Il Senato ha approvato in via definitiva la legge elettorale. A marzo 2018, o quando sarà, voteremo con un sistema approvato meno di un anno prima della consultazione elettorale. Tempistica censurata dal Consiglio d’Europa, un’organizzazione cui l’Italia partecipa; ma ciò è il meno per i nostri governati e legislatori, abituare a vivere in "flagranza di reato". Mettiamo da parte questo (non secondario) aspetto e tralasciamo pure le critiche su rappresentatività, governabilità, ecc. ecc. Scansiamo anche le simulazioni sulla composizione delle Camere, utili come i capezzoli del cinghiale maschio. Andiamo al sodo: che cosa cambierà? Poco, forse niente. Quello che serve è un cambio di rotta su una serie di argomenti che vengono tenuti vilmente in disparte: libertà economiche, testamento biologico, fine vita, diritto di cittadinanza, adozioni, legalizzazione delle droghe leggere, scioglimento del matrimonio, ecc. ecc. ecc. Temi che riguardano tutti e sui quali bisognerebbe intervenire liberando le persone dal giogo dello Stato paternalista (o peggio, etico). Mutamenti dell’agenda politica che una legge elettorale può certamente aiutare; il cambiamento, però, non parte dalla legge, ma da chi le fa. E la situazione non è buona. La matita è pronta; speriamo, dubitando della speranza, di poterla usare per il meglio.
Alessandro Gallucci, legale, consulente Aduc