“La verità sulla strage di Ustica ancora non la sappiamo, verrà fuori quando qualcuno la dirà. Chi sa parli, a distanza di 40 anni questo è un dovere verso le famiglie delle vittime”. Lo ha dichiarato Giuliano Amato al microfono di Giuliano Guida Bardi durante il programma “Il Punto G” su Giornale Radio FM.
“Io ho parlato non come rivelatore di una nuova verità che non avevo, ma come persona anziana che vede avvicinarsi il tempo in cui i ricordi di chi ha vissuto quella vicenda non saranno più disponibili – ha aggiunto Amato –. Ci sono piloti che hanno portato gli aerei quella notte, c’è personale di aeroporto che sa che cosa è successo. I reati eventualmente si prescrivono, ma il dolore delle vittime e dei loro famigliari non si prescrive”.
“IMMIGRAZIONE PROBLEMA EUROPEO. NECESSARIO REGOLARE I MIGRANTI ECONOMICI”
“La maggior parte dei migranti che arrivano nel nostro Paese non hanno titolo ad avere asilo politico, ma fanno domanda per averlo perché non c’è altra strada. I tre quarti sono rifugiati economici: chiariamo che esiste questa altra ragione, regoliamola e delimitiamola”.
“Quello dei migranti è problema europeo, nessun Paese potrebbe mettersi da solo a gestire emergenza. C’è un diritto di essere accolti e c’è anche un dovere di accoglienza, ma c’è anche quella chiamata la capacità di assorbimento, più di tanto un singolo Paese non è in grado di assorbire, se si va oltre le conseguenze possono essere peggiori – ha aggiunto Amato –. Soluzione? Identificare oggettivamente Paesi dove prima c’erano terreni produttivi e oggi sono diventati deserto e stabilire che per quel Paesi, per un periodo definitivo, i migranti economici sono ammessi. Facendo così eviteremmo la finzione su cui buona parte delle distorsioni delle attuali politiche migratorie finiscono per scontrarsi: si può entrare in Europa solo con lo status di rifugiato politico, ma non di rifugiato bisognoso”.
“L’ASSENZA DI COMUNICAZIONE TRA LEADER POLITICI E CITTADINI HA TRAVOLTO PARTITI E MECCANISMO RAPPRESENTATIVO”
“I partiti politici un tempo erano delle grandi organizzazioni costituite non solo dalla leadership romana che viveva nel palazzo, ma anche da strutture fatte di esseri umani che vivevano in diversi ambienti periferici. C’erano delle autentiche comunità che si incontravano e discutevano, oggi non è più così: questo ha travolto i partiti e il meccanismo rappresentativo”.
“In tutte le democrazie parlamentari, l’essere sopravvissute alla premorienza dei partiti che ne erano stati grandi protagonisti ha creato delle patologie un tempo non avvertite – ha aggiunto Amato –. Oggi i cittadini hanno smesso di concorrere attraverso i partiti, che si sono essiccati proprio nella parte periferica del loro corpo. Non c’è più una comunicazione diretta e continua con la leadership del partito, che apprende umori e malumori degli elettori non dal dialogo e dalla discussione diretta, ma dai comunicatori”.