IL LIBRO BIANCO SULLA FINI-GIOVANARDI

Secondo il Rapporto Mondiale sulle droghe delle Nazioni unite (World Drug Report) oltre 250 milioni di persone hanno usato sostanze stupefacenti nel mondo nel 2016. Di questi 29.5 milioni, lo 0,6% della popolazione adulta mondiale ha avuto un problema di salute, compresa la dipendenza, con le sostanze scadenti controllate dal mercato illegale.
La repressione e il proibizionismo hanno dunque fallito, nel mondo come in Italia, dove alla sentenza della Corte costituzionale del 2014, che ha cancellato gli aggravamenti imposti dalla cosiddetta ‘Regge Fini-Giovanardi’ (che equiparava le droghe pesanti a quelle leggere) non hanno fatto seguito ulteriori modifiche dell’impianto repressivo e sanzionatorio che ispira l’intero Testo Unico sulle sostanze stupefacenti noto come Jervolino-Vassalli.
“Il sistema di repressione penale e amministrativo continua ad essere al centro dell’applicazione della normativa italiana sulle droghe", affermano in una nota i redattori del documento "Libro Bianco sulla Fini-Giovanardi – Dati, politiche e commenti sui danni collaterali del Testo Unico sulle droghe”, promosso dal Cartello di Genova e presentato questa mattina insieme ad Associazione Luca Coscioni alla Camera dei deputati, in occasione della giornata internazionale contro il narco-traffico.
“Il Libro offre dati che confermano la urgente necessità di rilanciare una riforma complessiva della legislazione in materia di sostanze stupefacenti e di ripensamento generale delle politiche che ne derivano" ha affermato Filomena Gallo, Segretario dell’Associazione Luca Coscioni – restano enormi le implicazioni penali e di salute pubblica”
"A fronte di una riforma chiaramente a favore della legalizzazione della cannabis da parte di stati USA, la patria della ‘guerra alla droga’, in Italia il progetto di riforma della legge sugli stupefacenti si è bloccato" ha detto Marco Perduca, della giunta dell’Associazione Luca Coscioni e coordinatore della campagna Legalizziamo.it che a marzo scorso ha partecipato alla Commissione Droghe delle Nazioni unite, "che, come sostiene Renzi, non ci siano i numeri è un’opinione che va confrontata coi fatti. Si voti!".
"Dalla semina americana al deserto italiano" è il titolo scelto per la presentazione del volume frutto del lavoro di esperti de la Società della Ragione, Forum Droghe, Antigone, CNCA, con il contributo della CGIL della Comunità di San Benedetto al Porto, il Gruppo Abele, Itaca, ITARDD, Lega CoopSociali e LILA oltre che dell’Associazione Luca Coscioni.
APPROFONDIMENTO: I NUMERI DELLA FOLLE REPRESSIONE DIFFUSI DAL LIBRO BIANCO
Nel 2016 tornano ad aumentare le presenze in carcere, dopo alcuni anni di diminuzione, e torna ad aumentare la percentuale di detenuti per violazione della legislazione sulle droghe. Possiamo quindi ribadire che la legislazione sulle droghe e l’uso che ne viene fatto sono decisivi nella determinazione dei saldi della repressione penale: la decarcerizzazione passa attraverso la decriminalizzazione delle condotte legate alla circolazione delle sostanze stupefacenti così come le politiche di tolleranza zero e di controllo sociale coattivo si fondano sulla loro criminalizzazione.
Nelle carceri
Il 43,26% dei detenuti in Italia è per violazione della legge sulle droghe
17.733 detenuti presenti in carcere al 31 dicembre 2016 lo erano a causa dell’art. 73 del Testo unico che punisce la produzione, il traffico e la detenzione di droghe illecite. Si tratta del 32,52% del totale: un detenuto su tre è imputato/condannato sulla base di quell’articolo della legislazione sulle droghe. A questi si aggiungono 5.868 ristretti per art. 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope), il 10,74% del totale, in calo rispetto al 2015. Ma mentre i “pesci piccoli” tornano ad aumentare, i consorzi criminali continuano a restare fuori dai radar della repressione penale.
– 13.356 dei 47.342 ingressi in carcere nel 2016 sono stati causati da imputazioni o condanne sulla base dell’art. 73 del Testo unico. Si tratta del 28,21% degli ingressi in carcere: dei 1519 ingressi in più in carcere rispetto all’anno precedente, il 70% (1072) è dovuto a condanne o accuse di produrre, vendere o detenere droghe proibite. Si inverte il trend discendente attivo dal 2012 (adozione della famosa sentenza Torreggiani e dall’adozione di politiche deflattive della popolazione detenuta) e così torna ad aumentare anche la popolazione detenuta.
– 14.157 dei 54.653 detenuti al 31/12/2016 sono tossicodipendenti. Il 25,9% del totale, in costante aumento da alcuni anni.
Le segnalazioni e le sanzioni amministrative del consumo di droghe illegali
Dopo il vistoso calo del 2015 tornano ad aumentare le persone segnalate al Prefetto per consumo di sostanze illecite: da 27.718 a 32.687 (+17,92%) con una impennata delle segnalazioni dei minori (+237,15%). Aumenta sensibilmente anche il numero delle segnalazioni (da 32.478 a 36.795, +13,29%).
Si conferma marginale il peso della vocazione “terapeutica” della segnalazione al Prefetto: solo 122 persone vengono sollecitate a presentare un programma di trattamento socio-sanitario; 9 anni prima erano 3.008. Le sanzioni amministrative riguardano invece il 40,25% dei segnalati. La segnalazione al prefetto dei consumatori di sostanze stupefacenti ha quindi natura principalmente sanzionatoria.
La repressione colpisce per quasi l’80% i consumatori di cannabinoidi (78,98%), seguono a distanza cocaina (13,68%) e eroina (5,35%) e, in maniera irrilevante, le altre sostanze. Dal 1990 1.164.158 persone sono state segnalate per possesso di sostanze stupefacenti ad uso personale; di queste il 72,57% per derivati della cannabis.
Le misure alternative
Nonostante un leggero aumento delle misure alternative alla detenzione in corso, e nonostante il pur lieve aumento, nel loro ambito, degli affidamenti in prova al servizio sociale, gli affidamenti terapeutici per dipendenti da sostanze, sono leggermente diminuiti al termine del 2016, e costituiscono il 23,35% del totale degli affidamenti e il 12,77% delle misure alternative in corso alla fine dell’anno.
Le violazioni dell’art. 187 del codice della strada
Sono significativi i dati rispetto alle violazioni dell’art. 187 del Codice della Strada, ovvero guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti. I dati interamente disponibili della Polizia Stradale (2015) indicano che solo lo 0,39% dei conducenti coinvolti in incidenti stradali risulta positivo ai test antidroga. Nel 2016 solo lo 0,83% delle persone controllate a seguito di incidente stradale risultava positivo ai test, non si conoscono i dati relativi al totale degli incidenti per comparare la percentuale con il 2015.
Rispetto al nuovo protocollo operativo della polizia stradale attivo dal 2015 – che prevede l’effettuazione di test di screening sulla saliva direttamente su strada – si è rilevato come nel 2016 su 17.565 controlli l’1,22% dei conducenti fermati è risultato positivo ad almeno una sostanza stupefacente, in calo rispetto all’1,42% della campagna 2015 (su 14.767 conducenti fermati). Da notare come nel 2016 oltre il 30% dei conducenti risultato positivo al test salivare sia poi stato “scagionato” dalle ulteriori analisi di laboratorio (nel 2015 i falsi positivi furono il 21%).
Effetti economici della legalizzazione della cannabis
Il Libro bianco contiene un saggio dell’economista Marco Rossi (Dipartimento di Scienze Economiche e Sociali, Università La Sapienza, Roma) che sviluppa argomenti già introdotti nel suo precedente scritto del 2013. Per Rossi le implicazioni economiche della regolamentazione della cannabis, assumendo una regolamentazione e tassazione simile a quella del tabacco, consumi costanti e assenza di esportazioni e/o turismo da cannabis sarebbero le seguenti:
– imposte sulle vendite: 3 miliardi di euro;
– Imposte sul reddito: 200/300 milioni di euro
– Diminuzione spesa pubblica sulla sicurezza: 600 milioni di euro
Per un impatto complessivo sui conti pubblici di circa 4 miliardi di euro. A questi si aggiungerebbero una probabile riduzione, non stimabile, dei costi sanitari ed un miglioramento dei conti economici nazionali derivante dalla sostituzione delle importazioni illegali con coltivazione nazionale per circa 500 milioni di euro. Una regolamentazione restrittiva della cannabis non avrebbe ricadute occupazionali particolari, se non la sostituzione/emersione dei posti di lavoro illegali per massimo circa 75.000 unità, con saldo occupazionale addirittura negativo (gli spacciatori sono stimati in circa 100.000 unità). In caso di un regime meno restrittivo, sul modello olandese, si potrebbe invece ipotizzare fino a 300.000 nuovi addetti nei coffe-shops da aggiungersi ai 75.000 impegnati nella produzione.