Un interessante commento di Stefano Fontana, direttore dell’Osservatorio internazionale Cardinale Van Thuan sulla Dottrina sociale della Chiesa sulle ultime elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria.
Per Fontana i cattolici in politica si distinguono in cattolici democratici e quelli che intendono distinguersi dai cattolici-democratici. «Tra le due posizioni, prima che di orientamento politico, ci sono differenze teologiche. La sola via possibile è far nascere dal basso esperienze formative e poi di orientamento politico, con criteri molto demarcati e definiti da giocare poi con interlocutori politici». (Stefano Fontana, Dopo elezioni, per i cattolici una strada dal basso, 29.1.2020, LaNuovaBQ.it)
Non entro nel merito delle valutazioni politiche delle recenti elezioni emiliane romagnole come fa Fontana, in questo momento mi interessa le sue considerazioni sui cattolici, sia i democratici, quelli che intendono distinguersi dai democratici (che non significa che non sono democratici).
«Tra le due posizioni, prima di esserci differenze di orientamento politico, ci sono differenze di orientamento teologico – scrive Fontana – Se questo è vero, allora ne deriva una conseguenza importante. Non è più possibile, anzi è controproducente, fare elenchi di princìpi, di valutazioni politiche e di direttive di azione che valgano sia per i cattolici-democratici e sia per i cattolici che-intendono-distinguersi-dai-cattolici-democratici».
Per Fontana i progetti di “ricomposizione dell’area cattolica” sono inutili e controproducenti. «Progettare un luogo prepolitico in cui ci possano stare tutti i cattolici oggi è sconveniente e impossibile». Pertanto per Fontana occorre percorrere un’altra strada: «cominciare dal basso a far nascere esperienze prima di tutto formative e poi anche di orientamento politico fondate su una rosa di princìpi, criteri e direttive d’azione non cattolicamente generica, ma molto demarcata e definita. Escludente anche? Sì, anche escludente. Non nel senso che non sia rivolta a tutti, ma nel senso che non è per tutti». Peraltro è una tesi che assomiglia molto a quella del giornalista americano Robert Dreher, espressa nel suo libro, “L’Opzione Benedetto” (SanPaolo 2017)
Concludendo il giornalista propone qualcosa che assomigli ai «“comitati civici” di Gedda. Non sono più i tempi, ma si tratterebbe di fare qualcosa di analogo: una rete di cattolici-che-intendono distinguersi-dai-cattolici-democratici che si forma e si collega dal basso e poi si rivolge al mondo politico con delle chiare e non generiche idee in testa per vedere quale possa garantire una agibilità politica».
Bene allora, visto che il professor Fontana fa riferimento ai Comitati Civici, a Gedda, al 1948, c’è un altro protagonista di quegli anni d’oro per il cattolicesimo italiano. Mi riferisco a padre Riccardo Lombardi , ho appena letto un suo libro: “Per un Mondo Nuovo”, un testo datato, che ho letto quasi come un dovere di studioso cattolico, curioso di trovare spunti interessanti nell’esperienza religiosa, sociale e politica della Chiesa di quegli anni cinquanta. La mia copia è pubblicata nel 1951 dalle “Figlie della Chiesa” e da “Civiltà Cattolica”.
Può avere un fondamento leggere e presentare un testo del secolo scorso, per giunta degli anni cinquanta, scritto da un prete, anche se speciale, che si era messo in testa di costruire un mondo nuovo?
Per la verità nella Storia in tanti hanno cercato di costruire un “Mondo Nuovo”. Il mondo che voleva costruire padre Riccardo Lombardi era un mondo che doveva portare al Vangelo di Cristo Gesù. Nonostante i tempi di padre Lombardi e di Papa Pio XII erano tempi molto più cristiani di oggi, anche allora però era necessario quell’atteggiamento missionario a cui ci esorta oggi Papa Francesco.
Del resto il Papa di allora scriveva: «È tutto un mondo, che occorre rifare dalle fondamenta, che bisogna trasformare da selvatico in umano, da umano in divino, vale a dire secondo il cuore di Dio» (Pio XII, 10 febbraio 1952).
«Sono ormai quasi 70 anni che il Magistero dei Pontefici invita ad assumere un atteggiamento missionario in questa vecchia Europa travolta prima dalle ideologie e oggi dal relativismo. Certo, non è una novità: la Chiesa è essenzialmente missionaria e ha ricevuto direttamente da Gesù il mandato di annunciare che la Salvezza era entrata nella storia (cfr. Mt 28,19)». (Marco Invernizzi, “Missionari per un mondo migliore”, 26.12.19, in alleanzacattolica.org).
E il libro di padre Lombardi è un testo programmatico, corposo di 710 pagine, scritto con un atteggiamento missionario. Si divide in due parti: la 1a (Il Mondo che si deve costruire); nella 2a (Come costruire il Mondo Nuovo).
Certo il libro è provocatorio, lo fu allora, potrà esserlo anche oggi. Lombardi non parte da una posizione ideologica, utopistica della realtà, non si tratta di un insieme di idee elaborate a tavolino. Il sacerdote veniva da un’esperienza vissuta personalmente attraverso la sua attività apostolica in Italia, ma anche all’estero. «Se ho avuto il coraggio di scrivere ciò che ho scritto, è perchè lo ho visto prima di averlo pensato: lo ho pensato perchè lo ho visto […]». Padre Lombardi ci tiene a precisare che ha tenuto conferenze, in tutte le città italiane, nelle università, ha scritto articoli. Ovunque ad ascoltare nelle sale e poi nelle piazze, negli stadi i suoi discorsi, folle enormi. Significative le foto pubblicate nel libro.
Ma i discorsi non bastavano più, occorreva un programma preciso, «bisognava sapere più concretamente che cosa proporre alla nazione». Ecco nascere quel progetto chiamato, “Mobilitazione generale dei cattolici italiani”. Tutti sono chiamati a collaborare, “dai capi più alti fino agl’infimi gregari”. Poi si arrivò alla predicazione vera e propria con la “Crociata della Bontà”. Tra gli strumenti tecnici, padre Lombardi, fa riferimento all’uso degli impianti telefonici e con gli altoparlanti per parlare nello stesso momento in molte chiese e molte piazze. «Il sistema degli allacciamenti telefonici s’inaugurò a Milano nel marzo del 1948, giungendosi nella massima diffusione a 14 chiese contemporaneamente; a Torino nell’ottobre erano già 24 […] Un anno dopo, nella predicazione della crociata a Roma, le chiese collegate nell’Urbe e nel Lazio con sistema radiotelefonico furono 200».
Padre Lombardi si sofferma sui viaggi in Europa per diffondere la Crociata della Bontà, è un susseguirsi di nomi, di città: Vienna, Parigi, Bruxelles, Monaco, Berlino e poi in America a Seattle, a New York. Quindi in Italia, una predicazione attraverso una fitta rete della Radio Italiana, adatta ai nostri tempi e proprio al momento attuale.
Padre Lombardi nella prima parte del libro, riassume il suo pensiero programmatico nel ricostruire l’amore andando incontro a Gesù.
Anche oggi è l’età di Gesù. Anche oggi Gesù può essere il Salvatore della terra. Lombardi descrive la missione della Chiesa e le difficoltà che ha incontrato nei venti secoli di vita.
La seconda parte del libro, forse è quella che potrebbe interessare il momento storico che stiamo vivendo. Si parte con “Il nostro schieramento”, si esamina il fronte cattolico. Lombardi usa termini che oggi potrebbero sembrare fuori misura, inadatti. Mette in guardia dalle disunioni, dall’autolesionismo dei cattolici che si fanno la guerra tra di loro. Nel suo tempo erano presenti le beghe di sacrestie, ma anche veri e propri tradimenti della causa. «Persuadiamoci che l’impresa è comune – scrive Lombardi – Che il nemico qual è oggi non risparmierebbe nessuno, se mai dovesse vincere; e che l’indebolimento del fratello è appunto un passo in quel senso, è indebolimento di tutti, è indebolimento del fronte di Gesù».
Occorre lavorare insieme: «Noi forze cattoliche siamo oggi in cammino come un esercito: la battaglia in corso chiede la partecipazione di tutti». Lavorare coordinati che non significa soffocamento dei singoli o delle varie anime dei gruppi.
Naturalmente padre Lombardi guarda al rinnovamento della società, guidati da Gesù e dal Suo rappresentante sulla terra che è il Papa: «Lui solo ha sulla terra l’autorità. sufficiente per dirigere tutta la Chiesa, e lui solo come persona ha la promessa indefettibile della divina assistenza […]». Il Papa per padre Lombardi è «la sentinella dell’esercito, il martire del dovere quotidiano. Ma è anche di più: la tromba che denuncia al mondo la gravità dell’ora attuale e le sue prospettive uniche, in vista di una revisione nello spirito di Gesù».
Lombardi descrive l’esercito d’anime a disposizione del Centro. Sono il numeroso inquadratissimo esercito di coloro che professano la vita religiosa: i sacerdoti, i monaci, le suore. Le Congregazioni, gli Istituti religiosi, con i loro carismi. Una grande massa mobile sacerdotale e laica, maschile e femminile.
Nel testo si sottolinea l’importanza della stampa, dei giornali, dei libri, l’uso della radio. Trattando delle Diocesi si guarda alla funzione del Vescovo, della Diocesi, di tutto il patrimonio delle opere cattoliche, delle associazioni che si trovano ad operare per il bene della Chiesa. Evidenzia la necessità delle varie Consulte, fino a quella parrocchiale.
Importante sapere su chi contare; bisogna fare un vero e proprio censimento di tutte le forze presenti nella Diocesi, è un lavoro importante. Per il rinnovamento sistematico della Chiesa e quindi del mondo occorre avere presente un piano d’azione unico di tutte le forze cattoliche, per costruire l’età di Gesù. Un piano di azione ben concordato fra i capi, che coordini il lavoro di tutti. I gruppi non devono essere chiusi tra loro, serve il coordinamento. Non devono esistere disegni rigidi.
Non bisogna farsi concorrenza; infatti scrive padre Lombardi, «non è tanto raro vedere le opere nostre che agiscono quasi fossero ditte in concorrenza, preoccupate di strapparsi i clienti; or ciò deve assolutamente cessare, se vogliamo rinnovare l’umanità».
Nelle parole del religioso si osservano delle criticità che si ripetono in continuazione all’interno della Chiesa e tra i cattolici in tutte le epoche. Due capitoli sono dedicati ai sacerdoti alla loro formazione nei seminari e al grande lavoro apostolico delle suore. Per costruire un mondo nuovo ci vuole un clero nuovo. La riforma è un tema sempre necessaria nella Chiesa, in ogni tempo, anche allora.
Sono interessanti e attuali le pagine che riguardano l’educazione delle fanciulle, delle ragazze, delle future madri. Ci sono dei passaggi dove viene sottolineato l’importante ruolo delle donne nella Chiesa. Non viene sottovalutata l’importanza fondamentale del ruolo delle famiglie nella società e quindi nella Chiesa. Il matrimonio, è al centro della Chiesa e della società, alla luce delle parole profetiche di san Paolo. E poi nel capitolo degli Attivisti, il religioso descrive la Chiesa come militanza: i fedeli devono avere un comune «sentire che è un esercito solo, con unica bandiera ed unico programma. Accorgersi che tutti viviamo del medesimo ideale: il Regno di Gesù, la vittoria universale della legge di giustizia, d’amore e di gioia […] Spalla a spalla, cuore a cuore, tutti uniti; guardarsi a vicenda, contarsi, conoscersi, stimarsi, volersi bene; massa meravigliosa, che ben di rado e forse mai è stata invitata a raccolta ad un unico appuntamento».
Dev’essere un attivismo funzionale dove ogni gruppo deve svolgere la propria missione particolare. L’attenzione è rivolta ai laici, che devono collaborare con i sacerdoti. Padre Lombardi fa un elenco di tutti i settori che devono contribuire a fecondare la società futura, dagli operai cristiani ai studenti universitari, dalle maestre cattoliche ai giornalisti e così via. «Il cristianesimo è chiamato a presentarsi al primo piano della storia precisamente su terreno sociale».
E’ il tempo dell’azione, da svolgere in profonda concordia. Addirittura padre Lombardi ha predisposto una specie di schedina, dove sono indicate tutte le principali organizzazioni presenti, dalle opere caritative a quelle politiche. Con questa scheda i nostri militanti avrebbero una guida pratica per fare aderire i possibili fedeli ai vari gruppi o opere.
Il testo programmatico del sacerdote chiude con una sintesi operativa. Chi deve promuovere questo rinnovamento? Il Papa, i vescovi, i sacerdoti? Devono partire dall’alto le direttive? Non per forza, può venire anche dal basso, dai subordinati. Del resto i maggiori cambiamenti nella Chiesa, spesso sono partiti dalle periferie. Il Lombardi porta l’esempio dell’istituzione del seminario per i sacerdoti. «C’erano già molteplici tentativi isolati di formare il clero in seminari appositamente costituiti, quando la Chiesa ne promulgò la legge generale; c’erano stati già vari Santi ad immaginare e lanciare nuove forme di vita religiosa più attive di prima, quando la Chiesa ne promulgò ufficialmente le norme comuni precise […]». Ci sono numerosi esempi nella Chiesa di uomini e donne che hanno cominciato a creare delle grandi comunità partendo dalla periferia si pensi a San Francesco, San Giuseppe Cottolengo, S. Ignazio di Loyola, Federico Ozanam. Certamente tutti possono contribuire al rinnovamento, e se poi non si trovasse subito, tutto l’appoggio dall’alto, non bisogna scoraggiarsi. E qui Lombardi polemizza con quelli che pensano che la Chiesa sia solo una istituzione autoritaria, che non rispetta i singoli.
DOMENICO BONVEGNA