"Uscire dall’euro è un affare", titola il Giornale, citando uno studio di Mediobanca. Vediamo di capire. Il titolo in prima pagina è a effetto. Passiamo alla terza pagina dove si citano i "conti in uscita". Avremmo guadagnato 285 miliardi di risparmio finanziario se l’Italexit fosse stata fatta nel 2013, scrive il Giornale. Non siamo convinti delle argomentazioni ma constatare che il 2013 è alle nostre spalle chiude il discorso. Guadagneremmo 8 miliardi di risparmio finanziario se uscissimo ora, si scrive. Valgono le stesse argomentazioni precedenti, visto che non e’ possibile uscire dall’euro domani mattina.
Saremo in perdita se l’operazione fosse fatta nel 2017, si scrive. Quindi siamo già in perdita per il 2017, e ancor di piu’ nel 2018, e anni successivi, giacche’ la procedura di uscita dall’euro non è semplice da attuare e ha bisogno dei suoi tempi.
Dunque?
A che serve lo studio di Mediobanca? Mera esercitazione contabile?
La soluzione sarebbe la crescita della nostra economia, poichè il debito pubblico/PIL (oggi al 132%) è un rapporto che ha al denominatore la crescita. Per crescere non abbiamo bisogno di operazioni contabili, che passano il cerino nelle mani del risparmiatore con la svalutazione del 30% della moneta, ma di riforme che riguardino, per esempio, la pubblica amministrazione, la scuola e la giustizia. Prendersela con Bruxelles, e c’e’ piu’ di qualche motivo, non serve. Dobbiamo guardare in casa nostra.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc