Tranquilli si vince. Lo dicono i sondaggi

Mi vedo costretto a veicolare via media – secondo lo spazio di accoglienza che sarà concesso – riflessioni che dovrebbero essere offerte in una sede diversa. Sulla Repubblica (o meglio sulle Repubbliche) d’Italia è scesa la notte. La notte è fascinosa se si alterna alla luce del giorno. Altrimenti l’atmosfera è quella opprimente di Gotham City, la più oscura delle città.
Tangentopoli, a dire di diversi commentatori, aveva messo a nudo la degenerazione dei partiti.
I più puri e/o ingenui e/o onesti intellettualmente tra praticanti e osservanti dell’art. 49 della Costituzione avevano denunziato la mancanza di democraticità all’interno dei partiti.
Tuttavia, dei partiti – sia pur malconci e sgangherati – vi erano.
Occorreva partire dalla rigenerazione dei contesti associativi naturali per l’esercizio della sovranità popolare ed – invece – si è assistito a un ulteriore progressivo smottamento a tutto favore di oligarchie salottiere, lobbies, harem.
Il punto di domanda è vi sono ancora partiti?
È possibile individuare o costruire un partito in cui si discute, elabora, forma e selezione classe dirigente?
Io spero e credo di sì.
Tuttavia, continuo a fare fatica.
Nel mio gitano girovagare non ho mai celato quest’ansia.
La questione si ripropone in FI.
Si stanno definendo le candidature nei collegi sia per l’uninominale che per il plurinominale. I c.d. territori sembrano sacrificare sull’altare di star e starlette,bulli e pupe ogni possibile contributo di valore e idea.
Non ho nulla contro le dott.sse Urania Papateu o Matilde Siracusano o Gabriella Giammanco.
Sono certamente preparate, intelligenti, brillanti, profonde e responsabili.
Sembro misogino!?
No. Pongo un problema. Se ho la sventura di non accontentarmi della propaganda dei leader nazionali, se coltivo passione civica, se non disdegno occasioni di riflessione e azione, posso votare e far votare chi non conosco per non avere condiviso una opportunità di confronto?
Questo il tema. Un tema non personale. Un tema comune ai tanti che hanno speso decenni credendo di vivere in un paese in cui – nella libertà – era dato (potere e dovere) concorrere alle scelte della polis.
Non mi sono mai “calate” le candidature dal basso di un peso di voto acritico figuriamoci quelle dall’alto di un placet ammiccante.
Ho contrastato aspramente la ventilata candidatura di una donna impegnata h24 perché ritenuta prematura e mi ritrovo tra pieghe e piaghe di quote rosa la sorpresa in elegante tailleur frutto del magheggio di prestigiatori romani e palermitani?
Bene. A Messina, tra qualche mese si vota anche per le amministrative.
Forza Italia e il centrodestra al momento suggeriscono un circense “venghino signori … venghino”.
Comprendo, per un verso, il disappunto dell’on. Calderone.
Per altro verso … a me la candidatura dell’on. Franco Rinaldi non basta. Punto.
Ripeto occorre un congresso.
L’on. Miccichè non può continuare a essere Commissario. A me non interessa il suo essere garante di impegni tête-à-tête. A me interessa che si collabori e competi sul pensare e sul fare programmatico e progettuale.
Ponte, infrastrutture, area integrata dello Stretto, pianificazione urbanistica, risanamento, logistica portuale e mercantile, logica del dialogo commerciale e culturale del mediterraneo, scommessa sui saperi e sulle arti, sviluppo e lavoro, etc.etc. saranno punti che affronteremo per questo appuntamento prossimo.
Di grazia … possiamo conoscere su che basi fare campagna elettorale? Oppure ci accontentiamo tutti di sondaggi e bandierine?

Emilio Fragale