Noi non celebriamo. Quello che manca è un giornalista pentito, un giornalista carrierista pentito, uno di quelli che sui morti di mafia ha ottenuto ricchezze e prestigio. Che ha scritto libri e film, che ha scalato posizioni di carriera a discapito di bravi colleghi, che ha infamato Giovanni Falcone quando era in vita, che ha insinuato che nascondesse fascicoli nel cassetto, e ha contribuito a delegittimarlo, a discriminarlo nell’impiego, a sovraesporlo isolandolo e obbligandolo ad abbandonare la magistratura per l’invidia, l’interesse, la collusione di suoi colleghi avidi di potere e di gloria. I mandanti e gli esecutori della discriminazione di Giovanni Falcone chi sono? Nessuno parla, nessuno ne parla e ne ha mai parlato. Più facile deridere qualche carabiniere, più facile oltraggiare qualche carabiniere, più facile indagare qualche carabiniere. Noi rimaniamo sulla strada dove abbiamo vissuto, dove siamo cresciuti, dove sappiamo cadere con la gioia di avere combattuto con coraggio nell’uguaglianza e nella fratellanza, gradi supremi che appartengono al cuore dei soldati, al cuore dei carabinieri straccioni.