L’altra sera chiacchierando con mia figlia dicevo che alla fine leggere un qualsiasi libro fa sempre bene. Del resto lo scriveva Ferdinando Camon, “se non leggi non vivi”. La lettura è come una vaccinazione che agisce contro l’ignoranza, la disinformazione, il disinteresse per la vita politica, l’asocialità. E queste sono malattie gravi. La società dovrebbe avere tutto l’interesse a sconfiggerle, così “come ha interesse a sconfiggere il vaiolo o le altre malattie endemiche […]”. Addirittura, progredendo sempre più nella provocazione Camon scrive che,“colui che non legge non può essere un buon figlio, o buon padre, o marito, o cittadino, o buon elettore[…] decide male per sé e per i figli, esprime giudizi disinformati, è un danno per la democrazia”. (Ferdinando Camon, Se non leggi non vivi. 5. 5. 2010 Avvenire). Allora se leggere fa bene, certamente l’ultimo libro di Roberto Marchesini, di professione psicologo e psicoterapeuta, è un ottimo antidoto contro l’asocialità. Si tratta di un agile e provocatorio volumetto di appena 114 pagine, il titolo “Codice cavalleresco. Per l’uomo del terzo millennio”, pubblicato a gennaio di quest’anno da SugarcoEdizioni di Milano. Si legge facilmente tutto d’un fiato e fa molto bene soprattutto ai maschietti, perchè li invita ad intraprendere una vita più seria e soprattutto più responsabile.
Il testo di Marchesini sembra scritto proprio per rispondere al forte bisogno di senso, di ordine, che mancano oggi, visto i fatti di cronaca frequenti dove sono coinvolti maschi, compagni, mariti, che non riescono a vivere un rapporto equilibrato per esempio, con una donna.
Oggi si parla molto di crisi, si dà più risalto a quella economica, ma probabilmente quella più grave è la crisi morale. Infatti per Marchesini,“non è solo una ‘crisi dei valori’, come spesso si legge: l’edonista uomo occidentale contemporaneo sembra vivere in un vuoto morale. E’ libero di vivere secondo il proprio gusto, ma di questa libertà non sa che farsene”. Pertanto anche se possiede l’ultimo modello di smartphone, “si guarda intorno smarrito e angosciato”. E’ una crisi che coinvolge la vita dell’uomo occidentale,“caratterizzata da ansia, vergogna, paura, che si manifestano con sintomi fisici, di coppia, sessuali, lavorativi, relazionali”.
A questo uomo di oggi non viene fornito un orizzonte a cui tendere, un modello positivo di uomo al quale ispirarsi. Il problema dunque, è prettamente educativo, più che clinico. Del resto da tempo viviamo in piena emergenza educativa.
E se fino a qualche tempo fa il tipo umano prevalente era il cretino, lo stupido, oggi secondo Marchesini, si va oltre. Il tipo umano prevalente nel mondo occidentale è quello volgare. Anzi è il “selvaggio con telefonino”, come dice il giornalista Maurizio Blondet. Ricordiamo che l’Italia è il Paese dove si vendono più cellulari al mondo. Però nonostante questo non ci eleviamo a livello culturale anzi siamo agli ultimi posti nel mondo.
“Cosa avrà mai di così importante da comunicare – si chiede Marchesini – tutta questa gente (che ha due, anche tre cellulari)? In genere nulla: lo tiene in mano come un oggetto divertente, colorato, che si illumina se lo sfiori. Da qui la metafora di Blondet, che rimanda al selvaggio che si rigira tra le mani uno specchietto nel quale vede la sua immagine (il selfie)”.
L’altro simbolo dell’uomo volgare occidentale di oggi è il tatuaggio. Si fa a gara per ostentare qualche simbolo sul proprio corpo:“hanno come loro modello il guappo, il camorrista o, se più giovani, scimmiottano i neri delle gang statunitensi”. E le donne fanno ancora peggio, cancellano“ogni traccia di grazia e bellezza, ostentando porzioni sempre più intime del loro corpo che, invece di stimolare l’interesse erotico come vorrebbero (come farebbe una qualsiasi donna di strada), provocano disgusto e compassione”.
Marchesini continuando con il suo modo di scrivere tagliente e provocatorio ci tiene a precisare che questo tipo umano ha creato una subcultura, che ormai è diventata dominante,“che si è persino costituita in partito politico, pronta a governare l’Italia con la forza del nulla”. Quest’uomo che magari si compiace di non aver mai più letto un libro dopo la laurea,“sembra ormai incapace di qualsiasi forma di pensiero non dico metafisico, ma semplicemente intelligente, cioè capace di ‘leggere dentro le cose’, interrogarsi sul loro significato e sul suo valore”. Del resto quasi cinquant’anni fa Marcel De Corte, non aveva scritto, un ottimo libro, ancora attuale: “L’intelligenza in pericolo di morte”.
Per rimanere all’Italia, se prima eravamo la quarta potenza industriale del mondo, oggi nell’era della volgarità,non produciamo più niente. Marchesini fa una lunga citazione del filosofo spagnolo Ortega y Gasset, una analisi della società valida ancora oggi, sull’uomo-massa, eterno viziato, quell’uomo mediocre ha perso le più elementari saggezze. Tuttavia,“il prototipo umano odierno vive come gli pare e piace”, vive come“il bimbo viziato che è guidato esclusivamente dal proprio piacere, dal soddisfacimento immediato delle proprie passioni”. Praticamente è un uomo guidato, passivo, succube. Ovviamente questo comportamento si ripercuote sulla vita sociale, “che sembra diventata sempre più complicata”.
Le civiltà passate hanno sempre insegnato all’uomo che“egli è responsabile della propria vita, e che deve dominare e guidare le proprie passioni, per la prima volta nella storia dell’umanità essa insegna che l’uomo deve sottomettersi alle proprie pulsioni, consegnare ad esse il governo della propria vita”. Per esempio la civiltà medievale, durata oltre un millennio, si fondava su una serie di relazioni di fedeltà reciproca. Infatti,“nella civiltà contadina bastava la parola e una stretta di mano per sancire un accordo”. Oggi rispettare gli impegni presi, è una merce rara.“La menzogna sembra essere diventata la regola fondamentale delle relazioni. Mentono tutti: dal condominio al politico, al giornalista, al governante, al leader della potenza mondiale”.
Pertanto come bisogna vivere ce lo diceva bene Goethe:“Vivere secondo il proprio gusto è da plebeo; l’animo nobile aspira ad un ordine e a una legge”. Su questo insiste Marchesini:“l’animo nobile desidera una legge, non la rifiuta; considera la vita come disciplina, non come godimento. Noblesse oblige, la nobiltà obbliga, non svincola dai doveri”.
Allora serve un codice e Marchesini senza paura di passare per retrogrado ci offre quello del cavaliere. Ma prima ci regala una bella sintesi di cosa è stato veramente il cavaliere nella Storia. Essere nobili non significa “vivere di rendita” sulle spalle degli altri, senza lavorare. “[…]la nobiltà di spada, oltre a essersi guadagnata titolo e terre con il rischio della vita, in combattimento, usufruiva di quel mantenimento perché le toccava sacrificarsi in caso di pericolo”. Praticamente, “i contadini mantenevano si i nobili, ma per avere in cambio protezione e la salvezza della vita; i nobili erano sì mantenuti, ma perché era loro compito rischiare la vita per difendere chi si era a loro affidato”. Pertanto“la nobiltà – continua Marchesini – era un gravoso dovere, non un piacevole beneficio”. Cosa diversa invece era la nobiltà di toga. Questa, “dimostrando la sua volgarità, aspirava soltanto agli aspetti piacevoli della nobiltà, ignorando completamente la pericolosa contropartita”.
Del resto per Marchesini appartenere all’elite della società implica dei doveri nei confronti della società stessa. L’animo volgare non prende nemmeno in considerazione che la vita sia compito, dovere, sacrificio. Anzi guarda con sospetto ognuna di queste tre parole. Eppure sono state queste parole “il fondamento educativo che ha costruito l’Occidente così come lo conosciamo”.
Tuttavia una vita senza un fine, senza uno scopo, senza un significato è una vita grigia, vuota, impossibile da vivere. Secondo lo psichiatra Viktor Frankl, il principio che guida “l’esistenza delle persone non è il principio del piacere (come sosteneva Freud), e nemmeno la volontà di potenza (come affermava Adler), bensì la volontà di significato, la ricerca di uno scopo, di un senso nella propria vita”. Così sempre facendo riferimento a Frankl, l’uomo volgare occidentale di oggi,“immerso in un ‘vuoto esistenziale’, cerca di soffocare la propria angoscia nella ricerca del piacere”. La stella polare dell’uomo volgare, selvaggio, sembra essere un’esistenza immersa nella nebbia del piacere. L’unico scopo dell’uomo contemporaneo è di cercare ogni tipo di piacere. Divertirsi, che significa allontanarsi dallo scopo della vita, dal dovere, dal sacrificio. Allontanarsi dalla propria vocazione di uomo, dal proprio destino. Fa di tutto per raggiungere la liberazione sessuale, ma alla fine arriva alla schiavitù sessuale.
“Chi vive in modo edonistico -scrive Marchesini – non vive realmente come vuole (anche se magari non se ne rende conto); si accontenta di una vita anestetizzata”. Allora dobbiamo accontentarci di una dose quotidiana di anestetico, oppure possiamo avere di più? Ecco Marchesini ci propone una vita dove possiamo “realizzarci pienamente, mettere a frutto i nostri talenti senza seppellirli,essere orgogliosi di noi, invece di passare la vita a vergognarci”. Questa vita è possibile.“Ma abbiamo bisogno – come ha scritto Goethe – di un ordine, di una legge”. Ecco il “Codice cavalleresco”. Certo, il bambino viziato, il selvaggio con smartphone, l’edonista si metterà a ridire. Non importa, noi vogliamo vivere secondo un ordine e una legge, innanzitutto una vita con coraggio, con onore, con sincerità, con lealtà, con la cortesia, con franchezza, da veri sportivi. Sono questi i valori che contano, magari vengono pronunciati soltanto“nelle vecchie pellicole in bianco e nero della commedia all’italiana”. Ma sono gli unici, necessari se vogliamo vivere una vita di vera felicità.
Domenico Bonvegna
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