Preg.mo Direttore,
qualche decennio fa il divo Giulio Andreotti venne invitato a commentare in prefazione un libello che definì di "imprevedibile attualità".
Commentariolum petitionis era il titolo di questo manualetto infra trascritto. La redazione venne attribuita a Quinto Tullio Cicerone. Trattasi di consigli al fratello per la campagna elettorale. Tema "come cercare i voti". Eravamo nel 63 a.C. in prossimità di consultazioni elettorali.
Lo sottopongo alla Sua attenzione.
P.s. Personalmente penso di giovarmene in qualche aula e di consigliarlo a qualche collega.
Spero di non avere ingenerato confusione o dubbio alcuno sul mestiere più antico del mondo.
Emilio Fragale
I.1. Benché tu sia sufficientemente dotato di tutto ciò che gli uomini possono raggiungere con il loro talento o con l’esperienza o con l’applicazione costante, tuttavia, in nome del nostro affetto, non ho ritenuto fuori luogo scriverti quanto mi veniva in mente, pensando giorno e notte alla tua candidatura. Non pretendo che tu vi tragga qualche nuovo insegnamento, ma ho ritenuto opportuno presentarti in uno sguardo d’insieme ed in un’organica sistemazione delle idee che, in realtà, apparivano sparse ed confuse. Benché la natura eserciti una forza notevole, sembra tuttavia che, in una questione della durata di pochi mesi, essa possa cedere il passo a qualche artificio particolare.
2. Considera quale sia la tua città, che cosa tu richiedi, chi tu sia. Quasi ogni giorno, percorrendo la strada che porta al foro, devi riflettere su questo: ‘Sono un uomo nuovo, aspiro al consolato, si tratta di Roma’. Alla novità del nome potrai dare un sostegno soprattutto con la tua fama di oratore; l’eloquenza ha sempre riscosso una grandissima considerazione: non può essere ritenuto indegno del consolato chi è ritenuto degno patrocinatore di uomini consolari. Perciò, dal momento che prendi le mosse da questa fama, e tutto ciò che sei lo devi all’eloquenza, presentati a parlare con una preparazione tale, come se in ogni causa si dovesse dare un giudizio complessivo sul tuo ingegno.
3. Preoccupati che siano sempre pronti e a portata di mano tutti i trucchi del mestiere favorevoli a quest’arte, che, lo so bene, tu tieni in serbo; ricordati sempre quanto scrisse Demetrio sull’applicazione e sul modo di esercitarsi di Demostene. In secondo luogo, accertati che sia ben chiaro il gran numero dei tuoi amici e la classe a cui appartengono, poiché tu hai dalla tua parte ciò che nessun uomo nuovo ha mai avuto: tutti i pubblicani, quasi tutto l’ordine equestre, molti municipi a te devoti, molti uomini di tutti gli ordini da te difesi, un certo numero di collegi, e infine parecchi giovani, il cui appoggio ti è assicurato dall’interesse per l’eloquenza, amici che ogni giorno ti stanno vicini numerosi.
4. Cerca di mantenere questi vantaggi ricordando e facendo capire con preghiere e con ogni mezzo, a quanti ti devono riconoscenza, che non avranno più altra occasione di provartela, a quanti la desiderano, che non vi sarà per loro altra occasione di renderti obbligato ad essi. C’è anche un altro motivo che sembra possa essere di grande aiuto ad un uomo nuovo, il consenso dei nobili e soprattutto dei consolari; è utile che quelle stesse persone, al cui rango ed alla cui classe tu ambisci pervenire, ti ritengano degno di quel rango e di quella classe.
5. Bisognerebbe pregarli tutti con discrezione, inviare loro persone e persuaderli che noi abbiamo sempre nutrito nei confronti dello Stato gli stessi sentimenti degli ottimati, e non siamo mai stati favorevoli alla classe popolare; che, se sembra che noi abbiamo parlato in modo affine ai rappresentanti della classe popolare, l’abbiamo fatto con l’intento di attrarre a noi Gneo Pompeo, al fine di avere quell’uomo assai potente come amico nella candidatura. o almeno non ostile.
6. Oltre a ciò fai di tutto per attrarre dalla tua parte giovani della classe nobiliare, o per conservare quelli che già sono a te affezionati; essi ti procureranno molta considerazione. Tu ne hai moltissimi; fa’ che essi sappiano quanto tu li ritieni importanti. Se riuscirai a far sì che desiderino sostenere la tua causa quanti non ti sono contrari, essi ti saranno di validissimo aiuto.
II. 1. E’ anche di grande vantaggio alla tua condizione di uomo nuovo il fatto che aspirino al consolato nobili di tal genere, e che non esiste nessuno, il quale osi affermare che la nobiltà debba loro giovare più che a te i meriti. Chi potrebbe pensare che aspirino al consolato Publio Galba e Lucio Cassio, uomini di nobilissima famiglia? Tu riesci a vedere dunque come non possano stare al tuo livello uomini di famiglie ragguardevolissime, per il fatto che sono privi di vigore.
2. Ma Antonio e Catilina sono avversari difficili: eppure un uomo attivo, solerte, integerrimo, buon parlatore, che gode credito presso i giudici, deve augurarsi come concorrenti due assassini fin dall’infanzia, due uomini dissoluti e caduti molto in basso. Del primo di loro noi abbiamo visto la confisca dei beni, e l’abbiamo poi udito giurare che egli a Roma non poteva competere da pari a pari in tribunale con un Greco; sappiamo che è stato cacciato dal Senato in seguito alla giusta valutazione di ottimi censori; l’abbiamo avuto come concorrente nella pretura, e suoi amici erano Sabidio e Pantera quando non possedeva più schiavi da far vendere (e tuttavia, nel periodo in cui esercitò la sua carica acquistò al mercato degli schiavi un’amante che teneva a casa sua, davanti agli occhi di tutti); in qualità di candidato al consolato preferì derubare tutti gli osti, nel corso di una vergognosa ambasceria piuttosto che restare a Roma ed implorare il popolo romano.
3. E qual è, o dèi buoni, la considerazione di cui gode l’altro? In primo luogo è nobile quanto Catilina. Forse lo è di più? No, è superiore soltanto per le sue doti. Per quale motivo? Perché Antonio è solito aver timore anche della sua ombra, questo invece non teme neppure le leggi, nato in un periodo di estrema povertà paterna, educato in mezzo agli stupri della sorella, indurito dall’eccidio di concittadini; il suo ingresso nella vita pubblica fu segnato dalla uccisione di cavalieri romani (poiché noi ci ricordiamo di quei Galli, che allora troncavano le teste dei Titinii, dei Nannii, dei Tanusii; Silla aveva messo loro a capo il solo Catilina); tra quelli egli uccise con le proprie mani un uomo assai onesto, Quinto Cecilio, marito di sua sorella, cavaliere romano, seguace di nessun partito, il quale se ne era stato sempre tranquillo per dote naturale e lo era allora anche per l’età.
III. 1. E perché non potrei ora dire che aspira con te al consolato un uomo che, sotto lo sguardo del popolo romano ha battuto con le verghe, trascinandolo per tutta la città un persona assai cara al popolo romano, Marco Mario, lo ha condotto accanto ad un monumento funebre, straziandolo con ogni genere di supplizi e, mentre era vivo ed opponeva resistenza, l’ha decapitato con la sua destra, tenendolo per i capelli con la sinistra. ed ha portato via la testa con la sua mano, mentre scorrevano tra le.sue dita rivoli. di sangue? Egli, che successivamente fu in tale comunanza di vita con istrioni e gladiatori da trovare nei primi compagni di lussuria, nei secondi complici di delitti; egli che non potè entrare in alcun luogo tanto sacro e venerabile, in cui, pur rimanendo assenti colpe altrui, la sua dissolutezza non lasciasse un sospetto di infamia; egli che si prese come intimi amici, nel Senato, i Curii e gli Annii, nelle sale di vendita i Sapala ed i Carvilii, nell’ordine equestre i Pompilii ed ì Vezzii; egli che è così audace e perverso, cosi abile infine e capace di raggiungere il proprio scopo nella lussuria da riuscire a far violenza ai figli vestiti di pretesta quasi fin nelle braccia dei loro genitori? Che bisogno c’è che io ti scriva dell’Africa, delle parole dei testimoni. Sono cose ben note, e tu leggile più e più volte. Queste cose tuttavia non ritengo di dover passare sotto silenzio: in primo luogo il fatto che sia uscito da quel processo tanto povero, quanto alcuni dei suoi giudici prima del processo e, in secondo luogo, che sia divenuto talmente impopolare, che ogni giorno si chiede un altro processo contro di lui. E’ tale la sua situazione che essi lo temono anche se è tranquillo, più che trascurarlo se è in fermento.
2. Quanto sono migliori le condizioni della tua candidatura, rispetto a quelle presentatesi, recentemente, ad un altro uomo nuovo, Gaio Celio! Egli aspirava al consolato assieme a due uomini che erano assai nobili, ma che avevano tutte qualità superiori alla stessa nobiltà: grandissima intelligenza, altissimo senso morale, innumerevoli benemerenze, estrema accortezza e scrupolo estremo nel condurre la campagna elettorale. E tuttavia Celio ebbe ragione di uno di loro, pur essendo molto inferiore per nascita e pur non superandolo quasi in nessun campo.
3. Perció tu, se metterai in azione i mezzi che ti elargiscono la tua disposizione naturale e gli studi che hai sempre praticato, se farai ciò che richiedono le circostanze attuali, ciò che puoi, ciò che devi, non avrai da sostenere una lotta difficile con quegli avversari, che sono più famosi per i loro vizi che per la loro origine illustre. Ed infatti si può trovare un cittadino tanto disonesto che voglia puntare, con un unico voto, due pugnali contro lo Stato?
IV. 1. Dal momento che ho esposto i rimedi che tu hai e puoi avere per quanto concerne la novità del tuo nome, mi sembra che ora si debba parlare della importanza di ciò cui tu aspiri. Tu aspiri al consolato, carica di cui tutti ti giudicano degno; ma vi sono molti che nutrono invidia nei tuoi confronti poiché tu, appartenente alla classe dei cavalieri, aspiri alla massima carica dello Stato, ed è una carica così elevata che conferisce ad un uomo coraggioso, eloquente, onesto, molto più prestigio che ad altri. Non credere che quanti hanno rivestito questa carica non vedano il prestigio che tu avrai, una volta ottenutala anche tu. Per quanto riguarda poi quelli che sono di famiglia consolare, e non hanno raggiunto la carica dei loro antenati, io suppongo che provino astio nei tuoi confronti, a meno che non ti vogliano molto bene. Sono convinto che anche gli uomini nuovi che hanno esercitato la pretura, tranne quanti ti sono legati per riconoscenza, non vogliano essere da te superati nella carriera consolare.
2. So con certezza che ti rendi conto di quante persone invidiose verso di te si trovino in mezzo al popolo, di quanti siano mal disposti verso gli uomini nuovi per le note vicende di questi anni; è inevitabile che ti sia attirato il rancore di parecchi con le cause da te trattate. Rifletti infine attentamente se tu ritenga che l’impegno con cui ti sei dedicato ad accrescere la gloria di Gneo Pompeo, ti abbia procurato inimicizia.
3. Pertanto, dal momento che aspiri alla massima carica statale e vedi che esistono degli interessi a te contrari, devi necessariamente usare ogni attenzione, vigilanza, impegno scrupoloso.
V. 1. L’aspirazione alle cariche civili comporta due tipi d’attività; l’uno consiste nell’assicurarsi la benevolenza degli amici, l’altro nell’assicurarsi il favore popolare. Bisogna che la buona propensione degli amici sia originata da benemerenze, da sentimenti di stima, da antichità di rapporti, da affabilità ed amabilità di carattere. Ma il nome di amici, quando si è candidati, ha un valore più ampio che nel resto della vita. Infatti, chiunque mostri una qualche simpatia nei tuoi confronti, chiunque ti ossequi, o venga spesso a casa tua, deve essere posto nel novero degli amici; tuttavia è un grandissimo vantaggio l’esser cari e graditi a quanti ci sono amici per motivi più autentici di parentela, o di affinità, o di associazione, o di qualche altro legame.
2. Successivamente, quanto più un uomo ti è intimamente legato e più è di casa, tanto più bisogna che tu ti adoperi anzitutto perché egli ti voglia bene e desideri che tu raggiunga le più alte cariche; e poi perchè lo facciano quelli della tua tribù, i tuoi vicini, i tuoi clienti, i tuoi liberti ed infine anche i tuoi schiavi. Infatti generalmente tutto quanto costituisce la nostra pubblica stima deriva dai nostri familiari.
3. Poi bisogna crearsi amici di ogni tipo: per l’apparenza, uomini illustri per cariche e per nome, i quali, anche se non si danno premura di raccomandare il candidato, gli conferiscono tuttavia un certo decoro; per avere l’appoggio della legge, magistrati, e tra essi prin cipalmente i consoli e poi i tribuni della plebe; per ottenere il voto delle centurie, uomini che godono di un favore considerevole. Quanti hanno o sperano di avere per merito tuo i voti di una tribù, o di una centuria, o un qualche favore, tu devi in modo particolare accaparrarteli e tenerteli vicini. Durante questi anni, infatti, uomini avidi di onori si sono dati da fare con tutte le loro forze per ottenere dai cittadini della loro tribù tutto ciò che essi chiedevano. Cerca, con tutti i mezzi possibili, che questi uomini ti siano affezionati con tutto il loro animo e con la massima sincerità.
4. Chè se gli uomini fossero sufficientemente riconoscenti, tutto ciò dovrebbe essere per te a portata di mano, come io confido che lo sia. Infatti in questi due anni ti sei legato a quattro associazioni. di cui fanno parte uomini assai influenti nell’ambito elettorale, Gaio Pundanio, Quinto Gallio, Gaio Cornelio, Gaio Archivio. Quali condizioni i rappresentanti delle loro associazioni abbiano accettato e sottoscritto nell’affidarti la causa di questi personaggi, io le conosco, essendomi trovato presente. Pertanto tu devi adoperarti per esigere presentemente da loro ciò di cui ti sono debitori, ammonendoli, pregandoli, incoraggiandoli, facendo in modo che capiscano che non avranno più un’altra occasione di dimostrarti la loro gratitudine. Indubbiamente la speranza di altri servigi da parte tua, unita ai favori che di recente hai loro accordato, sarà loro di stimolo a dedicarsi a te con zelo.
5. E poiché indubbiamente rappresentano il massimo sostegno della tua candidatura le amicizie di tal genere, che tu ti sei procurato patrocinando cause, fa’ in modo che a ciascuno di coloro che ti sono obbligati sia assegnato un compito preciso e ben definito. E, come tu non hai mai dato loro fastidio in alcuna occasione, così procura che comprendano come tu abbia riservato per questa occasione tutto quello che, secondo te, essi ti debbono.
VI. 1. Ma poiché tre cose in modo particolare conducono gli uomini alla benevolenza ed a questo interessamento elettorale, i benefici, la speranza, la simpatia disinteressata, occorre considerare in qual modo sia necessario curare ognuno di questi tre aspetti. Gli uomini sono indotti, anche da benefici di pochissimo valore, a ritenere che ci sia motivo sufficiente per sostenere un candidato; a maggior ragione quanti tu hai salvato – e sono moltissimi – dovrebbero capire che, se essi non verranno incontro alle tue esigenze in una simile circostanza, non saranno mai ben visti da altre persone. Stando così le cose, bisogna tuttavia esercitare opera di convinzione e portarli a pensare che noi, a nostra volta, possiamo divenire obbligati nei confronti di coloro che fino ad oggi lo sono stati verso di noi.
2. Per quanto riguarda quelli che sono a te legati dalla speranza, ed è un tipo di uomini ancor più zelante e servizievole, fa’ in modo che il tuo appoggio sembri a loro completa disposizione, e fa’ loro comprendere che tu consideri attentamente i loro servigi; fa’ che sia palese il fatto che tu vedi perfettamente e tieni nella dovuta considerazione quanto ti venga da ciascuno.
3. Il terzo genere di zelo elettorale, è la simpatia spontanea, e sarà opportuno rafforzarla dimostrandoti riconoscente, adattando i tuoi discorsi alle ragioni che sembreranno conciliarti la simpatia di ognuno, manifestando sentimenti del tutto corrispondenti ai loro, facendo loro sperare che l’amicizia possa divenire un’intima consuetudine. E, relativamente a tutti questi generi, tu dovrai giudicare e valutare accuratamente le possibilità di ognuno, in modo da sapere come tu possa venire incontro a ciascuno, e quanto devi attenderti da ciascuno e da ciascuno pretendere.
4. Vi sono effettivamente taluni uomini influenti nei loro quartieri e nei loro municipi. Vi sono uomini attivi e largamente dotati, i quali, anche se in passato non si sono curati di essere elettoralmente influenti, possono tuttavia facilmente darsi da fare all’improvviso in favore di una persona verso cui siano in debito o a cui vogliano essere graditi. Occorre dedicare attenzione agli uomini di tal genere in modo che essi capiscano che tu vedi ciò che puoi attenderti da ognuno di loro, che ti rendi conto di ciò che ricevi, che ti ricordi di ciò che hai ricevuto. Ma vi sono altri che non hanno alcun potere, o sono odiosi persino ai compagni di tribù, nè hanno vigore e mezzi tali da adoperarsi senza preparazione per una campagna elettorale. Vedi di tenerli d’occhio, in modo che, una volta riposta una speranza troppo grande in qualcuno di loro, non ne derivi uno scarso aiuto.
VII. 1. E benchè sia necessario fidarsi e farsi scudo di amicizie solidamente acquisite, tuttavia nella stessa campagna elettorale si ottengono numerosissime e utilissime amicizie. Infatti, tra i vari fastidi, una candidatura offre tuttavia questo vantaggio: tu potrai, cosa che non ti sarebbe consentita nel resto dell’esistenza, onestamente ammettere gli uomini che tu vuoi alla tua amicizia, mentre se in altre circostanze tu cercherai di farteli amici, sembrerai agire dissennatamente; se invece non lo facessi con molti e con accortezza in una campagna elettorale, non sembreresti assolutanente un candidato.
2. Io poi ti dico questo, che non esiste persona (tranne che tu non abbia qualche legame con i tuoi rivali, da cui non possa ottenere con facilità, se te ne preoccuperai), la quale, rendendoti servigi si meriti la tua amicizia e la tua gratitudine; questo purché capisca che tu la tieni in gran conto, che ti comporti sinceramente, che ha fatto un buon affare, che nascerà di lì un’amicizia non breve ed elettorale, ma stabile e duratura.
3. Non vi sarà uomo, credimi, purché abbia un minimo di buonsenso, capace di trascurare l’occasione che gli si offre di stabilire vincoli di amicizia con te; e questo in particolar modo poiché il caso ha posto come tuoi concorrenti uomini la cui amicizia deve essere disprezzata o evitata, e che non possono non soltanto mettere in pratica, ma neppure iniziare quanto io ti consiglio.
4. Ed infatti, come potrebbe Antonio spingersi fino ad associarsi con uomini e ad attrarre nella propria amicizia persone che egli non riesce a chiamare con il loro nome? In realtà io ritengo che nulla sia più stolto del pensare che ci sia devoto un uomo che non si conosce. Deve possedere necessariamente una fama e un prestigio straordinari, oltre a rinomanza di imprese, un candidato che sia innalzato agli onori da sconosciuti, senza che nessuno richieda i loro voti; ma non può accadere, senza che ci si renda colpevoli di una grande negligenza, che un uomo disonesto, apatico, privo del senso del dovere, senza talento, senza buona reputazione, senza amici, superi un uomo circondato dalla devozione dei più e dalla stima di tutti.
VIII. 1. Procura perciò che ti sia assicurato, con molte e svariate amicizie, l’appoggio di tutte le centurie. Ed in primo luogo, cosa evidente, tu devi darti cura dei senatori e dei cavalieri romani e, per quanto riguarda tutti gli altri ordini, delle persone attive ed influenti. Molti cittadini sono capaci di darsi da fare, molti affrancati hanno influenza nel foro e possono aiutarti attivamente. Quelli che tu potrai raggiungere sia da solo sia per mezzo di amici comuni, fa’ sì , con la massima attenzione, che diventino tuoi accaniti sostenitori, va’ da loro, invia loro dei messi, mostra loro che i servigi che ti accordano sono di grandissimo valore.
2. In seguito interessati dell’intera città, di tutti i collegi, dei distretti, dei quartieri; se saprai accattivarti l’amicizia dei loro principali rappresentanti, potrai, tramite loro, conquistare con facilità la massa restante. Poi cerca di tenere l’intera Italia, divisa tribù per tribù, presente nel tuo animo e nella tua memoria, in modo da non permettere che esista un municipio, una colonia, una prefettura, un luogo infine dell’Italia in cui tu non abbia un appoggio sufficiente;
3. ricerca e scopri uomini in ogni regione, conoscili, va’ a trovarli, assicurati la loro fedeltà, preoccupati che ti appoggino nella campagna elettorale presso quanti sono loro vicini, e siano quasi candidati per tuo conto. Essi desidereranno la tua amicizia se vedranno che tu desideri la loro; riuscirai a far capire loro questo, tenendo un linguaggio adeguato. Gli abitanti dei municipi e della campagna ritengono di esser nostri amici pur essendoci noti solo di nome; ma se ritengono di crearsi anche una qualche difesa, non perdono l’occasione di acquistar merito. Gli altri candidati, e specialmente i tuoi concorrenti, non 1i conoscono neppure; tu invece non li ignori e facilmente li conoscerai: condizione indispensabíle per 1’amicizia.
4. Né ciò è sufficiente, pur essendo importante, se non ne consegue la speranza di un’amicizia che rechi vantaggi, affinché tu non appaia soltanto un semplice schiavo nomenclatore, ma anche un buon amico. Così, quando avrai ottenuto l’appoggio nelle centurie di questi stessi, che per la loro ambizione hanno acquistato una grande influenza presso i cittadini della loro tribù, e quando ti sarai assicurato la simpatia degli altri, che hanno un qualche potere su una parte della loro tribù a causa della loro posizione nel municipio, nel quartiere o nel collegio, dovrai nutrire la massima speranza.
5. Mi sembra che si possa molto più facilmente avere l’appoggio delle centurie dei cavalieri prendendosene cura. In primo luogo è necessario che si conoscano i cavalieri (perché essi sono pochi), in secondo luogo che si faccia loro visita (infatti la loro età gìovanile li fa molto più facilmente unire con i vincoli dell’amicizia); hai poi con te, tra i giovani, tutti i migliori e tutti quelli che nutrono più passione per la cultura. Inoltre, poichè tu appartieni all’ordine equestre, essi seguiranno la volontà del loro ordine, se tu avrai cura di basare l’attaccamento di quelle centurie non solo sulla propensione favorevole dell’ordine equestre, ma anche su amicizie particolari. Lo zelo dei giovani nel procurar voti, nel far visita agli elettori, nel portare in giro le notizie, nell’accompagnare il candidato, è grande ed anche motivo di orgoglio straordinario.
IX. 1.E poiché ho parlato di accompagnamento, anche di questo devi preoccuparti, cioè di avere ogni giorno un seguito di ogni categoria, di ogni ordine, di ogni età; infatti proprio da quella affluenza si potrà congetturare la quantità delle tue forze e dei tuoi mezzi nel Campo Marzio. Da questo punto di vista vi sono tre tipi di persone: quelli che vengono a salutarvi quando vengono a casa vostra, quelli che vi accompagnano al foro, quelli che vi scortano ovunque.
2. Tra i primi, per quanto riguarda quelli che sono maggiormente a disposizione di tutti e, secondo le usanze d’oggi, vanno ad ossequiare píù d’una persona, tu devi fare in modo che questo loro atto di deferenza, per quanto piccolo esso sia, sembri a te assai gradito. Per quanto riguarda quelli che verranno a casa tua, fa’ loro capire che tu te ne accorgi; mostralo ai loro amici, perché lo riferiscano, dillo spesso a loro stessi. Così di frequente accade che questi uomini, quando vanno a visitare parecchi concorrenti, e vedono che ce n’è uno che apprezza in modo particolare le dimostrazioni di omaggio, si affidano a lui, abbandonando gli altri, e, passando a poco a poco da clienti di tutti a clienti di un’unica persona, diventano votanti non più incerti, ma sicuri. Devi poi prestare una particolare attenzione, se hai sentito dire, o ti sei accorto che colui che ti ha promesso il voto fa il doppio giuoco, a fingere che tu non l’abbia udito o ne sia a conoscenza; se qualcuno, ritenendosi sospetto, vuole giustificarsi, afferma che tu non hai mai dubitato dei suoi sentlmenti, né c’è motivo che ne dubiti. Chi pensa che non si è soddisfatti di lui non può essere in alcun modo un amico. Ma è necessario che tu conosca le intenzioni di ciascuno, perché tu sia in grado di stabilire quanta fiducia possa riporre in ciascuno.
3. L’omaggio di coloro che accompagnano è maggiore dell’omaggio di quelli che vengono a salutare; fa’ capire e dimostra che esso ti è più gradito, e per quanto ti sarà consentito, scendi al foro ad ore fisse. L’avere ogni giorno un numeroso accompagnamento, quando scende al foro procura al candidato grande reputazione e grande rispetto.
4. La terza categoria è quella delle persone che accompagnano i candidati continuamente. Procura che quanti di loro lo fanno volontariamente capiscano che tu ti senti per sempre obbligato per il loro grandissimo servigio; per quanto riguarda quelli che hanno un debito nei tuoi confronti, esigi chiaramente da loro se l’età e gli affari glielo consentiranno, che stiano assiduamente con te; e se alcuni non potranno accompagnarti, che affidino questo incarico a loro parenti. Io desidero vivamente, e lo ritengo di importanza essenziale, che tu sia sempre circondato di persone.
5. E’ fonte inoltre di grande reputazione e di grandissima stima l’avere accanto a te quanti tu hai difeso, salvato e liberato nei processi. Dal momento che, senza spese per merito tuo, alcuni hanno mantenuto le sostanze, altri l’onorabilità, altri la loro vita e tutti i loro beni, né si presenterà un’altra circostanza in cui essi potranno dimostrarti la loro gratitudine, chiedi loro con chiarezza che ti ricompensino con questo servigio.
X. 1.Poiché questo mio discorso si svolge completamente intorno alla devozione deglí amici, non mi sembra di dover tralasciare quanto in una tale questione richiede cautela: ovunque si trovano inganni, tranelli, perfidia. Qui è fuori luogo l’eterna discussione sugli indizi che permettono di distinguere l’amico affettuoso ed il falso amico; basta qui soltanto metterti in guardia. I tuoi grandissimi meriti hanno spinto uomini a fingere di esserti amici e nello stesso tempo a provare invidia nei tuoi confronti. Ricordati perciò di quel ben noto detto di Epicarmo, che i nervi e le articolazioni della saggezza consistono nel non fidarsi alla leggera e, dopo esserti assicurato l’interessamento dei tuoi amici, chiedi anche notizie delle ragioni e delle caratteristiche dei calunniatori e degli avversari.
2. Ne esistono tre tipi: Il primo, costituito da quelli che tu hai danneggiato, il secondo, da quelli che non ti sono amici senza motivo, il terzo, da quelli che sono intimi amici degli altri concorrenti. Per quanto riguarda quelli che hai danneggiato pronunciando un’orazione contro di loro per difendere un amico, scusati con loro chiaramente. Ricorda gli obblighi dell’amicizia, portali a sperare che tu ti occuperai con uguale zelo servizievole dei loro affari, se ti diverranno amici. Per quanto concerne quelli che non ti sono amici senza motivo, procura di allontanarli da quel loro deprecabíle comportamento rendendo loro servigi, o infondendo loro speranza di servigi o manifestando il tuo interessamento nel loro confronti. Per quanto riguarda quelli che hanno una certa avversione nei tuoi confronti a causa della loro amicizia con i tuoi avversari, cerca di accattivarteli con lo stesso metodo dei precedenti, e se potrai farlo credere, mostra di avere un atteggiamento benevolo nei confronti di quegli stessi tuoi avversari.
XI. 1.Dal momento che ho parlato abbastanza sul modo di crearsi amicizie, occorre parlare dell’altro aspetto della campagna elettorale, che consiste nell’accattivarsi il favore popolare: esso esige che si conosca il nome degli elettori, che li si blandisca, che li si frequenti, che ci si comporti in modo benevolo nei loro confronti, che si divenga famosi, che la nostra attività sia svolta con magnificenza.
2. In primo luogo procura che sia a tutti evidente l’impegno che ti assumi di conoscere i cittadini, ed accrescilo e perfezionalo giorno per giorno; mi sembra che niente renda tanto popolari e tanto ben accetti. In secondo luogo imprimiti nella mente che, quanto non è in te per natura lo devi simulare, così che tu sembri farlo naturalmente. Non ti manca l’affabilità, quella che si addice ad un uomo di carattere buono e dolce, ma in modo particolare ti è necessaria la lusinga, che, anche se nel resto della vita rappresenta un difetto vergognoso, è tuttavia indispensabile in una candidatura. In effetti essa è una colpa, quando adulando rende qualcuno peggiore, ma se lo rende più amico non deve esser tanto biasimata, ed è veramente inevitabile per un candidato, il cui atteggiamento, il cui volto ed il cui linguaggio devono essere mutevoli e devono adattarsi a tutti coloro che incontra.
3. Per quanto riguarda l’assiduità, non esistono precetti; la parola stessa dimostra in che cosa consista. E’ certo di grande giovamento il non allontanarsi, tuttavia il vantaggio dell’assiduità non consiste soltanto nell’essere a Roma e nel foro, ma nel comportarsi assiduamente da candidato, nel rivolgersi di frequente alle stesse persone, nel non correre il rischio, per quanto lo si possa fare, che qualcuno possa dire di non essere stato pregato da te, e pregato con insistenza e cura.
4. La generosità, poi, ha un largo campo d’azione: si manifesta nell’uso del nostro patrimonio che, pur non potendo giungere fino alla massa, tuttavia, se è apprezzata dagli amici, riesce gradita alla massa; essa si manifesta nei banchetti, e procura di darli tu e di farli dare ai tuoi amici, sia per invitati presi qua e là che tribù per tribù; si manifesta anche nel modo di rendere servigi, che tu devi estendere a tutti rendendoli tutti partecipi. Procura anche che si possa accedere a te giorno e notte, e che siano aperte non solo le porte della tua casa, ma anche le porte del tuo animo, e cioè il volto e l’aspetto; se esse fanno vedere che il tuo animo si cela e si occulta, importa poco che sia spalancata la porta di casa: gli uomini infatti non desiderano soltanto che vengano fatto loro delle promesse, soprattutto rivolgendosi ad un candidato, ma che siano promesse generose ed onorevoli.
5. Pertanto ecco un precetto di facile attuazione: ciò che tu dovrai fare, dimostra che lo farai con zelo e di buon grado; un altro precetto è di più difficile attuazione, e più adatto alle circostanze che a1 tuo carattere: ciò che tu non puoi fare, rifiutalo in modo affabile oppure non lo rifiutare; la prima è una caratteristica di un uomo buono, la seconda di un buon candidato. Infatti quando ci è richiesto ciò che non possiamo promettere seguendo l’onestà o senza nostro danno (come se qualcuno ci pregasse di intraprendere un processo contro un nostro amico), bisogna dire di no cortesemente, dimostrando gli obblighi dell’amicizia, e quanto ci sia di peso il rifiutare, convincendo che si porrà riparo a ciò in altre circostanze.
XII. 1.Io ho sentito uno raccontare, a proposito di certi oratori ai quali voleva affidare la sua causa, che gli era riuscito più gradito il discorso di chi gli aveva rifiutato il patrocinio, del discorso di chi l’aveva assunto. Così gli uomini si lasciano attrarre più dall’atteggiamento e dai discorsi che dalla realtà dello stesso beneficio. Ma questo precetto può ottenere la tua approvazione, l’altro è alquanto difficile farlo ammettere ad un Platonico quale tu sei; tuttavia provvederò a ciò che richiede la tua situazione. In effetti le persone, alle quali hai negato la tua assistenza per un qualche dovere di amicizia, possono tuttavia allontanarsi da te tranquille e serene; ma quelle a cui tu hai detto di no, dichiarando di essere impedito o dagli affari degli amici o da cause più importanti, o da cause assunte in precedenza, se ne vanno adirate, e tutte sono in una tale disposizione d’animo da preferire che tu dica il falso piuttosto che rifiutare la tua assistenza.
2. Gaio Cotta, un maestro nel brigare, era solito dire che egli prometteva a tutti i suoi servigì, purché non fossero contrari ai suoi doveri, e che li dedicava a quanti, secondo lui, lo potessero ricompensare nel modo migliore; egli per questo non diceva di no a nessuno, perché di frequente si presentava un motivo che impediva alla persona, alla quale aveva fatto una promessa, di approfittarne, di frequente accadeva che egli stesso fosse più libero di quanto pensasse. Diceva anche che non può avere la casa piena chi accetta soltanto quegli impegni che vede di poter attuare; che il caso può far sì che un affare su cui non contavamo risponda alla nostra aspettativa, e che un altro, che credevamo di avere nelle nostre mani, resti in sospeso per un qualche motivo; peraltro l’ultima cosa da temere è che si adiri la persona a cui si è mentito.
3. Questo rischio, se si fa una promessa, è incerto, lontano, limitato a pochi casi; se invece si dà un rifiuto, si possono creare con certezza inimicizie subito ed in gran numero; infatti sono molto più numerosi quanti chiedono di poter usufruire dei servigi altrui di quanti ne usufruiscono in realtà. E’ pertanto preferibile che talvolta qualcuno di loro si adiri con te nel foro che tutti immediatamente dopo a casa tua, soprattutto perché ci si irrita molto di più con quanti oppongono un rifiuto, piuttosto che con un uomo chiaramente impedito da un motivo tale, che nondimeno desidera compiere quanto ha promesso, se ha una qualche possibilità di compierlo.
4. E perché non sembri che io abbia deviato dallo sviluppo degli argomenti, discutendo di ciò in una parte riservata al favore popolare nella campagna elettorale, io sono convinto che tutto ciò riguarda non tanto l’interesse degli amici, quanto la fama che si acquista presso il popolo; anche se qualche precetto si ricollega e quel genere di atteggiamento, come il rispondere amabilmente, il dedicarsi con zelo agli affari ed ai rischi degli amici, tuttavia io tratto a questo punto dei mezzi con cui poter attrarre la massa, perché la tua casa sia piena nel cuore della notte, perché molti siano a te attratti dalla speranza di un tuo aiuto, perché si allontanino da te più amici di quanti si sono avvicinati a te, perché le orecchie del massimo numero di persone siano colpite dagli elogi.
XIII. 1.E’ ora la volta di parlare dell’opinione pubblica, di cui bisogna preoccuparsi in massimo grado. Ma quanto ho detto nella parte precedente della mia esposizione vale anche a divulgare la tua reputazione: la fama nell’eloquenza, l’attaccamento dei pubblicani e dell’ordine equestre, la simpatia dei nobili, la continua presenza dei giovani, l’assiduità di quelli che tu hai difeso, la folla proveniente dai municipi di persone chiaramente venute per te, i cittadini che dicono e pensano che tu li conosca bene, che ti rivolgi loro amichevolmente, che richiedi assiduamente i loro suffragi, che sei benevolo e generoso; la casa piena nel cuore della notte, l’assidua presenza di cittadini di ogni classe, la soddisfazione di tutti per le tue parole, di molti per la tua attività pratica, la tua opera abile ed incessante, tendente ad ottenere, nei 1imiti del possibile, non che la tua reputazione giunga attraverso queste persone al popolo, ma che il popolo per conto suo nutra i loro stessi sentimenti nel tuoi confronti.
2. Già ti sei conquistata la massa degli elettori urbani e l’attaccamento di quelli che tengono le assemblee popolari. riempiendo di onori Pompeo, accettando la causa di Manilio, difendendo Cornelio; bisogna che noi destiamo quella popolarità che sinora non ha avuto nessuno, senza ottenere nello stesso tempo la simpatia dei pìù illustri personaggi. Bisogna anche fare in modo che tutti sappiano che Gneo Pompeo ti è assai favorevole e che ha una grandissima importanza per la sua causa il conseguimento di quanto tu desideri.
3. Infine abbi cura che tutta la tua campagna elettorale si svolga splendidamente, che sia brillante, grandiosa, popolare, che abbia un aspetto ed un decoro straordinari, che anche, se è in qualche modo possibile, sorga nei confronti dei tuoi avversari un sospetto, appropriato al loro comportamento, o di colpa, o di lusso o di sperpero.
4. Ed in questa candidatura bisogna anche avere la massima preoccupazione che si nutrano buone speranze sulla tua politica ed un onorevole concetto della tua persona; e tuttavia, nella campagna elettorale, tu non devi intervenire negli affari dello Stato, né in Senato, né nell’assemblea, ma devi frenare questi disegni politici, perché il senato giudichi, sulla base del comportamento da te tenuto in passato, che tu difenderai la sua autorità, i cavalieri romani e gli uomini onesti e benestanti; dalla tua vita trascorsa, che difenderai il loro riposo e la loro tranquillità; la massa, poi, basandosi sul fatto che, limitatamente al discorsi, sei stato favorevole al popolo nelle assemblee ed in tribunale, che tu non sarai contrario ai suoi interessi.
XIV. 1.E’ questo ciò che mi viene in mente a proposito di quelle due meditazioni mattutine, che ti ho detto di fare ogni giorno scendendo al foro: ‘Sono un uomo nuovo, aspiro al consolato. Resta la terza: ‘Si tratta di Roma’, una città formata dal concorso delle nazioni, una città piena di tranelli, di inganni, di vizi di ogni genere, nella quale bisogna sopportare l’insolenza, l’astio, la tracotanza, l’odio ed il fastidio di molti. Io mi rendo conto che occorrono molta saggezza e molta abilità, vivendo in mezzo a tanti e tali vizi di uomini di ogni tipo, per evitare l’odio, la calunnia, i tranelli, e per essere l’unico uomo adatto ad una tale diversità di costumi, di discorsi e di voleri.
2. Perciò continua senza sosta a percorrere la via su cui ti sei incamminato, la supremazia nell’eloquenza: è questo che concilia a Roma la simpatia degli uomini, che li attrae, che li distoglie dal frapporre ostacoli o dal procurare danni. E considerato che è questo il difetto maggiore della nostra città, la quale, mentre si fa strada la corruzione suole dimenticarsi delle sue virtù e del suo dignità, sforzati di conoscerti bene a questo proposito, cioè di capire che tu sei uomo tale da poter suscitare negli avversari un timore grandissimo di un processo e dei rischi che esso comporta. Fa’ che essi sappiano che tu li sorvegli e li osservi; essi temeranno, oltre alla tua solerzia, oltre al tuo prestigio ed al vigore della tua parola, certamente anche l’attaccamento a te dell’ordine equestre.
3. Io non voglio che tu presenti ciò dinanzi ai loro occhi in modo che tu già dia l’impressione di preparare un’accusa, ma in modo da poter conseguire più facilmente lo scopo che ti prefiggi, servendoti di questo spauracchio. Adoperati veramente con tutto il tuo vigore e tutte le tue possibilità, perché riusciamo ad ottenere quello a cui aspiriamo. Io vedo che non esistono assemblee tanto infangate dalla corruzione, in cui alcune centurìe non votino gratuitamente per i candidati ai quali esse sono particolarmente legate.
4. Perciò, se dedichiamo alla questione l’attenzione che merita, se sappiamo suscitare il massimo impegno in quelli che ci sono affezionati, se riusciamo a distribuire dei compiti precisi tra gli uomini che ci appoggiano ed hanno influenza, se poniamo di fronte agli occhi degli avversari la prospettiva di un processo, se incutiamo paura ai compratori di voti ed in qualche modo freniamo i distributori di doni, può accadere che non vi sia più corruzione o che essa non sia più tanto sfrenata.
5. Questo è quanto io ho creduto, non di sapere meglio di te, ma di potere con maggiore facilità, a causa dei tuoi impegni, riunire in un tutt’uno ed inviarti, dopo averlo messo per iscritto. Anche se ciò è stato scritto in modo tale da non valere per tutti quelli che aspirano ad una carriera prestigiosa, ma per te in particolare e per questa tua campagna elettorale, tuttavia, se ti sembrerà necessario cambiare qualche cosa o toglierla del tutto, o se troverai delle dimenticanze, vorrei che tu me lo dicessi; io mi auguro infatti che questo sia ritenuto un manualetto di campagna elettorale esemplare sotto tutti i punti di vista.