di Damiano Aliprandi
Tantissimi detenuti ed ergastolani di tutta Italia digiuneranno contro la pena dell’ergastolo. L’iniziativa non violenta si svolgerà il 10 dicembre prossimo, in occasione dell’anniversario della dichiarazione dei diritti dell’uomo. Una data scelta non a caso. L’ergastolo viola i diritti dell’uomo? Sì, se non contempla la possibilità della scarcerazione e la possibilità di una revisione dopo alcuni anni di sconto della pena. La Corte europea, nel passato, ha condannato alla pena dell’ergastolo proprio in base a questi principi. La Grande Camera dei diritti dell’uomo, infatti, con un’importante sentenza depositata il 9 luglio del 2013 ( caso Vinter nel Regno Unito) per un ricorso presentato da tre britannici in carcere per omicidio, ha affermato il principio per cui l’ergastolo senza possibilità di liberazione anticipata o di revisione della pena è una violazione dei diritti umani, poiché l’impossibilità della scarcerazione è considerata un trattamento degradante e inumano contro il prigioniero, con conseguente violazione dell’art. 3 della Convenzione europea sui diritti umani. L’articolo specifica infatti che «Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti». In Italia esistono due tipi di ergastoli: quello normale e quello ostativo. Il primo consiste nel riconoscere al condannato benefici, quali permessi premio, semilibertà ovvero liberazione condizionale; per il secondo, invece non viene concessa la possibilità di alcun beneficio e rimane una pena perpetua.
L’iniziativa fissata per il 10 dicembre è organizzata dall’associazione Liberarsi.Saranno coinvolti non solo i detenuti e familiari, ma anche alcuni parlamentari, uomini e donne della Chiesa, esponenti dell’avvocatura, magistrati e professori universitari. Tutti uniti per favorire un vero dialogo con le istituzioni e invitare le persone, tutte, a una riflessione nel senso stesso dei principi della giustizia italiana. In prima fila c’è l’ergastolano Carmelo Musumeci, plurialureato e autore di numerosissimi libri di denuncia verso la condizione da “ostativo”. Conduce, ormai da anni, una battaglia per l’abolizione dell’ergastolo cercando di aprire un di- battito sulle ragioni e sul senso di una pena senza fine che in Italia è la storia di oltre 1000 persone. Così commenta a Il Dubbio le ragioni della battaglia: «Gli “uomini ombra”, così si chiamano fra di loro gli ergastolani, non hanno più niente in comune con gli altri prigionieri perché vivono in un mondo completamente diverso da quello di tutti gli altri. Tutti gli altri prigionieri, infatti, hanno delle speranze, dei sogni. Gli ergastolani invece non hanno più nulla. La cosa più brutta per l’uomo ombra è che il suo futuro non dipende più da lui perché con la pena dell’ergastolo egli diventa solo uno spettatore della propria vita. Questa terribile condanna è un insulto alla ragione, al diritto e alla giustizia perché dopo tanti anni di carcere diventi un altro, ma l’Assassino dei Sogni, il carcere come lo chiamano i prigionieri, ti ricor- da che sei sempre quello di prima. Per questo l’uomo ombra non ha più speranze da sperare. E non ha più sogni da sognare. Il rapporto con il resto del mondo per un uomo ombra è diverso da quello di tutti gli altri prigionieri perché, mentre gli altri sanno quando usciranno, lui sa che quella data non esiste per lui. Per questo molti preferirebbero morire subito piuttosto che così, poco per volta. Un uomo ombra per soffrire di meno deve vivere alla giornata. Non deve mai più sperare in niente. E non gli deve importare più nulla del resto del mondo. Deve vivere di nulla in mezzo al nulla. E soprattutto deve dimenticarsi che una volta era un essere umano. Per noi uomini ombra, gli anni vanno e vengono senza nessuna importanza. Fino alla fine dei nostri giorni. Fino alla fine della nostra vita. Fino alla fine di tutto. L’unica speranza che rimane all’uomo ombra è quella della morte».
ANCHE IL GRILLINO DI BATTISTA È ( O ERA?) CONTRARIO
Nel 2014, un gruppo di intellettuali, giuristi e parlamentari bipartisan avevano depositato una proposta di iniziativa popolare che prevede l’abolizione dell’ergastolo ostativo. C’erano firme bipartisan come Stefano Rodotà, don Luigi Ciotti, Massimo D’Alema, Alfonso Papa e anche quella di Alessandro Di Battista, deputato del Movimento 5 Stelle. Qualche tempo prima, durante il governo presieduto da Letta, era stata depositata anche una proposta di legge – tuttora rimasta congelata nella Camera –, sempre in senso abolizionista, presentata dai parlamentari Danilo Speranza e Danilo Leva. «Dobbiamo restituire dignità alle persone – aveva detto Danilo Leva del Pd, uno dei firmatari della proposta -, uno Stato che non dà speranza ai detenuti non è uno Stato. Dobbiamo avere il coraggio di non cedere ai populismi e alla demagogia». Contro l’ergastolo si erano prenunciati anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il capo del Dap Santi Consoli. L’hanno fatto, nel 2015, durante il congresso dell’associazione del Partito Radicale Nessuno tocchi Cainoorganizzato nel carcere milanese di Opera con il titolo ‘ Spes contra spem’. Recentemente il garante nazionale dei detenuti Mauro Palma ha sollevato nuovamente la questione invitando le istitituzioni ad una riflessione. Il suo invito è arrivato dopo che ha ricevuto, ad aprile, un appello da parte di 100 ergastolani che provocatoriamente avevano dichiarato di voler avviare la raccolta firme per una proposta di legge che dovrebbe permettere a chi sta scontando la pena dell’ergastolo, in particolare quella dell’ergastolo ostativo, di ricorrere all’eutanasia. Una “provocazione” composta da più messaggi che i detenuti hanno scritto tramite il passaparola tra le carceri nella quale i carcerati confessano di sentirsi dei «morti viventi, privi di speranza, e senza la possibilità riavere una sola gioia di vita nel futuro».