Cecilia Sala sta rientrando in Italia su un volo dei nostri servizi segreti. Evviva. Complimenti a Giorgia Meloni e a tutti quanti hanno lavorato per raggiungere questo ottimo risultato. Fare i complimenti al presidente del Consiglio – anche se non l’ho votata e mai la voterò – trovo sia giusto e doveroso. Applaudita per successi mai raggiunti o solo per spudorate promesse mai mantenute, questa volta il palcoscenico se lo merita tutto. Brava.
Ma il nostro è un Paese strano e già sui social c’è chi si chiede quanto sia costata questa operazione di salvataggio, quanto ci chiederanno Trump e l’America per aver acceso il semaforo verde e aver permesso a “Io so’ Giorgia” uno scambio di ostaggi che, al momento, penso sia inevitabile. Cecilia torna a casa e automaticamente l’ingegnere spione torna in Iran. A Teheran sono criminali ma non grulli, escludo che ce l’abbiano restituita “a gratis” come si dice in Lombardia.
Che cosa vorranno gli Stati Uniti da noi? Trovo sia un quesito stupido. È da prima della fine della seconda guerra mondiale che l’America ci aiuta e, allo stesso tempo, si prende ogni volta un pezzo della nostra anima. È stato così anche questa volta. E la cosa si ripeterà chissà quante altre volte.
Questa è la logica conseguenza di un Paese che non è in grado di difendersi e ha sempre bisogno di aiuto. Perfino Berlinguer l’aveva capito. Non mi sono stupito, quindi, che il capo del Governo italiano abbia fatto una maratona aerea per andare a baciare la pantofola a Trump. Un anda-e-rianda faticosissimo, dopo il colloquio con il prossimo presidente degli Usa, ha subito riattraversato l’oceano. Ma ne è valsa la pena. Brava.
Come la vita di tutti noi, anche la politica è fatta di giornate. E questa è stata una grande giornata. Soprattutto per una giovane donna in mano a un governo di criminali. Perché questi Ayatollah sono il punto più basso del degrado umano. Chi non rispetta le donne perché stupidamente vuole vivere in una specie di Medioevo, non merita il rispetto della comunità internazionale.
Io non voglio credere che la moneta di scambio con gli States sia il miliardo e mezzo che Musk vorrebbe per occuparsi della nostra sicurezza informatica.
Chi si scandalizzava per i “super poteri” di Berlusconi, giustamente trema al pensiero di dare al signor Tesla le chiavi di casa nostra. Certo, i tempi sono cambiati, ma i nostri “protettori” rimangono sempre gli stessi.
Nicola Forcignanò