Misuriamo l’indice di sofferenza, o di infelicità di Messina. Neppure una voce fuori dal coro, neppure Messina è immune dal virus del tengo famiglia, del disincanto che sfocia in disillusione e contestazione contro politici, uomini delle istituzioni. Quello che abbiamo dovuto ingoiare da cittadini nel vedere certe strategie politico – affaristiche è oltre ogni limite di sopportazione.
Già, l’indice di sofferenza, o di infelicità di Messina: IL FATTO PIU’ SIGNIFICATIVO DELLA SETTIMANA è stato – per me almeno – il dibattito che si è aperto sul caso sindaco De Luca – Salto della quaglia – Consiglio comunale. Veramente questa volta la politica non c’entra (per una volta). A Palazzo Zanca bisogna riflettere, tenere salda un’identità di persone consapevoli. E schierarsi.
Un sindaco che tiene in scacco la città è difficile da mandare giù. D’istinto diremmo che la vergogna non è più di questo mondo: a trionfare sono spudoratezza, sfrontatezza, convinzione di poter fare qualunque cosa in nome del proprio personale interesse. Quante volte, di fronte all’ennesima e clamorosa negazione di ogni pudore morale, ci siamo trovati a pensare: “Non c’è più vergogna…”. Ma il giorno dopo le cronache restano bianche. Perché questo è una città che stravolge, che sale sempre sul carro del vincitore, salvo poi scendere alle prime disavventure giudiziarie. Eppure noi siamo dell’idea che si può essere seguiti da pochi e non essere graditi al potere ma contare ugualmente molto. Orgogliosi di essere minoranza e di opposizione ma costruttori di democrazia.
Non sarà tempo perso dire che il salto della quaglia e il così fan tutti non ci stanno più bene.
Sbaglia chi pensa di trovare una scontata conferma di questo stato d’animo nella storia di Debora Buda, consigliere della IV Municipalità del Comune di Messina. L’abbiamo incontrata perché incuriositi dalle sue mille proposte di intervento per migliorare istituzioni e territorio, ovviamente gran parte lettera morta per il sindaco. Questo perché l’amministrazione De Luca non ha interesse a valorizzare Messina: Vergogna. Eppure Debora non demorde, la sua passione è frutto di emozioni Insieme a lei proviamo a compiere un viaggio attorno a queste emozioni, in apparenza così inattuale e fuori moda in una città del tengo famiglia.
Debora Buda, che cosa ha imparato su Messina durante questo primo anno e mezzo di mandato come Consigliere della IV Municipalità del Comune?
Ho imparato che l’impegno per migliorare la città nella quale vivo e che amo follemente deve essere costante e che tante persone fanno affidamento sui consiglieri di quartiere (ormai di municipalità) per presentare le loro istanze in quanto gli uffici comunali spesso non sono in grado di dare risposte certe e ingenerano confusione.
Ma la politica è una cosa seria?
È una cosa seria, va fatta senza improvvisazione. La politica non è un concetto astratto o lontano da noi, ma è insita in tutto ciò che ci circonda e se non ti occupi della politica sarà lei a occuparsi di te. Io ho scelto, nei limiti del possibile, di non lasciarmi governare totalmente dagli avvenimenti e dalle decisioni altrui, preferisco dare il mio contributo. Nel mio piccolo ho iniziato un percorso di formazione politica che è un po’ come il cursus honorum degli antichi romani. La formazione e la militanza sono fondamentali. Non è accettabile che oggi alcuni deputati e senatori siano alle rispettive Camere Parlamentari per un paio di click in più su un sito internet. Non so dove mi porterà la vita, non so se il mio percorso politico progredirà, ma fintantoché aspirerò a ricoprire una posizione dovrò sempre essere certa di poter essere al livello richiesto, e vorrei che tutti la pensassero come me per evitare di assistere a scene a dir poco imbarazzanti.
Messina è un luogo molto più ricco di umanità rispetto a quello che si è visto in questi mesi in Consiglio comunale?
Il Consiglio Comunale è un organo politico e di controllo ed agisce in quanto tale, ma spesso ci si dimentica che il suo ruolo è quello di far progredire Messina parlando di temi all’altezza del compito che dovrebbe rivestire. Messina ha del potenziale immenso, ma oltre all’umanità avrebbe bisogno di buon senso e di civiltà, che spesso mancano.
Cosa non deve dimenticare chi vuole diventare Sindaco?
Che dovrà ascoltare le istanze di ogni cittadino e non soltanto delle “fazioni amiche”. L’attuale Sindaco, invece, dovrebbe ricordare che la campagna elettorale è finita e che siede in quella poltrona per portare Messina più su. Inoltre va bene la repressione dell’inciviltà, ma non è tollerabile la gogna mediatica continua della gente che lui stesso rappresenta, la quale certe volte andrebbe ascoltata con più calma ed animo sereno per capire cosa ha generato il malessere che viene rappresentato (spesso coincidente con situazioni di disagio sociale).
Cosa c’è dietro l’ispirazione di una giovane militante?
Ho iniziato ad avere il desiderio di interessarmi di politica nei primi anni di Università quando ho sentito l’esigenza di dare il mio contributo sempre più forte, al fine di migliorare ciò che (paradossalmente) non funzionava e che mi procurava una sana rabbia che ho trasformato in azione. Ho iniziato a 21 anni al Dipartimento di Giurisprudenza di Messina (dove sono stata per 4 anni Consigliere di Dipartimento) per poi approdare ad Atreju e al Vento dello Stretto, dove ho trovato persone che, come me, avevano una fiamma che ardeva dentro. Da lì in poi non ho più smesso di cercare di dare un senso alla mia scelta di restare a Messina per migliorarla, per me, per la mia famiglia e per chi verrà dopo di me. Coniugo tutto ciò con tanto attivismo e volontariato che porto avanti giornalmente grazie anche all’aiuto dei miei fantastici maestri politici.
Da dove nasce l’esigenza di camminare sulle proprie gambe?
Dalla voglia di non avere imposizioni nelle mie decisioni e di non essere una pedina dei poteri forti. Detesto le strategie fatte nelle stanze dei bottoni che portano alle elezioni di persone “designate dall’alto” del tutto sconnesse dal contesto sociale nel quale vivono.
A chi consiglierebbe un’esperienza analoga?
A tutti i ragazzi che hanno voglia di cambiare le cose che secondo loro non vanno, di dare il loro contributo, di “sporcarsi” le mani rimanendo sempre puliti, a chi ha un ideale da portare avanti, a chi ha la forza e la grinta di farlo. A chi non ha un secondo fine, ma agisce in modo limpido guidato dalla brezza leggera del cambiamento positivo.
I dettagli in politica che fanno la differenza?
L’istruzione, la precisione, la perseveranza, l’azione, la formazione politica, la pazienza nell’ascoltare il prossimo e il sapersi far apprezzare dalla gente e dagli amici.
La sicurezza che ostenta nelle interviste e nelle manifestazioni pubbliche arriva dalla gavetta?
In realtà tante volte mi domando se quello che sto facendo sia giusto o meno, se ogni qualvolta rilascio una intervista, invio un comunicato stampa, intervengo in pubblico, faccio un post qualcuno possa fraintendere le mie parole. Capita talvolta di sentirsi criticati, soprattutto da chi ti vuole male o da chi ti vuole remare contro, perché in qualche modo si sente in competizione e, mi lasci dire, per una ragazza di 29 anni, che ha una sua professione da mandare avanti, è ancora più dura tentare di fare politica rispetto a tanti uomini. È vero, ho fatto tantissima gavetta politica e molteplici campagne elettorali. Ogni mercoledì sera alle 21:00 mi riunisco con i ragazzi del “Vento dello Stretto”, ogni giorno mi confronto con cittadini e istituzioni, spesso programmo ed organizzo eventi, tantissimi sono i giorni nei quali sono impegnata per motivi strettamente politici, specie sotto elezioni dove non si dorme e non si torna a casa per oltre 24 ore di fila. Tutto questo impegno continuo mi ha resa ciò che sono oggi, volente o nolente, ma la strada è ancora lunga, forse non finirà mai. Tuttavia, quando mi espongo lo faccio sempre a testa alta perché dietro ad ogni argomento che tratto c’è uno studio, un confronto con il mio gruppo politico, con la mia famiglia e con il mio fidanzato Dario, il quale per fortuna condivide con me la passione per la politica, mi supporta costantemente, mi fornisce preziosi consigli e soprattutto mi sopporta capendo lo stile di vita iper-frenetico che mi trovo a condurre. Ma soprattutto, dietro ogni mia parola ed ogni mia azione c’è tanta passione e determinazione. L’importante è sempre avere chiaro l’obiettivo in mente e andare dritta verso lo stesso senza distrazioni.
Sui social ci sono molti che parlano di economia, politica, opportunità, territorio, giustizia: cosa ne pensa?
Ognuno ha il diritto di esprimere il proprio pensiero, ma la saccenza è tipica del troppo diffuso effetto c.d. Dunning-Kruger. Personalmente, prima di esprimermi su qualunque argomento cerco di informarmi per quanto possibile, da avvocato poi, mi rendo conto che ci sono troppi presunti giuristi in circolazione, purtroppo anche nelle sedi istituzionali cittadine.
La popolarità politica Le è servita a migliorare il successo del suo studio legale?
Sono due cose distinte e separate. In ogni caso, contrariamente a quanto si possa pensare, troppo spesso sono costretta a dovere rinunciare a incarichi legali per gli impegni politici costanti e incessanti o per incompatibilità (a esempio, non posso patrocinare cause contro il Comune di Messina). Cerco di far convivere questi due mondi usando al massimo le 24 ore che mi vengono concesse giornalmente.
Che cosa ruberebbe alla Meloni?
La grinta e la capacità di arrivare diritta al punto, di saper parlare un linguaggio semplice, ma di essere sempre informata su ciò che dice e sul mondo che la circonda. La ammiro doppiamente perché come me è una donna, e per le donne la politica è più difficile (almeno per alcune!).
E a Musumeci e De Luca?
A Musumeci l’esperienza, la forza di girare giornalmente l’intera Sicilia senza stancarsi mai e la memoria che gli permette di ricordarsi della stragrande parte delle persone che conosce ad ogni nuovo appuntamento. A De Luca la sapienza nelle strategie politiche e nella comunicazione, oltre alla capacità di dormire pochissime ore a notte.
Non solo politica: da chi andrebbe a cena?
Sono una persona molto diffidente. Andrei a cena solo da persone che stimo e che rispetto e che ricambiano questi sentimenti.
E, invece, con chi non vorrebbe andare a cena?
Da chi mi invita per un tornaconto personale.
Che cosa le lascia questa intervista?
La piacevole sensazione che a Messina ci sia del sano Giornalismo e la voglia di raccontarmi ancora a chi non mi conosce.