CHE COSA POTEVA DIRE MATTARELLA?

Ci si poteva aspettare un discorso di fine anno diverso dal presidente Mattarella? Non credo, del resto in questi sette anni, sono stati sempre gli stessi, mai una “scossa” per la politica e per la società. Certo “i rituali commenti al discorso di Mattarella sono tutti improntati al garbo e all’esempio del presidente”. Anche questi ogni anno appaiono molto simili, soprattutto della classe politica tutta, mai che nessuno osa fare qualche critica al presidente. Perfino le “opposizioni”, hanno celebrato unite il “perfetto” discorso di Mattarella! Leggo su facebook.

Invece sui social tutt’altra musica, tralasciando quelle violente o volgari, sono molte le critiche e anche serrate su quello che gli italiani (non i concittadini) si aspettavano di sentire.

«Ma che cosa altro poteva dire Sergio Mattarella di fronte alle macerie che hanno provocato le carenze politiche di oltre un ventennio e quello che ha ci ha procurato il Covid?». Se lo chiede un editoriale de Il sussidiario.net.

Prima di entrare nel merito del discorso, è opportuno ricostruire la parabola politica di Mattarella. Mi aiuta Marcello Veneziani, «Per decenni era stato coricato nell’oblio, nel frigorifero, nelle seconde file della prima repubblica. Poi un bel giorno per un gioco di prestigio di Renzi, a sorpresa, un reperto old style della canuta Dc e del vecchio notabilato, apparve d’un tratto come la risorsa segreta della Repubblica». (M. Veneziani, il silenzio tombale di Mattarella, n.20, 2020, Panorama).

Seguiamo il racconto di Veneziani, «Lo Zar Matteo partorì Mattarella al Quirinale per circondarsi di ombre e rifulgere come il Re Sole del sistema politico. Mattarella era una figura minore della prima repubblica, un gregario della corrente demitiana, aveva qualche notorietà perché proveniva dalla Famiglia Mattarella, figlio di quel Bernardo e soprattuto fratello di quel Piersanti ucciso dalla mafia […] Mentre il suo capocorrente Ciriaco De Mita diventava sindaco di Nusco, l’affiliato siculo diventava Presidente della Repubblica.

Eccolo, il presidente ideale, la figura mosciarella che non fa ombra a nessuno, non parla ma sibila, non si muove ma fruscia; il capo dello statico. I suoi primi messaggi tavor di fine anno narcotizzavano gli italiani che dopo averlo sentito non aspettavano nemmeno la mezzanotte perché cadevano nel sonno… Mattarella appariva come un regnante assiro-babilonese, frutto di altre epoche e altri mondi e lo confermava il suo stile […] Poi avvennero due cose impreviste: il crollo verticale di Renzi e la calata dei barbari, incapaci e ignoranti al potere. A quel punto Mattarella è apparso al paragone un eccelso statista, un illuminato giurista, un gigante della repubblica, quasi un messia».

Ritorniamo al discorso di fine anno. Nella grave situazione che stiamo vivendo, tutti guardavano a lui con disperata speranza. «E invece Mattarella non ci sta traghettando verso alcun porto, non indica alcuna rotta, si limita al ruolo di guardiano del faro. Scruta di giorno e lampeggia di notte. Troppo poco per un paese che rischia di esplodere e poi di affondare».

Anzi, secondo il professore Eugenio Capozzi, l’unico discorso che valeva la pena di ascoltare era quello che ha scritto Veneziani sul quotidiano La Verità il 31 dicembre scorso. (“L’anno in cui abbiamo barattato la vita con la pelle”)

La gente vorrebbe festeggiare, la fine dell’anno schifoso della pandemia, anziché l’anno nuovo. Il giornalista pugliese specifica perché lo definisce schifoso, innanzitutto perchè abbiamo barattato  «la libertà con la sanità, il lavoro con la salute, la comunità con l’immunità, la dignità con la sopravvivenza, la famiglia con l’incolumità, i diritti con la protezione, la salvezza con la pubblica sicurezza. Abbiamo barattato persino la salute mentale con la tutela della salute fisica».

E non è ancora finita. «Per la prima volta nella nostra vita siamo stati costretti a chiuderci in casa, a mascherarci, a isolarci, a rinunciare alle libertà più elementari, a chiudere tutto, a vivere sotto il bombardamento quotidiano con le sirene dell’allarme e del terrore, subendo un regime di sorveglianza, se non di dittatura sanitaria». Per la prima volta abbiamo avuto un’informazione che invece di rasserenarci, incuteva tutti i tipi di paure.

«Ogni telegiornale è stata un’esortazione militante ad allinearsi, a non discutere, a intrupparsi nel ‘sanitary correct’ come nel politically correct; se obbietti sei fuori o finisci dentro». Sostanzialmente ogni dato negativo, è sempre colpa dei cittadini. «A novembre risale il virus? La colpa è della nostra movida d’agosto. Risalgono i contagi prima di Natale? La colpa è che il giorno prima siamo andati a fare shopping in massa».

In questo anno schifoso, «tanti hanno perso lavoro, attività, prospettive; il paese si è inguaiato il futuro al solo scopo di tamponare la crisi, fornire momentanei sollievi in forma di ristori, bonus e debiti di cittadinanza […]

Continua Veneziani, sempre nell’anno schifoso, tutti i governi del mondo, «si sono votati alla covidemocrazia, penalizzando chiunque negasse l’assoluta sovranità del virus o ponesse qualche responsabilità al paese da cui sarebbe sorto, la Cina. Che non a caso è diventato, dopo il covid, il leader commerciale ed espansivo del pianeta. Rallegramenti».

Concludendo Veneziani, scrive che il covid ha «contribuito pure a sospendere ogni altro criterio di valutazione e ogni altra visione della vita, a rafforzare il conformismo di gregge, al posto dell’immunità, ovvero l’osservanza pecorina degli stupidi precetti del politicamente corretto. Mai come quest’anno sono stati premiati gli incapaci e gli immeritevoli, la feccia è salita al potere a ogni livello e in ogni ambito; il mix di ignoranza, arroganza e trasformismo ha prodotto una società canaglia, più brutta, più cattiva delle precedenti. Chi comanda mira solo a salvarsi le chiappe e dove sono sedute».

DOMENICO BONVEGNA

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