I carri armati e le truppe austriache ai confini del Brennero… è quanto paventato dai nostri fratelli di Innsbruck e Vienna che parlano la stessa lingua degli altrettanti nostri fratelli di Bolzano e di Zurigo. Certo con gli ultimi siamo -istituzionalmente- un po’ meno fratelli, ma e’ innegabile che lo siamo. Vorrebbero impedire la loro invasione da parte dei 150 (secondo il ministero italiano dell’Interno) immigrati all’anno che cercano di passare quel confine. Nell’Europa 2017. I ricordi di Francesco Giuseppe e il suo impero austro-ungarico e quello lombardo-veneto del secolo 1800, sono solo storia. Si’, proprio “solo”. Perche’, a dispetto di molti che, quando non sanno leggere e capire il presente, ripropongono il motivetto dei corsi e ricorsi storici, la potenza austriaca e’ solo ed esclusivamente storia. Certo Adolf Hitler nacque in Austria, cosi’ come Benito Mussolini nacque in Romagna e Iosif Stalin nacque in Georgia (l’elenco di sanguinari dittatori sarebbe lungo…), ma questo non ci ha portato a rendere demone ogni nato in quel territorio; anzi: dovremmo essere piu’ comprensibile per aiutarli a essere umani quando sono circondati da tanti stupidi che fanno della terra natia motivo di identita’ conflittuale, onorifica o demonizzante.
E quindi i governanti dei nostri fratelli Otto e delle sorelle Ingrid si sentono a secco. Gli prude il fatto che sul territorio dove governano (per concessione dei vincitori della Seconda Guerra Mondiale del secolo scorso) non hanno avuto da quasi settanta anni la possibilità di mostrare a se stessi quanto sono forti, machi e armati. Ed eccoli lì sulla frontiera/non-frontiera (spazio di Schengen vigente) a farci capire che c’è ancora tanto lavoro da fare. Sì, lo sappiamo, si sentivano orfani di nazionalismo e militarismo e non hanno trovato di meglio da fare che non rendersi ridicoli a se stessi, all’Europa e al mondo; immaginiamo che chi ha ha avuto questa “bella pensata” non ci dormiva la notte, magari pensando come sfruttare la situazione per cercare di rendersi piu’ popolare, ignari del fatto che sono sempre meno coloro che abboccano ad esternazioni del genere -anche se chiassosi, smanettoni sui social-network, ben “ammanicati” in alcuni media.
Di conseguenza i riti sembrano essere quelli che abbiamo letto sui soliti libri di storia quando, nei secoli scorsi in casa nostra (Europa) si leggeva che, a fronte di qualche dispetto o fraintendimento o presunta mossa strategica, per la rottura della pax-diplomatica: cioe’ “il ministro italiano convoca l’ambasciatore” e altre amenita’ da film, per l’appunto, su Francesco Giuseppe.
No! Non ci stiamo e non dobbiamo lasciar correre come se -frutto di elucubrazioni notturne- fossimo in presenza di una qualche svista (giustificazione diplomatica tipica in casi del genere….).
Cioè: Tu, Austria, il Paese il cui presidente è Alexander Van der Bellen, che e’ stato pure riconfermato dopo che, per il ricorso del suo avversario ha portato dopo sei mesi alla ripetizione del voto, Tu, Austria ti metti a fare una cosa del genere? Bene, proprio perche’ siamo in democrazia e ci piace mangiare e fare le passeggiate e fare l’amore e fare business e sognare e vivere il futuro con Otto e Ingrid, non ci basta che chiediate scusa, ma dovete pagare dei soldi. In democrazia funziona cosi’: dovete mettere nella cassa comune dell’Unione un po’ di soldi che poi tutta l’Unione deve utilizzare per diventare migliore. Con questo metodo tutto e’ piu’ serio e tutti lo capiscono meglio. E’ per il nostro bene -italiano, austriaco, europeo. Cosi’ a nostro avviso si rispettano le regole, il bon-ton e si costruiscono gli Stati Uniti d’Europa.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc