Ripensare l’Europa? I vescovi ci aiutano

Domani la Commissione delle conferenze episcopali dell’Unione europea (Comece) si ritrova per “Ripensare l’Europa”, come dice il titolo del loro convegno, a 60 anni della firma dei Trattati di Roma che hanno istituito la Comunità economica Europea. “È nostra esperienza e anche il Papa ci ha detto la stessa cosa, che i politici sono alla ricerca di orientamenti per il futuro dell’Europa. La crisi è esistenziale. Lo abbiamo visto con la Brexit, con il dilagare dei nazionalismi, con la questione della zona Euro. Sono tutte questioni di non facile soluzione, pertanto occorrono orientamenti forti e nuovi per l’avvenire dell’Europa”. Al convegno e’ prevista la partecipazione anche di papa Francesco.
Ovviamente ci fa piacere, e riteniamo che sia utile, che i vescovi siano preoccupati delle istituzioni europee, ma cogliamo l’occasione per ricordare alcuni aspetti che, invece, non sono pienamente considerati nei rapporti con l’istituzione religiosa. Quest’ultima dovrebbe parlare solo ai propri fedeli, mentre con le istituzioni dovrebbe correlarsi solo rispetto ai propri spazi d’azione, in ottemperanza alle varie norme di liberta’ e finanziamento previsti. Ogni fedele, anche decisore europeo, può avere la fonte d’ispirazione che piu’ ritiene opportuna. Altra cosa e’ quando l’istituzione religiosa in quanto tale si rapporta con le istituzioni non religiose (come l’Unione) per far si’ che vengano prese alcune decisioni piuttosto che altre. E’ in gioco la liberta’ delle nostre istituzioni e l’equita’ dei rapporti con qualunque confessione religiosa, tra le basi fondanti della nostra Unione e di tutti gli Stati che vi appartengono. Libertà che è tale visto che i diversi tentativi -prima e dopo l’approvazione della Costituzione europea **- per ingabbiare la stessa nelle “radici giudaico-cristiane del nostro continente” non sono mai andati a buon fine. Il processo di “ripensare l’Europa” e’ complesso e al momento ancora in alto mare. Bene che i vescovi ci diano un contributo. Noi, che non siamo un’istituzione, ma organizzazione di cittadini utenti e consumatori, leggeremo con attenzione le riflessioni dei vescovi, e ne faremo tesoro per tutte le occasioni in cui contribuiamo al nuovo modello europeo, post-Brexit e non solo.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc