La manifestazione pro-Palestina che dovrebbe svolgersi domani com’era prevedibile sta suscitando una serie di discussioni. Qualche giorno fa Giulio Meotti, giornalista e scrittore che scrive per Il Foglio ha rilasciato una intervista ad Atlanticoquotidiano.it. (I barbari in mezzo a noi di gran lunga peggiori dei barbari islamici, 29.9.24,atlanticoquotidiano.it) Meotti è un esperto di geopolitica, ha recentemente scritto un libro, “Il sabato nero. La distruzione d’Israele e l’Europa” (Lindau, 2024) ha risposto alle domande di Davide Cavaliere. Meotti da anni racconta la crisi culturale in cui si dibatte la civiltà occidentale.
Su Israele ha scritto“Non smetteremo di danzare” (recensito da me, lo trovi su questo blog) e “L’Europa senza ebrei”, entrambi editi da Lindau di Torino. Sullo Stato di Israele scrive da anni con passione e precisione, allo scopo di smentire le menzogne che su di esso che vengono costantemente propalate.
Certamente i barbari sono i terroristi di Hamas, ma potremmo chiamare “barbari” anche gli occidentali del presente? Per Meotti, I barbari occidentali sono di gran lunga peggiori dei barbari islamici. La Jihad la conosciamo bene. Chi sono invece questi utili idioti che vivono in mezzo a noi, che brandiscono la foto di Sinwar, che chiamano Hamas “resistenti”, che negano gli stupri al Nova Festival e che concordano con Khamenei su Israele “entità” da smantellare, perché terrorista come è stato definito da quel professore alla Sapienza di Roma. “Di questi barbari sono piene le tv, le case editrici, i giornali, le ong, l’Onu, le cancellerie, le università. Sono la colonna sonora della disfatta occidentale,– osserva Meotti – anche quando si presentano come “amici” di Israele e invocano la resa della democrazia sotto attacco. Il nuovo antisemitismo si presenta anche sotto la maschera della “critica a Israele”. Mai visti tanti doppi e tripli standard come contro lo stato ebraico”.Tuttavia, le piazze delle principali città europee e americane, ma anche in Italia, sono piene di manifestanti filo-palestinesi, e ora, addirittura filo-Hamas e anche filo-Hezbollah. C’è un legame tra l’immigrazione musulmana e lo sviluppo dell’antisemitismo? Come mai per molto tempo è stato impossibile denunciarlo. Quali sono le cause di questa censura? Inoltre, gli ebrei hanno ancora un futuro in Europa?
Per Meotti, la prima causa è l’islamizzazione, diffusa. La seconda, Il peso elettorale dei musulmani, si pensi all’Inghilterra al Belgio. La terza, è la paura di finire scannati. E quella antica e malsana abitudine europea a flirtare con l’antisemitismo. No, gli ebrei non hanno un futuro in Europa come collettività. Rimarranno comunità ebraiche in Francia, in Inghilterra e in Germania, i soli tre Paesi con numeri significativi. Ma come storia secolare, è finita.
Per quanto riguarda la risposta di Israele dopo il massacro del 7 ottobre, per Meotti, ci sono luci ed ombre. Israele ha dimostrato di essere ancora un Paese capace di difendersi, persino dopo un evento senza precedenti come il 7 ottobre, con tutti quei morti e rapiti. In questo c’è stato il fallimento dell’esercito, della politica, dell’intelligence, ma anche della società, perché Israele veniva da mesi di boicottaggi incrociati nelle piazze e nella politica. Israele aveva mostrato il suo ventre molle, che gli islamisti sanno attaccare molto bene. Comunque sia, la reazione militare di Israele ha riportato Hamas indietro di 20 anni e ora dovrà fare altrettanto con Hezbollah.
Ombre anche, perché le democrazie occidentali, tutte diritti e conquiste materiali e un po’ ubriache della “fine della storia”, si sono dimostrate fragili di fronte alla Jihad. L’America è stata spazzata via dall’Afghanistan dopo 20 anni di protettorato occidentale. Cosa resta? Niente, neanche l’insegna dell’aeroporto Internazionale Karzai. In Iraq, sappiamo come è andata. In Iran resistono gli ayatollah nel Paese che era il più tollerante e laico del Medio Oriente. Le primavere arabe sono state un inverno islamico e abbiamo evitato l’era glaciale solo con altri colpi di stato. Meotti non è ottimista sul futuro del Medio Oriente, c’è qualcuno che vuole tenere la fiamma del terrorismo accesa. Non è facile difendere una nazione ad alta tecnologia da un’orda di barbari. In questo caso vale ciò che una volta Osama bin Laden disse così eloquentemente:“Voi amate la vita, noi amiamo la morte”. E tu non puoi molto e molto a lungo contro milioni di barbari che amano la morte. Non è terribile, pensarci? Ma nonostante quest’ora buia, lei crede che Israele sopravvivrà? Domanda Cavaliere. “Sì certo. Dobbiamo crederlo. Ho definito Israele “l’ultimo Paese europeo”. Sarà un Paese da 15 milioni, pieno di bambini. Ma dovrà sempre pagare un prezzo altissimo per restare quello che è, una enclave ebraica e occidentale miracolosa che resiste nella giungla. Noi occidentali dovremmo aiutarlo a rendergli il lavoro meno gravoso. In fondo, Israele ci para a tutti il culo”. Era quello che ci diceva sempre Giovanni Cantoni, nei ritiri di Alleanza Cattolica.
Sulla questione Libano, il giornalista di atlantico chiede se era meglio se il Paese dei cedri fosse rimasto in mano ai cristiani maroniti di Gemayel, come sperava Begin, oggi verserebbe in una condizione migliore? “Il Libano – risponde Meotti – è stato distrutto prima dai palestinesi, poi da siriani e infine dagli iraniani. Era la “Svizzera del Medio Oriente”. Oggi è uno stato fallito, in preda alla corruzione endemica e alle bande. Una storia molto triste. I cristiani se ne andranno in gran numero”.
Pertanto,“Lo stupro delle israeliane il 7 ottobre è stato chiamato “resistenza”, la detonazione dei cercapersone di Hezbollah, invece, sarebbe un “crimine di guerra”. Ogni tattica adottata da Israele è considerata illegittima perché proviene dallo Stato ebraico e perché l’Occidente non riesce a tollerare l’ebreo che si difende. Quali sono le cause di questa incapacità di accettare uno Stato ebraico combattivo. Secondo il giornalista de Il Foglio, “È una questione puramente psicologica: non sopportiamo un occidentale in armi, forte, che non si arrende, che ha una identità, che se la gioca a testa o croce, che non accetta il ricatto emotivo e umanitario occidentale. E visto che i popoli occidentali (tranne ancora un po’ gli americani, ma anche loro secondo me se ne stanno andando) sono remissivi, deboli e fluidi, Israele scatena i peggiori istinti. Oggi ci sono 14 milioni di ebrei in tutto il mondo. E a quanto pare la gente è infastidita da quei 14 milioni. Non so perché, ma a quanto pare il mondo ha un conto in sospeso con gli ebrei. E per dirla ancora più chiaramente: il lavoro abbandonato a metà del 1945 di barbari in mezzo a noi di gran lunga peggiori dei barbari islamici”. Poi Meotti affronta la crisi identitaria del mondo occidentale, post-cristiano. Del resto il Cristianesimo in Europa è in forte crisi da tempo, abbiamo visto come è stato criticato Papa Francesco in Belgio, forse aveva ragione Papa Ratzinger: sopravviveranno piccole minoranze cristiane.
A cura di DOMENICO BONVEGNA