Crisi rifiuti. A Messina si apra alla gestione dei privati

“Crisi rifiuti. A Messina si apra alla gestione dei privati. In Regione è incomprensibile il veto sui Termovalorizzatori”. Documento di CapitaleMessina a firma di Paolo Bitto e Giovanni Randazzo.

 

 

La decretazione del fallimento di Messinambiente non è nient’altro che l’epilogo di un disastro annunciato.

Perché la storia ormai insegna che cambiare il nome di una azienda senza modificarne governance e direzione serve a nulla. Così come parallelamente serve a poco creare “bad” e “good company”. Alitalia 10 anni fa fu apripista e oggi la storia ( in piccolo) delle società investite del servizio rifiuti a Messina lo provano chiaramente. La vecchia Messinambiente, piena di debiti, viene indirizzata verso il concordato, la good company confluisce in una ennesima nuova società i cui risultati gestionali sono sotto gli occhi di tutti.

Chiediamo ormai da anni l’ingresso dei privati nella gestione del servizio rifiuti, rimanendo all’Ente  locale la responsabilità di saper controllare. Ma anche questa amministrazione non sembra allontanarsi da questa dinamica e speriamo che presto decida di invertire rotta.

Una considerazione a parte merita la questione della gestione del settore rifiuti a livello Regionale.

Neanche l’ennesima riforma nella gestione dei rifiuti ci convince.

Avevamo sperato che il governatore Musumeci, affiancato da un assessore esperto e innovativo quale Pierobon, avesse il coraggio di cambiare rotta, mentre invece permane una inspiegabile avversione verso i termovalorizzatori, e si concentra tutta la politica dei rifiuti sulla raccolta differenziata.

Siamo ovviamente tutti d’accordo sull’incentivazione della raccolta differenziata, ma quand’anche in Sicilia si arriverà, forse tra vent’anni, all’obiettivo del 65% di differenziata, il restante 35%, che comunque rappresenta quasi 1 milione di tonnellate l’anno sarebbe destinato ad andare comunque in discarica. E del  65% raccolto in differenziata, solo il 50% scarso potrebbe essere riciclato e riusato. Il restante andrebbe sempre e comunque in discarica.

Mentre a Roma si litiga sui termovalorizzatori, e in Sicilia si esulta per il blocco del progetto dell’impianto A2A di S. Filippo del Mela, in Danimarca (la notizia è di ieri), si annuncia l’inaugurazione della pista da sci artificiale sul tetto del termovalorizzatore Amager Bakke di Copenaghen. Ed oggi sul Sole 24 ore viene pubblicata una cartina dell’Italia, che mostra gli impianti di termovalorizzazione tutti concentrati da Napoli in su.

E’ chiaro che i termovalorizzatori da soli non sono la soluzione, ma senza di questi il ciclo dei rifiuti non si chiude.

Piuttosto che la politica dello struzzo a qualsiasi costo, il Paese e soprattutto il Meridione avrebbe bisogno di una politica di nuova infrastrutturazione che non può non comprendere anche la realizzazione di tutti quegli impianti senza i quali il problema dei rifiuti, a qualsivoglia latitudine, non può mai essere risolto.