di Roberto Gugliotta
La Procura di Messina dà prova di tempestività, a seguito di una laboriosa indagine – svolta, oltre che con i tradizionali metodi investigativi, anche con l’utilizzo di moderni sistemi tecnici di captazione – che ha consentito di accertare l’indebito percepimento di incentivi progettuali gestiti dal C.A.S. per attività di specifica competenza e mai portate a termine, ovvero esistenti solo sulla carta, e in forza delle quali venivano distribuite “a tavolino” somme di denaro non spettanti a un gruppo ristretto di dipendenti del consorzio. Qualcuno nella città più saccheggiata del Mondo parla di svolta epocale, su cui si può discutere, ma qui siamo ancora alle tavole rotonde, da vent’anni, allo sdegno e alla stigmatizzazione. E’ vero che la corruzione rappresenta un pericolo maggiore di qualche centinaio di tifosi con la testa più o meno rapata che gira indisturbato per le vie della città. E’ anche vero che il tifo violento porta la droga nelle curve dello stadio ma sono le gare presunte truccate che dovrebbero preoccupare: se questa è la base da cui ripartire per il rilancio di Messina siam davvero messi male. Frodi, trucchi, tangenti, complicità. Da anni e anni gira questo cerino che puzza e offende occhi e memoria, ma nessuno vuol saperne di prenderlo in mano o di spegnerlo. Ci dev’essere black out dell’informazione, non diamo la minima pubblicità. Spiegatelo ai cittadini onesti cosa nasconde questo universo… L’autostrada non la puoi percorrere altrimenti rischi l’incidente; a Piazza Cairoli non puoi fermarti per un gelato che prendi le botte; allo stadio succede quel che succede… e allora ditelo che siamo nella cacca. Folclore? Ragazzate? Non ne dovremmo parlare, noi della stampa? E perché? Non sono segnali piacevoli, anzi non sono certezze piacevoli, ma esistono. Non invoco repressioni ma una semplice applicazione del codice penale.