Lo hanno affermato in parecchi durante la campagna elettorale e Luigi Di Maio lo ha ripetuto a nome dei “Cinque Stelle” anche dopo il 4 marzo. Se si tiene conto della caduta delle ideologie – quelle che hanno partorito il nazionalismo, l’imperialismo, il comunismo, il nazional-socialismo e due guerre mondiali con montagne di cadaveri! – e del vuoto seguito a tale caduta, forse qualche ragione possono averla; tuttavia la distinzione, che risale alla Rivoluzione francese, a me pare che resista ancora ed è difficile sfuggire alla sua tagliola: l’affermazione, “noi non siamo né… né…”, sembra dunque una trovata – come tante, del resto – per raccattare voti.
Semplificando e scendendo, poi, nel “particulare”, credo che certe leggi non possano farne a meno: esse infatti appartengono in modo esclusivo o “alla destra” o “alla sinistra”. Così, le ultime due “importanti” – “Unioni civili” o “simil-matrimoni” per gay (11-5-2016) e “Dat” o eutanasia (14-12-2017) – che i “Cinque Stelle” hanno votato di slancio insieme agli ex comunisti del Partito Democratico e gli ex democristiani diluiti in esso, sono e restano “di sinistra” anche se vi hanno dato mano alcune volontarie confuse di Forza Italia, magari per apparire emancipate nei salotti borghesi che contano.
Domanda: come si fa a credere ai “Cinque Stelle” quando dicono “noi non siamo né di destra né di sinistra”?
È da credere invece che – stando al magma ideologico e imprevedibile in cui sono immersi – i “grillini”, avendone l’occasione e l’opportunità politica, voteranno tutto ciò che contro Vita e Famiglia la Sinistra non ha avuto tempo e modo di votare nella precedente disastrosa legislatura; ciò forse non avverrà se saranno costretti a venire a patti con la Lega e il Centro Destra, accadrà invece e sicuramente se si alleeranno con i resti dei post-comunisti e dei post-cattolici del Partito Democratico che sono stati i primi e più qualificati fautori di quelle due “leggi”. Questo non perché i “grillini” e i “sinistri” sono “brutti e cattivi” ma perché la loro filosofia è il “relativismo” (già nel 2005 il cardinale Ratzinger parlava di “dittatura del relativismo”!), cioè il pensiero più diffuso del nostro tempo “postmoderno”; esso rifiuta ogni religione, non ha principi stabili e modelli di riferimento che gli permettano di distingue il “bene” dal “male”, si evolve quindi di continuo (ciò che oggi è valido domani può non esserlo più), porta all’indifferentismo e, di conseguenza, al nichilismo e all’auto-distruzione della società. Qualcuno la chiama “filosofia del nulla”.
È il quadro che vediamo ogni giorno intorno a noi e i cui contorni divengono sempre più marcati: il disastro delle culle vuote o “inverno demografico”, aborti anche post-natale o infanticidi (oltre i 100 mila “legali” in Italia, ogni anno), tentativo di proibire l’obiezione di coscienza ai medici antiabortisti (l’Amministrazione Zingaretti della Regione Lazio ci aveva provato nel febbraio 2017 all’Ospedale San Camillo di Roma!), divorzio lampo, padri separati ridotti in miseria e a cui i giudici proibiscono perfino di vedere i figli, bande sempre più pericolose di minorenni diseducati e violenti, utero in affitto o compravendita del corpo delle donne e dei bambini con conseguente diritto negato ai figli di sapere chi sia il proprio vero padre, insegnamento e diffusione del gender nelle scuole per cancellare la differenza naturale tra il maschile e il femminile, “diritto” di adozione di bambini da parte di due uomini o di due donne, creazione di una famiglia “altra” cioè distruzione di quella vera (uomo-padre, donna-madre, figli), ammissione del “diritto di incesto”, già da qualcuno richiesto al Bundestag della “civile” Berlino nel nome dell’“amore” (“Il Giornale” 30-9-2014), “scarto” o eutanasia dei vecchi ormai troppi e troppo costosi, legge contro l’“omofobia” o tentativo “democratico” di chiudere la bocca a colpi di Codice Penale a quelli che vogliamo opporci a tale deriva nichilista.
Tutto questo, da alcuni partiti, è salutato come… “valore”!
Mi rendo ben conto che simili discorsi – toccati nella campagna elettorale solo da Lega e Fratelli d’Italia – possono aver detto poco o nulla ai molti che, specie nel Sud, per rabbia e disperazione, hanno votato “Cinque Stelle”; tuttavia resto fermamente convinto che, prima di ogni altro problema per quanto grave (disoccupazione, pensioni di fame, stipendi esorbitanti di parlamentari e magnati, caduta in basso della categoria dei politici, evasione fiscale, ruberie varie, fuga all’estero di giovani, “invasione” islamica, insicurezza diffusa…), quello più importante è la salvezza dall’autodistruzione morale, civile e fisica a cui – stando così le cose – è avviata la nostra società neopagana: è l’attuale mancanza spirituale e culturale che produce la crisi materiale e non viceversa! Ne consegue che il cattolico, il protestante, l’ebreo, il musulmano, l’ “ateo devoto”, la persona di buona volontà, il padre di famiglia…, se vogliono invertire la tendenza, devono alzarsi in piedi e reagire e ritessere la tela dello spirito e della cultura che altri ha lacerato in tanti decenni; cominciando dall’“interiore homine”, cioè dalla propria persona, altrimenti sarà vano ogni sforzo!
Osservazioni a margine:
a) la “mia” Sicilia, che ha votato in massa “Cinque Stelle”, non è nuova a simili “scattiàte” (“scattiàri” = scoppiare): negli ultimi 60 anni essa si è affidata anima e corpo a diversi protettori, da Milazzo ad Almirante, da Berlinguer a Berlusconi; ora è la volta del giovanissimo Di Maio…! A questo punto per la mia cara Isola non mi resta che pregare la Madonna dell’Itria, sua patrona, e le “santuzze”: Lucia di Siracusa, Agata di Catania e Rosalia di Palermo perché venga “scanzata” dalle male occasioni!
b) l’antifascismo riesumato a scoppio ritardato anche sotto la spinta del fu giornalone primo della classe, “la Repubblica”, si è rivelato controproducente per gli stessi riesumatori; esso, comunque, è una sorta di malattia infantile inguaribile di cui certe élites borghesi si servono per distrarre il povero prossimo dai problemi veri che gli gravano le spalle: il fascismo è morto ed è stato sepolto sotto le rovine dell’Italia sconfitta nel 1945; di esso si può parlare – bene o male – quanto si vuole ma in sede storica e chi dopo 73 anni (la vita di un uomo!) ne agita ancora il fantasma, è fuori della realtà
c) la corona del Rosario, mostrata da Matteo Salvini nel grande comizio di Milano, a me ha fatto del bene perché anch’io ne tengo una in tasca e con essa prego ogni giorno: fra tanti che si dicono cattolici e che non si soffiano il naso per timore di farsi scorgere, non posso che plaudire a un “giovine” che mostra – “opportune et importune” – segni esterni della mia stessa religiosità popolare
d) i cari amici del “Popolo per la famiglia” hanno raccolto e disperso gratis al vento alcune centinaia di migliaia di voti, inutili per eleggere un loro candidato; utilissimi, invece, sarebbero stati per eleggerne una decina se fossero andati a partiti più consistenti e che nei programmi avevano la difesa di Vita e Famiglia: questi amici hanno alzato una bandiera che è anche la mia bandiera ma è accaduto che il loro legittimo desiderio di un ipotetico “ottimo” ha impedito il raggiungimento di un più sicuro… “buono”!
Carmelo Bonvegna