Come deliberato dall’ultima Direzione Nazionale, Democrazia Liberale valuterà il governo Meloni alla prova dei fatti, senza pregiudizi né indulgenze.
La gravissima situazione economica e sociale che stiamo vivendo, anche a livello internazionale, impone di mettere da parte le faziosità e la facile rincorsa al consenso elettorale per concentrarsi invece sulle soluzioni, senza che per questo nessuno, che sia al governo o all’opposizione, possa sottrarsi alle rispettive responsabilità.
Registriamo intanto come dato positivo per il nostro sistema democratico, che l’Italia, per la prima volta dopo molti anni, avrà un governo frutto di una precisa scelta politica, con un consenso elettorale legittimamente espresso, ancorché frutto di una legge elettorale che impedisce al Parlamento di essere pienamente rappresentativo della realtà del Paese, mettendo oltretutto la vita del governo nella disponibilità di due necessari ma infidi alleati.
E nessuno dovrebbe meravigliarsi, in via di principio, che la Destra, una volta andata al governo, usi nella denominazione dei ministeri, il lessico politico che più le è congeniale, rivendicando emblematicamente una preferenza per il “made in Italy” (negli anni tanto sbandierato a parole e trascurato nei fatti), per il “merito” nei percorsi scolastici (l’unico che potrà consentirci di migliorare i nostri test INVALSI, superando l’impietosa classificazione degli ultimi anni e ridando alla scuola il ruolo di ascensore sociale per promuovere effettivamente le pari opportunità), e per la crescita degli indici di natalità (il cui crollo mette a rischio nel prossimo futuro la stessa esistenza dell’Italia).
Per quanto sopra, Democrazia liberale si riserva di valutare il nuovo esecutivo in ragione di ciò che sarà capace di fare nelle scelte concrete di ogni giorno, con particolare attenzione al rispetto ad alcuni valori liberali che, oggi più di ieri, riteniamo imprescindibili:
atlantismo, confermando la solidarietà concreta al popolo ucraino ingiustamente aggredito dal suo più potente vicino; europeismo, consolidando l’appartenenza dell’Italia alla famiglia delle democrazie liberali europee; rispetto dei vincoli di bilancio, eliminando gli sprechi e indirizzando i risparmi allo sviluppo delle imprese e del lavoro produttivo, l’unico che può sottrarre i ceti più deboli all’umiliazione dell’assistenzialismo; rispetto per i diritti civili acquisiti, anche in materia di bioetica, che non sono conflittuali con la tutela delle famiglie, oggi anche allargate; ripudio del populismo, che ha avvelenato le ultime due Legislature; tutela dell’equilibrio dei poteri e dei diritti delle minoranze, oggi tutelati dalla Carta Costituzionale che, su questi aspetti, non consente alcun arretramento.