Coronavirus è una parola che vorremmo cancellare dalla nostra memoria, ma questo sogno ci è precluso: i giorni tragici del lockdown in Italia non hanno insegnato nulla ai cittadini. E i numeri dei nuovi contagi (295) da Covid nelle ultime 24 ore nel nostro Paese, lo certificano.
In Sicilia, poi, si guarda con preoccupazione al nuovo focolaio di Covid-19 a Messina, per la precisione, nell’istituto ortopedico di Ganzirri. Dove la situazione è divenuta allarmante tanto che in tanti si chiedono se l’Azienda sanitaria provinciale del capoluogo di provincia abbia messo in atto la strategia di contenimento per circoscrivere il contagio ed evitare che il virus si propaghi. Questo perché in redazione sono arrivate diverse segnalazioni di cattiva informazione da parte della struttura sanitaria che – sostengono – non risponde alle telefonate di chi chiede lumi sulla reale situazione dei contagi di Ganzirri.
Quello che più preoccupa è il silenzio sulla positività di un medico dell’ospedale di Patti positività riconducibile al focolaio Ortopedico di Ganzirri. Il professionista a quanto pare sembra sia entrato in contatto con qualche degente risultato poi positivo. Il problema è che i vertici del nosocomio pattese non avrebbero contattato i pazienti visitati dal medico per avvertirli del pericolo di un possibile contagio Covid 19 (?) eppure dovrebbe essere la prima cosa da fare per evitare maggiori rischi.
Secondo quanto ci ha testimoniato un uomo del comune di Librizzi (Messina) venuto a contatto con il medico il 27 luglio scorso, durante una visita ospedaliera a Patti, poco o nulla è stato predisposto dalla struttura per la sicurezza dei pazienti. “Sono stato visitato dal medico poi risultato positivo al Coronavirus il 27 luglio e solo il 30, tre giorni dopo, sono venuto a conoscenza, quasi per caso, della situazione di pericolo. Ho immediatamente contattato l’Ospedale per chiedere lumi ma ho ricevuto risposte vaghe: al più mi hanno detto di contattare il mio medico curante per richiedere il tampone!
Ho provato a telefonare all’Azienda sanitaria provinciale, ma sempre senza successo. Eppure, quel giorno, in Ospedale c’erano tante persone in attesa di essere visitate da quel medico, alcune delle quali, mi hanno confermato di non aver mai ricevuto nessuna telefonata da parte della struttura sanitaria, come del resto io, per essere informati sull’eventuale pericolo – virus. In attesa di riuscire a effettuare il tampone mi sono messo in quarantena ma per tre giorni dal 27 al 30, a mia volta, sono venuto in contatto con tante persone. Sono molto preoccupato per la mia salute e per quella dei cittadini“.
La lunga, strenua e difficilissima guerra contro il Covid 19 registra inevitabilmente degli alti e dei bassi. Possibile che gli oltre 35 mila morti in Italia non abbiano insegnato nulla alle Istituzioni preposte alla sicurezza e alla salute? Possibile che ci siano queste disfunzioni tra le strutture sanitarie e il territorio? Cosa pensa di fare l’assessore siciliano alla Sanità Razza? Una risposta chiara e tempestiva sarebbe gradita invece dell’andrà tutto bene. Tutto bene o quasi.