La beffa delle ZES. Sotto l’albero di Natale un regalo inaspettato ai porti del Nord

Siamo alle solite, il copione si ripete: il nostro è un paese diviso in due parti, Nord e Sud che viaggiano a velocità socioeconomiche diverse e qualsiasi tentativo di colmare, anche in parte, questo gap risulta costantemente vano.
Antefatto: il Governo, come è noto, col Decreto Legge 91, cosiddetto “Decreto Sud”, “al fine di favorire la creazione di condizioni favorevoli intermini economici, finanziari e amministrativi, che consentano lo sviluppo, in alcune aree del Paese, delle imprese già operanti, nonché l’insediamento di nuove imprese in dette aree”, ha istituito le Zone Economiche Speciali (ZES).
L’obiettivo era quello di fornire alle svantaggiate aree portuali e retroportuali del Mezzogiorno alcuni benefici che potessero aumentarne la capacità nell’attrarre investimenti, rispetto alle più competitive strutture del Centro-Nord.
Succede, però, che qualche giorno fa, in occasione dell’approvazione della Finanziaria, venga inserito un emendamento che istituisce le Zone Logistiche Semplificate (ZLS),ovvero delle nuove zone franche a burocrazia zero, ideate per attrarre, invece, investimenti nei porti del Nord.
In pratica l’acronimo è diverso ma sono come le ZES, senza credito d’imposta, ma con le stesse semplificazioni fiscali e burocratiche.
È evidente per tutti che hanno ben poca utilità le ZES, introdotte per aumentare la competitività dei porti meridionali, se gli stessi benefici vengono concessi ai porti del Nord, che hanno infrastrutture migliori, l’alta velocità ferroviaria e sono vicini al cuore dell’Europa.
Dal Sud finora sono arrivate poche reazioni: il presidente dell’Autorità portuale di Bari si dimette dal comitato ZES pugliese per protesta; ma è anche, ed è tutto dire, il presidente del Porto di Trieste nonché presidente dell’Assoporti Zeno D’Agostino, a prendere le distanze dall’emendamento.
Che dire? Innanzitutto va stigmatizzato il Governo nazionale che, prima promette al Sud agevolazioni per una crescita delle zone portuali e poinon impedisce che si creino altrettante condizioni favorevoli per le aree portuali del Settentrione, reiterando ancora una volta le ingiuste politiche di sviluppo tutte sbilanciate verso il Centro-Nord.
Quindi non possiamo che chiedere alla classe politica siciliana che agisca in fretta, in accordo con le altre regioni meridionali, con le necessarie iniziative, affinché non si vanifichi uno dei pochi strumenti che introduce politiche di vantaggio a favore dello sviluppo economico del Mezzogiorno.