Indietro a tutta forza. Così possiamo commentare la riforma del processo penale approvata dal Parlamento. Si aumentano le pene, si allungano i processi e per le intercettazioni tutto rimane come prima.
Scriveva Cesare Beccaria nel 1764 che "non è l’entità della pena che ha funzione deterrente ma la certezza della pena stessa". Sono passati 251 anni ma i nostri legislatori non hanno appreso la lezione e continuano ad aumentare le pene. La nostra Costituzione, all’art.111, sancisce la ragionevole durata dei processi. Invece, si e’ approvato l’aumento dei termini di prescrizione: si arriva, anche, a 20 anni.
Per le intercettazioni tutto è rimesso nelle mani del magistrato. In sostanza non cambia nulla.
Due anni e mezzo di discussioni, inutili e dannose, che riportano il Paese indietro di qualche centinaio d’anni.
Affonda la Giustizia.
Primo Mastrantoni, Segretario Nazionale Aduc