nel panorama politico italiano. Molti esponenti di partito hanno agitato lo spauracchio del patibolo, ovvero la condanna pubblica per gli indagati. Alla memoria ci sovviene quanto accadeva nei primi anni ’90, quando l’attuale sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e il suo movimento, La Rete, volevano "riportare la questione morale nella politica italiana".
Insomma, nulla di nuovo all’orizzonte.
Eppure, un mese fa gli italiani hanno votato per mantenere la Costituzione che, all’articolo 27, afferma che un cittadino e’ innocente fino a sentenza definitiva. Troppo semplice per i palcoscenisti di turno?
Primo Mastrantoni, segretario Aduc