I conti bisogna saperli fare e c’è chi non li ha fatti, pensando solo alla caccia di voti. Così, tutta la vicenda "vitalizi", dopo migliaia di pagine di giornali e ore televisive, sta per vivere un esito grottesco.
Vediamo di capire.
Premettiamo che i vitalizi sono stati aboliti nel 2012, cinque anni fa. Il sistema dei vitalizi, in vigore prima del 2012, si basava sul calcolo retributivo, vale a dire che era quantificato su una percentuale dello stipendio (indennità) dei parlamentari, metodo che riguarda, anche, il 90% delle pensioni dei comuni cittadini.
Passare dal sistema retributivo al contributivo (tanto versi tanto ottieni), come indica la proposta del PD, appoggiata dal M5S, significa conformarsi alla legge n. 335 del 1995, considerando i parlamentari come lavoratori dipendenti e trasferendo le relative competenze all’Inps.
Questo sistema prevede che una quota per la pensione la versi il lavoratore e una parte il datore di lavoro, nella proporzione di 1 a 2,75, il che significa che ad 1 euro versato dal lavoratore ne corrisponde un analogo versamento del datore di lavoro, pari a 2,75 euro.
Nel caso dei vitalizi, il "datore di lavoro" è il Parlamento, che nel tempo non ha versato alcun contributo previdenziale perchè è stato pagato solo dal parlamentare.
Questo significa che, analogamente a quanto avviene per i lavoratori dipendenti con il sistema contributivo, ad un euro versato dal parlamentare devono corrispondere 2,75 euro, quale contributo, pluriennale, del "datore di lavoro", che è il Parlamento.
Il Parlamento dove preleva i soldi? Dallo Stato, cioè dalle casse pubbliche, ovvero dalle tasche del contribuente.
Il risultato sarà che il cittadino contribuente dovrà tirare fuori dalle proprie tasche i soldi per pagare la nuova pensione dei parlamentari.
Grottesco!
Quel che stupisce è l’approssimazione con la quale il PD, che è partito di governo, abbia depositato, e fatto inserire all’ordine del giorno della Camera dei Deputati, una proposta di legge senza aver valutato gli aspetti economici, senza stabilire la copertura finanziaria e senza attendere la stima dei costi richiesta dai membri della commissione Bilancio che, tra l’altro, hanno espresso una serie di dubbi, relativamente al passaggio dei vitalizi al sistema contributivo, che "potrebbe risultare più onerosa dell’attuale sistema pensionistico".
Per tutta risposta i deputati del M5S hanno protestato per un presunto tentativo di affossamento della proposta di legge da parte dello stesso PD. Poveretti: la verità è che tanto il M5S, quanto il PD, hanno sbandierato il sistema contributivo per i parlamentari senza neanche sapere quanto è destinato a costare alle casse dello Stato (cioè al contribuente).
Insomma, i vitalizi non esistono più da 5 anni, mettere le mani su quelli passati comporterebbe un ulteriore esborso di denaro pubblico, cioè del contribuente.
La demagogia è controproducente, improduttiva, mina la credibilità e porta alla disaffezione, che è la vera vincitrice di queste ultime elezioni.
Primo Mastrantoni, Segretario Nazionale Aduc