Non importa se sia o meno onesto, se sia o meno competente, non importa se siano o no veri i suoi proclami, né se le sue parole siano ottima demagogia piuttosto che rappresentazione della realtà. Bisogna difenderlo a tutti i costi, perché lui è l’onestà, è un valore, è il cambiamento, anche se non ha cambiato proprio nulla. È così che il bisogno di normalità, come a volte il bisogno di amore, non permette di vedere le cose con obiettività. Non permette il confronto sulle questioni, non permette dialogo, a rischio di essere offesi, insultati e associati a #quellidiprima. È come vivere in una realtà parallela in cui la gente è contenta di quello che vuole tanto da credere di averlo già tra le mani.
E così le mense chiuse, le scuole chiuse, la spazzatura per strada, i disabili costretti a stare in casa, le ville pubbliche abbandonate, i barboni per strada, la mobilità urbana inesistente, la totale assenza di programmazione, l’assoluto disinteresse verso le politiche del lavoro, le bugie elettorali circa la costituzione di un fondo con l’eccedenza rispetto allo stipendio da professore anche con riferimento agli assessori, i rimborsi per viaggi non sempre istituzionali, le bugie sul masterplan e sui fondi assegnato (e non captati), la cattiveria nell’infrangere i sogni di chi ci aveva creduto. Tutto ciò perde importanza di fronte al dannato bisogno di normalità. Ecco cosa sembrano i sostenitori dell’indifendibile: visionari di normalità.
Quella normalità che noi, invece, vogliamo davvero. Vogliamo onestà e competenza. Non ci accontentiamo del meno peggio. Non vogliamo un’idea astratta ed inquinata, vogliamo qualità della vita. Tra #quellidiprima e #quellidiora, scegliamo #quellididomani #celafaremo
reset c’è!
Il delegato
Simona Genitore