ANNALISA CORRADO, RESP. CONVERSIONE ECOLOGICA PD E MEP S&D, A ECOMONDO – THE GREEN TECHNOLOGY EXPO, A RIMINI

“Una donna che lavora nel mondo delle materie tecnico-scientifiche sembra sempre che prenda il posto di qualcun altro. Invece no, è il nostro posto se quelle materie ci piacciono: per questo io sono ingegnera, con la A”. Si apre così l’intervento di Annalisa Corrado, Responsabile per la Conversione Ecologica nella Segreteria Nazionale del PD ed Europarlamentare per il gruppo S&D, ad Ecomondo, l’Expo della Green Technology in corso in questi giorni a Rimini.

 

“Ho avuto la grandissima fortuna di fare della mia passione il mio lavoro: volevo dare un contributo contro le ingiustizie del mondo, e quando ho capito che la causa di buona parte di quelle ingiustizie risiedeva nell’insostenibilità del nostro modello di sviluppo alimentato dalle fonti fossili, ho capito quale fosse la mia strada. Ho scoperto che giustizia climatica significa anche giustizia sociale e ho voluto fare di questo la mia vita”, dice.

 

L’evento, giunto alla 27° edizione, affronta il tema delle competenze e dei lavori del futuro, e si è tenuto alla presenza di varie classi di liceali interessate al tema attualissimo della sostenibilità ambientale e sociale.

 

Le soluzioni alla crisi esistono, ma finché le persone continueranno a non conoscerle non saranno in grado di pretenderle. La politica è lenta su questi temi, e ostacola spesso e volentieri la forza innovatrice di enti locali e imprese virtuose che vedono nella tecnologia e nell’innovazione una via d’uscita. Anche per questo motivo mi sono messa in gioco anni fa, per svegliare la politica”.

 

Centrale il tema dell’Europa e del ruolo che gioca, e dovrà giocare, nello scacchiere geopolitico internazionale nella battaglia per l’ambiente, ma anche in quella per i diritti e la pace: “si parla troppo poco di Europa: dobbiamo assolutamente renderla un luogo che insegni solidarietà e visione, che ci faccia ritrovare un’ambizione internazionale che oggi manca. Per metterci al riparto dall’emergenza climatica servono istituzioni forti, un’Europa con una visione comune, che percorra la strada dell’indipendenza energetica”.

 

Non possiamo curare una ferita senza estrarre il coltello: se non arrestiamo la crisi climatica non riusciremo a difenderci dagli eventi estremi. Per farlo la scienza è chiara e unanime: dobbiamo tagliare le emissioni di CO2 – checché ne dicano i negazionisti, non c’è altro modo”, aggiunge.

 

Attenzione alle competenze tecnico-scientifiche, uno sguardo sistemico e multidisciplinare al servizio del bene comune, politiche di inclusione e sostegno ai giovani e liberazione dell’enorme potenziale delle donne, tenute lontane da questi ambiti professionali: da qui passa la strada, difficile ma necessaria, per affrontare la tempesta che abbiamo davanti.