Due novità si evidenziano con la rivoluzione sessuale del Gender, la prima: per la prima volta nella storia si vuole modificare le categorie sessuali di uomo e donna utilizzando strategie politiche e misure legislative. La seconda novità, questo progetto rivoluzionario viene portato avanti da una minoranza, una elites al potere che dall’alto intende modificare e plasmare tutta la società intera. Tutto questo“accade oggi sotto ai nostri occhi e su scala mondiale”, lo sostiene la giornalista sociologa tedesca Gabriele Kuby nel suo saggio, “La Rivoluzione sessuale globale”, sottotitolo: “Distruzione della libertà nel nome della libertà”, edito a settembre 2017, da Sugarco. E’ una battaglia che“viene portata avanti con il pretesto della parificazione tra uomo e donna, cosa che in realtà si rivela una strategica tappa intermedia”. Da 150 anni si lotta per i diritti della donna, e certamente c’erano dei buoni motivi per lottare. Tutto è cambiato quando si è passati all’”autodeterminazione sessuale” della donna, con la legalizzazione della contraccezione e dell’aborto. Questo fattore ha dato il colpo mortale al cristianesimo e alla cultura occidentale. Simone de Beauvoir aprì la strada verso il femminismo radicale con la sua celeberrima frase: “Donna non si nasce, lo si diventa”. Ben presto dall’equiparazione dei sessi si passò alla guerra al matrimonio, alla famiglia, ai bambini, alla donna come madre per giungere alla totale deregolamentazione della sessualità.“Dichiararono guerra – scrive la Kuby – a tutto ciò che a loro, in quanto lesbiche, era negato”. Inoltre,“lottarono per produrre una trasformazione sociale che le avrebbe finalmente liberate dalla non-normalità, per mezzo della decostruzione dell’identità sessuale bipolare di uomo e donna e dell”etrosessaulità obbligatoria’”.
Per questa rivoluzione si utilizzò una parola magica: il Gender. Il vecchio termine sesso, doveva essere sostituito, perchè alla domanda: “Di che sesso sei?”, si potevano dare due risposte: maschio o femmina. Pertanto il termine Gender, viene adottato per “rendere insignificante”, “destabilizzare” e “decostruire” la bipolarità sessuale attraverso la lotta politica.
La principale ideologa della teoria gender è Judith Butler, lesbica che sente la bipolarità sessuale come una prigione, una limitazione della libertà, come una discriminazione imposta dalla natura. La sua esperienza la porta a interpretare a volte il ruolo maschile e a volte quello femminile. Il suo testo uscito nel 1990,“Gender Trouble, Femminism and the Subversion of Identity”, è il caposaldo dell’ideologia gender. Sostanzialmente da quello che si legge nel suo testo, la Butler sovverte l’ordine sessuale con “un linguaggio filosofico artificiale, con l’obiettivo di scuotere le fondamenta dell’ordine umano attraverso la ‘confusione sovversiva’ e ‘la moltiplicazione delle possibilità di genere’”.
Secondo la Kuby la Butler si è “congedata dalla realtà”, anche se cerca di coprire le sue teorie con termini difficili da capire. Il sesso è qualcosa che si materializza nel tempo, attraverso la ripetizione forzata di norme regolative.“In parole povere: non esistono affatto gli ‘uomini’ e le ‘donne’. Il sesso è una fantasia, qualcosa a cui crediamo solo perchè ci è stato ripetuto molto spesso. Il genere non è associato al sesso biologico, che non riveste assolutamente alcuna importanza; il genere emerge perché viene generato attraverso il linguaggio e perché le persone credono a ciò che viene loro ripetuto in modo costante”. Allora bisogna emanciparsi dalla “dittatura della natura”. Non ci sono più due sessi, bensì tanti generi quanti sono gli orientamenti sessuali. Con la Butler entra il termine queer, dove le persone sono totalmente libere di autoinventarsi il sesso preferito.
Pertanto scrivevo all’inizio che questa agenda rivoluzionaria sessuale viene condotta da esigue minoranze di potere. E questo è paradossale secondo la Kuby, perché nel passato, le rivoluzioni nascevano dal basso, almeno così si pensava. Le masse, scontente di essere sfruttate e oppresse, vogliono cambiare il sistema con la forza. Altro particolare da rilevare per la Kuby è che le rivoluzioni che nascevano per ottenere maggiore libertà e un futuro utopisticamente migliore, regolarmente sono approdate, nella maggior parte dei casi, a sistemi dittatoriali governati dalle stesse elites rivoluzionarie.
Dunque,“la rivoluzione sessuale in atto, che coinvolge e modifica tutti gli ambiti della vita, è – al contrario – una rivoluzione top-down: parte dalle elites di potere che operano su scala mondiale”.
“Con la caduta del Muro di Berlino nel 1989, il mondo occidentale pensò di essersi congedato dalle forme di governo totalitarie”. Analizzando la teoria del Gender scopriamo che ci sono altre forme di totalitarismo, espresse da attivisti agguerriti che portano avanti una nuova etica globale. E’ interessante la tabella, tra i nuovi contenuti della postmodernità e quelli vecchi appartenenti all’Etica giudeo-cristiana, proposta da Marguerite Peeters nel suo testo, “The Globalization of the Western Cultural Revolution. Key Concepts, Operational Mechanism (2007) . Queste elites non sono formate dai governi nazionali, ma da “minoranze non legittimate che hanno giocato un ruolo fondamentale dall’inizio alla fine del processo rivoluzionario. Esse hanno assunto il ruolo di punte di lancia, pionieri, lobbisti, manipolatori delle coscienze, costruttori di consenso, moderatori, partner, ingegneri sociali e soggetti operativi, autorità di vigilanza e trionfatori della nuova etica”. Continua la Peeters,“L’autorità legittima dei governi viene di fatto redistribuita a gruppi di interesse, che non solo non hanno ricevuto alcuna legittimazione, ma che spesso perseguono obiettivi radicali”. Tuttavia,“si presentano come ‘esperti’, ma in verità sono lobbisti di alcune minoranze radicali, che impongono i loro interessi a spese del bene comune”. Pertanto“le minoranze radicali delle femministe e degli omosessuali giocano un ruolo fondamentale nell’imposizione globale della nuova etica”. Il loro obiettivo è quello di ridurre la popolazione mondiale attraverso lo smantellamento delle norme sessuali.
Infatti,“per affossare la tradizione culturale e religiosa, vennero proclamati e promossi nuovi ‘diritti’ nel nome della libertà: il diritto al libero amore, il diritto alla contraccezione, il diritto all’aborto(“l’utero è mio!”), il diritto alla fecondazione artificiale, il diritto alla libera scelta dell’orientamento sessuale, i diritii dei bambini contro quelli dei genitori”.
Dietro a questa minoranza di attivisti che possiedono molto denaro, c’è una potente lobby di super-ricchi che li finanzia, come David Rockefeller, Bill Gates, Ted Turner, George Soros, Michael Bloomberg e Warren Buffett, tutti questi miliardari sono concordi nell’affermare che il più grande problema del mondo sia la sovrappopolazione. Occorre anche segnalare che tra i sostenitori di questa agenda femminista-omosessualista e di riduzione della popolazione ci sono stati i governi americani democratici di Clinton e Al Gore, ma soprattutto quello di Barack Obama con il suo ministro degli esteri Hillary Clinton. Quest’ultima aveva dichiarato che gli Usa avrebbero stanziato 63 miliardi di dollari per finanziare programmi mondiali per la contraccezione eper il miglioramento della “pianificazione familiare”.
Attraverso programmi di sterilizzazione e di aborto, spacciandoli per aiuti umanitari, riducono le popolazioni dei paesi poveri. Per queste operazioni servono stratagemmi linguistici, e attraverso parole-chiave viene“infiocchettata la strategia per la riduzione della popolazione”. I momenti principali di questa strategia globale, i cosiddetti “diritti riproduttivi”, sono state le Conferenze Mondiali organizzate dalle Nazioni Unite a partire dal 1974 a Bucarest. A New York nel 1990. Rio de Janeiro nel 1992, a Vienna nel 1993; ma soprattutto a quelle più importanti de Il Cairo (1994) e a Pechino (1995).
A questi programmi di morte pianificata, l’unica istituzione ad opporsi è stata la Chiesa, prima con papa Giovanni Paolo II e poi con Benedetto XVI.
Il libro della sociologa tedesca Gabriele Kuby, entra nel dettaglio e racconta come queste lobby minoritarie che si rifanno all’ideologia del Gender siano riusciti ad imporre le loro astratte teorie ai vari governi nazionali. Al 5° capitolo, tratta i “Principi di Yogyakarta”, istruzioni scaturite da una conferenza che si tenne nel 2007, in Indonesia. Sono 29 principi in 200 pagine, un vero e proprio manuale per gli attivisti. La Kuby ha studiato bene i 29 principi e a questo proposito sottolinea come in ciascuno di questi, compare sotto l’indicazione: “GLI STATI DEVONO adottare tutte le necessarie misure legislative, amministrative e di qualsiasi altro genere per…”. Seguono poi le rivendicazioni dettagliate della rivoluzione culturale.
Il testo dei PY illustra chiaramente (1) gli obiettivi, (2) i metodi di dissimulazione e (3) i metodi di imposizione per attuarli, (4)vengono fornite concrete indicazioni.
“La Activist’s Guide to theYogyakarta (AG) è una vera e propria cassetta degli attrezzi a uso degli attivisti LGBTI per la rivoluzione culturale volta al sovvertimento dell’ordine valoriale e dei fondamenti giuridici degli Stati sovrani”.
In conclusione del capitolo, la Kuby scrive:“I Principi di Yogyakarta sono stati formulati da persone influenti, e influenti sono le persone e le ONG che ne promuovono l’attuazione globale, con l’aiuto delle istituzioni dell’ONU e dell’UE”. Particolare curioso, il co-autore dei Principi è un sacerdote cattolico, di Nottingham, Michael O’Flaherty, ridotto allo stato laicale e docente di diritti umani.
Interessante il 6° capitolo del libro, qui la Kuby affronta la “nuova umanità-gender”, proposta dall’UE. La Kuby cita l’ex dissidente sovietico Vladimir Bukowski, dove nel 2006 in una conferenza a Bruxelles, mise in guardia da un nuovo totalitarismo, proveniente dall’Unione Europea. “Egli paventava che, analogamente a quanto era successo in Unione Sovietica, l’UE potesse svilupparsi come Stato sovranazionale contro il volere dei popoli e vedeva nella sua struttura un grave deficit democratico”. Certo una persona come Bukowski che è stato internato per dodici anni negli istituti psichiatrici sovietici potrebbe essere ancora“ossessionato dagli spettri del totalitarismo e vederli all’opera anche dove non ci sono”, ma secondo la Kuby, Bukowski,“potrebbe però anche essere particolarmente capace di cogliere i segni dei tempi, non percepiti dalla maggioranza, abituata al benessere e alla democrazia libertaria da sessant’anni, convinta che questa situazione duri in eterno”.
Comunque sia per la Kuby l’UE dopo cinquant’anni sembra ormai trasformata in un apparato di potere politico, che consente a lobbisti influenti di fissare come norma a livello europeo la nuova “umanità gender” e sanzionare in maniera crescente l’opposizione. Le strutture poco trasparenti della Commissione e del Parlamento Europeo, con le loro organizzazioni subordinate e i loro giganteschi apparati burocratici consentono di finanziare i vari ONG come “la ILGA-Europe (International Lesbian, Gay Association-Europe)finanziata per il 70% dal denaro dei contribuenti dell’UE, nonostante sia una Ong indipendente, che sostiene di rappresentare gli interessi della ‘società civile’”.
I diritti umani vengono strumentalizzati per la creazione della nuova umanità gender, soggetti a costanti riformulazioni e integrazioni oltre a essere sottoposti a interpretazioni manipolatorie. A Vienna è stata fondata un’agenzia europea per i diritti Fondamentali, lavora con un budget di circa 20 milioni di Euro con una ottantina di impiegati. In pratica scrive la Kuby questa agenzia è composta da attivisti per la promozione dei privilegi LGBTI. Mentre a Vilnius in Lituania, è stato istituito l’Istituto Europeo per l’Eguaglianza di Genere, l’istituto dispone di 52,5 milioni di Euro di budget. Praticamente un ente in stretta collaborazione con la Commissione UE, il Parlamento UE, alcune influenti ONG e una taskforce di giornalisti, incaricato di influenzare l’opinione pubblica dei cittadini europei.
Domenico Bonvegna
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