Gli immigrati aumentano la ricchezza dell’Italia o no? Il Pil, cioè il prodotto interno lordo, aumenta con l’immigrazione? L’occasione di una risposta è fornita da un recente titolo de "Il Giornale". "Gli stranieri non salvano il Paese", scriveva il quotidiano, citando uno studio della Banca d’Italia. Vediamo.
La Banca d’Italia ha prodotto una ricerca dal titolo: "Il contributo della demografia alla crescita economica: duecento anni di "storia" italiana". Si è analizzata la relazione tra la crescita economica e le variabili demografiche, anche per i prossimi decenni. Ricordiamo che la demografia è la scienza che studia lo stato e il movimento della popolazione.
Si è esaminata la crescita del PIL, cioè della ricchezza, in termini di produttività, tasso di occupazione e quota di popolazione in età da lavoro. Si è rilevata una riduzione della quota di popolazione in età lavorativa con effetti negativi sulla crescita economica in Italia. Lo studio evidenzia come, cito testualmente, "I flussi migratori (previsti) potranno limitare il calo della popolazione complessiva, della popolazione in età lavorativa e dei tassi di occupazione, ma non saranno in grado di invertire il segno negativo del complessivo contributo demografico."
Vale a dire che gli immigrati non basteranno, anzi ce ne vorrebbero di più, per far crescere la ricchezza del nostro Paese, che è l’esatto contrario di quanto lascerebbe intendere il titolo de "Il Giornale". Ovviamente, il riferimento è agli immigrati regolari.
Gli immigrai irregolari, circa mezzo milione, sono quelli che chiedono l’elemosina davanti ai bar, che raccolgono frutta e verdura nelle campagne del Sud Italia a 10 euro al giorno, riducendo i costi, o che finiscono nel giro della malavita. Questo è un altro aspetto del problema che il prossimo governo dovrà affrontare, senza i proclami che abbiamo sentito, che si scontrerebbero con la realtà e che porterebbero ad un nulla di fatto.
Cogliamo l’occasione per ricordare che, dal 2016 al 2017, il numero di omicidi è diminuito dell’11,2%, i furti del 7% e le rapine dell’8,7%, e questo nonostante la percezione di pericolo diffusa tra la popolazione a causa dei media.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc