Alberto Palella & Federico Basile spiegateci su quali regole si basa il Messina Street Food Fest

Il punto di partenza di questa riflessione è banale, anzi superbanale: il Messina Street Food Fest, manifestazione promossa e organizzata da Confesercenti Messina in partnership con il Comune di Messina, certamente creerà altra ricchezza e probabilmente procurerà nuova occupazione, di sicuro tante abitudini cambieranno. Ma certe feste di piazza non diventeranno mai quel che i loro sostenitori immaginano.

Detto ciò, aggiungiamo che Messina Street Food Fest, ha tutto il diritto di esistere, svilupparsi e fare business ma perché fare tutto ciò sulla sicurezza dei cittadini? Perché chiudere gli occhi sulla salvaguardia della salute in cambio di incassi ragguardevoli? Ma spiegateci perché 360 giorni le autorità preposte – giustamente – sono intransigenti sulle norme che regolano il commercio e durante il Messina Street Food Fest si deve essere tolleranti, elastici, pieni di comprensione e bontà? Aggiungiamo che non ci sono reati, per quanto si ingegnino a dimostrare la bontà delle loro cucina, ma anche se ci fossero, per dirla alla Talleyrand, per avere successo nel mondo è molto più necessario possedere l’acume per scoprire chi è uno sciocco che per scoprire chi è una brava persona. Ma nella manifestazione organizzata da Confesercenti Messina in partnership con il Comune di Messina ci sono alcuni aspetti che andrebbero chiariti. Così al presidente Alberto Palella e al sindaco Federico Basile giriamo un ragionamento volto a migliorare il servizio offerto alla comunità anche per dare voce ai tanti commercianti che quotidianamente devono osservare le regole che servono a salvaguardare la salute dei cittadini come, per esempio la sicurezza degli alimenti basati sui principi del sistema HACCP. Per non dimenticare la rintracciabilità degli alimenti e dei relativi ingredienti lungo la catena alimentare: elemento essenziale per garantire la sicurezza degli alimenti. Per intenderci “igiene degli alimenti” per controllare i pericoli e garantire l’idoneità al consumo umano di un prodotto alimentare. Questo fa sì che chi opera nel settore alimentare deve garantire che tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione degli alimenti sono sottoposte al loro controllo e soddisfino i requisiti di igiene fissati. E proprio per questo i locali che trattano alimenti vengono sistematicamente visitati dai vigili sanitari affinché non ci siano trasgressioni alle norme: con la salute non si scherza!
Bene: presidente Palella e sindaco Basile potete assicurare i cittadini che tutto sia in regola nel perimetro della manifestazione a Piazza Cairoli?
Siamo dell’avviso che una manifestazione che goda del marchio del Comune e non solo di quello, ci dicono che Palazzo Zanca fornisca acqua e luce elettrica (di questi tempi non è poco) non può e non deve nascondere nulla e neppure opacizzare il privato. Nulla di personale Palella e Basile, ma a quelli come noi piace la trasperarenza e la chiarezza nei rapporti e soprattutto che la Legge sul commercio sia uguale per tutti e non può essere una ricca manifestazione (che può suiscitare tanti appetiti) a creare cosiddette zone franche nelle regole da rispettare. Dovete avere un po’ di comprensione con IMG Press il tempo della pandemia ci ha abituati a un cambio radicale delle nostre abitudini: mascherine, distanziamento, igiene frequente delle mani. Abbiamo imparato comportamenti nuovi per proteggere noi stessi e gli altri. Ora che forse, pur con tutte le indispensabili cautele, iniziamo gradualmente a liberarci dalla morsa del Covid, non possiamo dimenticare che la salute nostra e di chi abbiamo accanto dipende da tanti fattori. L’alimentazione – un po’ trascurata, gioco forza, nel pieno dell’emergenza – ha un’influenza decisiva e ci pare che lo StreetFoody debba mettere il cibo in strada allestendo veicoli speciali su misura non certamente, passateci il termine, baracche di legno.
Così siamo dell’idea che per la sicurezza alimentare non ci vogliono nuove leggi ma più controlli: occhio a cosa si acquista. E a che cosa si mangia. Infatti il regolamento (CE) N. 178/2002 stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare. Prendiamo per esempio l’acqua: viene ingerita, come ogni altro alimento, direttamente o indirettamente, contribuendo così al rischio complessivo al quale si espongono i consumatori attraverso l’ingestione di sostanze, tra cui contaminanti chimici e microbiologici. Insomma, occorre far sì che i consumatori, gli altri soggetti interessati e le controparti commerciali abbiano fiducia nei processi decisionali alla base della legislazione alimentare, nel suo fondamento scientifico e nella struttura e nell’indipendenza delle istituzioni che tutelano la salute e altri interessi. Per garantire la sicurezza degli alimenti occorre considerare tutti gli aspetti della catena di produzione alimentare come un unico processo, a partire dalla produzione primaria inclusa, passando per la produzione di mangimi fino alla vendita o erogazione di alimenti al consumatore inclusa, in quanto ciascun elemento di essa presenta un potenziale impatto sulla sicurezza alimentare. L’esperienza ha dimostrato che, per tale motivo, occorre prendere in considerazione la produzione, la trasformazione, il trasporto e la distribuzione dei mangimi con i quali vengono nutriti gli animali destinati alla produzione alimentare, compresa la produzione di animali che potrebbero essere utilizzati come mangimi negli allevamenti di pesci, dato che contaminazioni accidentali o intenzionali dei mangimi, adulterazioni o pratiche fraudolente o altre pratiche scorrette in relazione a essi possono avere un’incidenza diretta o indiretta sulla sicurezza degli alimenti. Ecco perché evidenzia la Coldiretti i pericoli vengono soprattutto dalle importazioni. Il motivo è spiegato dalla relazione della Corte dei Conti Europea di qualche anno fa sui “pericoli chimici negli alimenti che consumiamo”, in cui si parla di tolleranze all’importazione e si chiede alla Commissione Europea di spiegare “quali misure intende adottare” per mantenere lo stesso livello di garanzia per gli alimenti importati rispetto a quelli prodotti nella Ue. In conclusione una domanda semplice: se una mela al giorno toglie il medico di torno, che succede con una frittura mista e una bella birozza consumata al Messina Street Food Fest? Non è una battuta, è quello che bisogna capire con crescente insistenza. Dopo aver passato anni e anni a smontare cibi nella speranza di trovare molecole salvavita la nuova classe dirigente sta percorrendo la strada opposta: anzichè citare singole sostanze, preferisce indicare singole pietanze. E quindi occhio alle bancarelle sul marciapiede perché al gusto ci aggiungiamo le sostanze emesse dagli scappamenti della strada trafficata. La lotta per la salvaguardia della salute va sostenuta: è un’altra possibilità di vedere oltre. In un momento in cui l’informazione si omologa a raccontare i fatti e la politica messinese ci illude a tutelare la comunità, c’è chi dice: riflettiamo, dubitiamo, cerchiamo la verità nelle cose anche in una festa di piazza. Ora più che mai!