In questi giorni sul palcoscenico della politica locale continua a consumarsi un dramma a tinte fosche che riguarda il destino di centinaia di lavoratori della MessinAmbiente, e dell’igiene cittadina, sul quale si è già detto di tutto, ed il contrario di tutto.
Quello che desta, però, ulteriori elementi di preoccupazione è l’uscita programmatica dell’amministratore delegato della nuova società "Messinaservizi BeneComune" Ginatempo, che invece di provare a immaginare una strategia produttiva adattabile alla realtà economico sociale nella quale dovrà operare, pensa di importare un modello ben funzionante in un’area geografica completamente differente dalla nostra, quella del trevigiano, ma assolutamente non importabile alle nostre latitudini per mancanza delle necessarie infrastrutture.
L’amministratore immagina una raccolta differenziata spinta al massimo,senza considerare che il problema non è la raccolta che, con un po’ di buona volontà, può essere incrementata, ma la mancanza del sistema di smaltimento. Infatti il materiale raccolto in maniera differenziata, purtroppo, non può che finire, in gran parte, in discarica, per mancanza di quella filiera della trasformazione, che nel nordest è garantita da una miriade di industrie diffuse sul territorio, nonché da una capillare presenza di termovalorizzatori per il trattamento del secco non riciclabile.
A tal proposito, non più di un paio di settimane fa l’Ing. Cocina, il Dirigente Regionale preposto all’implementazione della raccolta differenziata, prospettava la necessità di conferire in discarica perfino il rifiuto organico (umido), che aveva superato la soglia di quantità trattabile in loco.
Purtroppo è necessario ribadire che il collo di bottiglia del sistema siciliano è costituito dall’assoluta carenza di impianti di smaltimento ad eccezionedelle discariche, che rappresentano il sistema meno sostenibile dal punto di vista ambientale ed anche criminale. Per cui anche se per miracolo si riuscisse a raggiungere in Sicilia una percentuale di differenziata dell’85 per cento, come a Treviso, buona parte dei rifiuti li lasceremmo comunque in eredità ai nostri figli.
Piuttosto che ipotizzare soluzioni miracolistiche alla “rifiuti zero”, realizzabili forse altrove, ma utopistiche alle nostre latitudini,il responsabile di Messinaservizipotrebbe illustrarci, ad esempio, come pensa di ripulire la città, restituendole il decoro perso in quattro anni di amministrazione Accorinti, o come intenda mantenere l’equilibrio tra economia e livelli occupazionali,ridefinendo servizi e redistribuendo personale.
Ci basterebbe già solo questo.