Ora, come ai nonni che bisogna stare attenti quando parlano perché potrebbero dire di tutto, gli è scappato: “Sono più intelligente, più competente e ho più esperienza di Salvini”. Al di là del fatto che professarsi più intelligente di Salvini è il minimo contrattuale, non è elegante e coerente nei confronti di un alleato che ha dimostrato di assecondare in tutto e per tutto. Anche a costo di affondare Draghi.
Per il leader della Lega e per Giorgia Meloni non ha esitato ad amputare quel che rimaneva dell’area liberale di Forza Italia. Nessun rimpianto per lui che già vede all’orizzonte un successo elettorale che mai più si aspettava. Ammettere di poterlo raggiungere solo facendosi trainare da quella quella che chiamava la “fascistina” (cit. Confalonieri) è cosa che ovviamente non farà mai.
E così, in un patetico tentativo di fuga in avanti, oggi ha annunciato i punti chiave della sua campagna elettorale. Già promette una pensione minima di mille euro e una pensione per le mamme d’Italia. Poi, da qualche vecchio armadio, ha rispolverato l’idea della battaglia all’oppressione fiscale e a quella burocratica.
Ormai non ha più nulla da perdere e, dopo la nipote di Mubarak, passare per ridicolo è l’ultima cosa che lo preoccupa. O forse non si ricorda più. Ma questo era il suo programma per il voto del 1994, quel programma che non ha realizzato per tutta la decina di anni che ha fatto il presidente del Consiglio, con una maggioranza schiacciante che gli avrebbe permesso di far passare qualsiasi legge utile ai cittadini, oltre a quelle che interessavano a lui.
Accadranno tante altre cose da qui al 25 settembre. E sono certo che Berlusconi saprà regalare ancora tanti motivi per far sorridere gli italiani che, talvolta, hanno buona memoria.
Nicola Forcignanò