Il problema del precariato scolastico italiano rimane nella sua interezza. Anche all’indomani dell’annuncio, da parte del Miur, della raggiunta l’intesa tra ministero dell’Istruzione e ministero dell’Economia sull’attuazione sulla trasformazione di 15.100 posti dell’organico di fatto, assegnati ogni anno a supplenti, in altrettanti posti dell’organico di diritto da coprire con docenti di ruolo con contratti a tempo indeterminato. Il via libera alle assunzioni, quasi 10mila in meno di quelle date per sicure per mesi dal Ministero dell’Istruzione, non cambierà infatti di molto l’attuale situazione sulla cronica supplentite italiana.
“Prima di tutto – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – perché si abbatte solo del 15 per cento l’organico di fatto. Con decine di migliaia di posti che continueranno a rimanere vacanti e disponibili. Quindi, da assegnare tramite supplenze di lunga durata. A settembre, sperando che possa avere seguito l’auspicio della Ministra Valeria Fedeli, di avere tutti i docenti in cattedra il primo giorno del nuovo anno scolastico, ci ritroveremo infatti con 80mila cattedre assegnate a personale precario. Di queste, almeno 35mila saranno di sostegno. Rimane poi irrisolta la stabilizzazione del personale Ata, dimenticato dal piano straordinario delle immissioni in ruolo dell’ultima riforma Renzi-Giannini, come anche dal “potenziamento”, le cui ultime assunzioni risalgono a cinque anni fa, pur in presenza di oltre 30mila posti vacanti. Come continuano a essere nominati solo con contratti a tempo determinato gli educatori”.
La mancata soluzione del problema del precariato scolastico nazionale è anche confermata dal Consiglio d’Europa: nelle stesse ore in cui il Miur parlava di 52mila posti disponibili per le assunzioni, inglobando nella cifra anche il turn over e i posti non assegnati con la Buona Scuola, dal Consiglio d’Europa veniva ufficialmente pubblicata la presa in carico del reclamo collettivo Anief n.146/2017 a seguito di una serie di palesi violazioni della Carta Sociale Europea: il Consiglio d’Europa, in pratica, tramite il Comitato europeo dei diritti sociali l’accertamento, ha ritenuto pertinenti le osservazioni poste dal giovane sindacato, il quale ha avviato il reclamo partendo dal presupposto che con “la sentenza Mascolo” del 26 novembre 2014, punto 55, la Corte di giustizia Ue “ha confermato la fondatezza del diritto dei docenti e del personale ATA ad essere assunto a tempo indeterminato”: “decine di migliaia di docenti supplenti abilitati PAS e TFA, nonché decine di migliaia di supplenti del personale ATA, che avevano superato i 36 mesi di servizio anche non continuativo con mansioni equivalenti con lo stesso datore di lavoro pubblico MIUR, avevano diritto” pertanto alla stabilizzazione.
Inoltre, per contrastante la direttiva Ue 170 del 1999, “il Governo italiano – si legge nelle motivazioni del reclamo accolto – ha letteralmente nascosto decine di migliaia di cattedre su posti vacanti e disponibili (supplenze annuali fino al 31 agosto ai sensi dell’art.4, comma 1, della legge n.124/1999), trasformandole in ‘organico di fatto’ fino al termine delle attività didattiche (30 giugno), per impedire la realizzazione del piano di stabilizzazione del precariato scolastico ‘storico’ che lo stesso Governo aveva costruito”. Sottolineando che “i più penalizzati sono stati i docenti abilitati PAS e TFA, con più di 36 mesi di servizio, che non hanno avuto dalla legge n.107/2015 nessuna possibilità di immissione in ruolo, non essendo inseriti nelle GAE ma soltanto nella II fascia delle graduatorie di istituto o di circolo”.
“Su questo punto – commenta ancora il presidente Anief – il Governo ha poi tentato di risolvere il problema, tramite le leggi delega, introducendo le inutili Grame, le nuove graduatorie regionali, che si aggiungono alle già numerose graduatorie presenti nella scuola italiana: le GaE, quelle di merito, d’Istituto e le messe a disposizione. Sarebbe bastato, invece, aggiornare le GaE annualmente, fare incontrare domanda e offerta, assumendo finalmente su tutti i posti trasformati da organico di fatto a organico di diritto, utilizzando al massimo il doppio canale di reclutamento e cominciare ad assorbire anche da graduatoria d’istituto in tutti quei casi in cui le GaE fossero esaurite. La soluzione non era questa e ora i nodi vengono al pettine”, conclude Pacifico.
Quella del Consiglio d’Europa, inoltre, è l’ennesima presa di posizione, contro la supplentite italiana, che arriva da Bruxelles: anche a fine marzo, il concetto è stato ribadito da Cecilia Wikström, Presidente della Commissione per le Petizioni del Parlamento Europeo, al termine del confronto tra le parti interessate sulla mancata adozione della Direttiva Ue sulla stabilizzazione del personale pubblico con 36 mesi di servizio svolto. Dopo le posizioni espresse anche dai legali Anief, la Presidente "si è detta fortemente delusa delle giustificazioni mosse dai rappresentanti italiani”; ha chiesto loro formali e dettagliati ragguagli, da presentare subito dopo l’estate, all’interno di un’adunanza plenaria per il Parlamento Europeo.
Nel frattempo, sempre più docenti si rivolgono al giudice del lavoro: solo nell’ultimo mese, l’operato dell’Anief ha prodotto oltre 500 sentenze favorevoli che hanno prodotto più di 4 milioni di euro di risarcimenti a favore dei lavoratori, anche di ruolo, a cui lo Stato ha negato l’assunzione, oppure l’ha ritardata oltre modo, o ancora negando loro quegli scatti di anzianità che invece la Corte di Cassazione ha ribadito di recente che vanno applicati anche a tutto il personale.
Anief ricorda che sono ancora aperti i ricorsi per essere stabilizzati (coloro che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio), per vedersi assegnati gli scatti di anzianità del personale di ruolo, anche durante il periodo di precariato (come confermato dalla Cassazione già nel 2015), per ottenere le mensilità di luglio e agosto in tutti quei casi (purtroppo tanti) in cui ai docenti si assegna una supplenza annuale fino al 30 giugno dell’anno successivo, anziché sino al 31 agosto, pur in presenza di posti a tutti gli effetti vacanti e privi di titolare. Sempre più tribunali, del resto, continuano a dare ragione alla linea del giovane sindacato e alla sua continua battaglia a favore dei precari.