Vi ricordo che le divisioni tra paesi servono solo a far esistere il delitto di “contrabbando” e a dare senso alle guerre. Di certo esistono almeno due cose al di sopra di ogni frontiera: una è il crimine, che, travestito da modernità, distribuisce la miseria su scala mondiale; l’altra è la speranza che la vergogna esista solo quando sbagliamo un passo di danza e non ogni volta che ci guardiamo allo specchio. Per porre fine al primo e far fiorire la seconda, bisogna solo lottare ed essere migliori. Il resto viene da sé e di solito è quello che va a riempire le biblioteche ei musei. Non è necessario conquistare il mondo, basta farlo nuovo…
Subcomandante Marcos
Messina – Come annoia a Cateno De Luca e Federico Basile sentir parlare di raccolta dei rifiuti, di diritti delle famiglie messinesi, questa ipocrisia di civiltà, dicono loro, questo lusso da ricchi. Dicono e ripetono che il Comune di Messina garantisce il primo di tutti i diritti, quello all’esistenza, perché sotto l’amministrazione “De Luca & Basile”, adesso, tutti mangiano, di fame non si muore.
Ed è vero, si muore altrove, magari per colpa dei rifiuti che disgraziatamente, per rispetto delle regole imposte dall’onorevole Cateno, i messinesi tengono in casa. Rifiuti, solo, rifiuti. Cortili, spazi, invasi da rifiuti. Dove una volta giocavano i bimbi o passeggiavano gli anziani, e perché no c’erano, primule, erbe di campo, ma anche verdure e piante aromatiche, oggi ci sono carrellati carichi di rifiuti. Questi sono cittadini senza diritti, tanto ormai quando si parla di diritti ci si riferisce solo a quelli dell’armata De Luca. Be’, interessante. E’ un passo avanti di civiltà! Ma noi potremmo dire al Primo Ministro Basile, anche sussurrandoglielo all’orecchio, che non si vive di solo pane, o di sola “munnizza“; e lui potrebbe rispondere: prima il pane, o i rifiuti, poi si vedrà. Per il momento – hanno ragione – contano i risultati elettorali: la città è la loro roccaforte. Le urne sono zeppe di preferenze, di valanghe di voti in favore dell’imperatore Cateno. Ma il fatto anche se non lo dice perché non ritiene che possa esserci un domani migliore dell’oggi, cioè è profondamente convinto che sfamarsi, dare risposte al loro elettorato di riferimento, al popolo cresciuto con pane & munnizza, sia sufficiente garanzia di felicità. Ma, ci perdoni l’imperatore e il suo primo ministro ma che accadrà se un bel giorno, i valorosi operatori di Messinaservizi bene comune decidessero di scioperare per rivendicare i loro sacrosanti diritti?
Se oggi, dove tutti sono felici e vanno d’amore e d’accordo, la raccolta difetta, come mostrano le foto, ci sono carrellati zeppi e oltre, se oggi, le blatte e i topi banchettano in quei cortili, che dovremo aspettarci quando l’amore tra l’imperatore e il suo popolo di riferimento sarà scemato? Non osiamo pensarlo… mica i dipendenti manifesteranno con lo sciopero della fame? E alle famiglie divenute merce di scambio nel braccio di ferro tra Comune e Società che resterà da fare? Forse scappare dalle loro case? Attendere l’arrivo della task force guidata dal valoroso Subcomandante Giovanni Giardina? Basterà la sua proverbiale autorevolezza e capacità investigativa per mettere le cose in ordine? La verità è che di questi ecomiabili lavoratori della Messinaservizi che l’imperatore De Luca e il suo primo ministro Basile hanno paura: non rispettare gli accordi siglati significa essere figli ingrati, nemici diella città, significa mettere in dubbio che De Luca rispetta il primo dei diritti umani, cioè la pancia piena. Così quando Basile dice che in questo territorio da loro amministrato si rispettano i diritti umani perché prima di tutto si è riusciti a dar da mangiare a un grande esercito di famiglie (?) – i numeri variano da una tornata elettorale all’altra – bisognerebbe chiedergli, magari banchettando insieme: ma secondo lei, quelli che tengono rigorosamente in casa o nei cortili condominali, per giorni e giorni i rifiuti chi sono? Figli di nessuno? Gente senza orgoglio? Persone vigliacche? O semplicemente famiglie oneste, ma stanche dei vostri proclami?
E allora si potrebbe insistere chiedendo a Basile se c’è in casa dell’imperatore De Luca un’altra idea di democrazia alternativa a quella da lui proposta, e lui potrebbe rispondere che c’è, che Messina ha la sua cultura politica, i suoi termini di riferimento, le sue uniche caratteristiche di sviluppo storico e anche i suoi ideali umanitari. E non sarebbero bugie perché quando il popolo di Messinaservizi scenderà in piazza – presto o tardi accadrà – non è che protesterà per la democrazia, non è che penserà alla divisione dei poteri, al pluripartitismo, al suffragio universale: tutto questo a loro non interessa. Avranno piuttosto in mente il concetto di “Grande Famiglia“, l’utopia classica buddace di una comunità felice dove prima di tutto si mangia, su questo non si discute, e dove quel che più conta oltre il pallone, costi quel che costi, non è delimitare entro confini sopportabili gli inevitabili conflitti di interesse ma eliminare la conflittualità per raggiungere, appunto, la “Grande Famiglia”.
Scusate De Luca & Basile: e la raccolta dei rifiuti? Il controllo dei liquami? I carrellati strapieni per giorni e giorni? La tutela del territorio? Rullo di tamburi: ecco, ci penserà il Subcomandante Giardina! Siamo messi bene. Sapete cosa vi dico? Io vivo un po’ come mi pare, per il resto fate voi!