Purtroppo come temevamo, le reazioni della politica e degli amministratori ai dati Istat che danno la popolazione italiana in calo dello 0,4% ha scaldato gli animi di tutti coloro che continuano a credere che sviluppo, libertà, progresso, prosperità e felicità siano legati alla crescita della popolazione.
Retorica a vagonate, ognuno ricordando ciò che sta facendo per evitare questo disastro (per loro) e, sostanzialmente, una rappresentazione tragica delle loro incapacità (meno male) visto che in Italia si continua a fare meno figli.
Amministrazioni come quella di Bolzano che si vantano dei loro 800 euro al mese a chi fa un figlio, fino a quella di Firenze che dà un bonus di 2.000 euro. Solo alcuni esempi. Quel che colpisce e preoccupa è il legame che continua ad essere mantenuto tra crescita/decrescita della popolazione e servizi di assistenza all’infanzia. Nel caso fiorentino è tutto uno sciorinare di dati per asili, parcheggi riservati alle donne incinte, agevolazioni di vario tipo; sostegni che dovrebbero stimolare le donne a fare figli perché non dovrebbero sentirsi abbandonate dalle istituzioni… ma – per l’appunto – le donne continuano a fare meno figli. Collegare l’assistenza all’infanzia con gli appelli alla crescita della natalità è, a nostro avviso, un errore e una contraddizione. Ottimo che ci siano servizi “modello scandinavo” (magari!!) per i bimbi e le loro mamme, ma usarlo per stimolare la natalità crediamo sia solo un incremento del suicidio del Pianeta, quello che nel
2050 (dati ONU) arriverà a 9,7 miliardi rispetto agli attuali 7,7 miliardi. Dove si mettono tutte queste persone? Certo le crescite riguardano Asia, Africa e Usa… ma non è che il nostro Paese non abbia niente a che fare con questi continenti… non solo… ma chi fa appelli a fare più figli spesso è anche tra coloro che perorano maggiori politiche di accoglienza dei migranti che, visti i dati ONU, e viste le deficitarie politiche di benessere economico nei Paesi in cui questi numeri di crescita vanno alle stelle, non è fantasia pensare che queste persone si affolleranno ai nostri confini. E quindi?
O sosteniamo, come alcuni nostri governanti (e non solo) che dobbiamo blindare le nostre frontiere e mandare o lasciare morire tutti coloro che cercano di forzarle, oppure ci organizziamo per accoglierli; con la consapevolezza che le politiche individuali di controllo delle nascite di molti di questi migranti sono ancora deficitarie (per cultura e/o ignoranza), quindi l’impatto crescita/decrescita con costoro non può che essere notevole. E il “lavoro” di educazione/informazione da fare è gigantesco. Questo, a nostro avviso, significa prendere atto della realtà e non navigare con stereotipi che nei secoli passati, hanno già dimostrato tutti i loro limiti distruttivi.
Certo, sarebbe meglio che…. ma intanto i migranti arrivano, fanno figli a ripetizione e chiedono il nostro aiuto… qualcosa bisognerà pur fare se non siamo d’accordo nel far diventare la Penisola una sorta di fortezza in cui (A.D. 2019, culturalmente ed economicamente) finiremo per sviluppare solo forme acute di cannibalismo. Viviamo in questo modo e dobbiamo organizzarci per starci al meglio, con la consapevolezza che se nei Paesi subsahariani una donna fa mediamente una vagonata di figli, questo riguarda anche noi molto da vicino.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc